Pietro di Brazzà Savorgnan (1852 – 1905) Il volto umano ......Friulano di radici, romano di...

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TO BE PRECISE Pietro di Brazzà Savorgnan (1852 – 1905) Il volto umano della globalizzazione 2019

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TO BE PRECISE

Pietro di Brazzà Savorgnan (1852 – 1905)

Il volto umano della globalizzazione

2019

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Special thanks to

Corrado Pirzio-Biroli

Museo storico Pietro di Brazzà Savorgnan - Moruzzo (UD)

Concept, Graphic Design, Copywriting

Primalinea - Pordenone • www.primalinea.net

Translations Intertrad - Pordenone

Printed by

Arti Graiche Favia - Modugno (BA)

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Z.I. Ponte Rosso - Via Venzone, 9

Ph. 0434.849511 • Fax 0434.849564

www.brovedanigroup.com

Valori di famiglia, per dialogare col mondo

Nel museo Spazio Brazzà del Castello di Brazzà (Moruzzo - Udine) dedicato a Pietro di Brazzà

Savorgnan, un albero genealogico svela la profondità della famiglia dell’esploratore friulano: un millennio di generazioni, con una leggendaria discendenza da Severiano di Aquileia, iglio dell’imperatore Settimio Severo. Friulano di radici, romano di nascita e giovinezza, francese di formazione, cosmopolita per vocazione, Pietro-Pierre-Pieri* lega la sua fama universale alle esplorazioni dell’Africa Equatoriale Francese e, soprattutto, al suo atteggiamento di curiosità, rispetto e dialogo verso i popoli e le culture di questo nuovo mondo, alla cui scoperta dà un contributo fondamentale. Nel violento processo di globalizzazione portato dal colonialismo europeo nel XIX secolo, Pietro di Brazzà Savorgnan è una igura in nobile controtendenza: non si “fa strada” col sangue, ma attraverso il confronto e la comprensione. Crede in un’economia per l’uomo, contrasta ogni forma di schiavitù e sfruttamento indiscriminato delle risorse dei territori coloniali, teme la perdita dell’identità e della spiritualità delle popolazioni indigene. Paga il suo umanesimo, a tutt’oggi esemplare e visionario, con l’esaurimento isico e la morte, lasciando ai posteri un’eredità ancora poco compresa e valorizzata.

L’esemplarità della sua biograia si ampliica, poi, nella straordinaria aura della famiglia di origine e di quella allargata, con tante igure che condividono con lui temperamento e valori: coraggio, fortezza, intraprendenza, curiosità, creatività, anticonformismo, opposizione agli autoritarismi e rispetto per la dignità umana, senza distinzioni di razza, genere, estrazione sociale.

La storia di Pietro, colta soprattutto nella sua dimensione familiare, ofre spunti esemplari per raccontare Brovedani: il rapporto tra locale e globale; l’osmosi tra la linfa delle radici e l’humus del mondo; la forza

contaminatrice e la resistenza di sani principi e orientamenti positivi fatti propri, condivisi e trasmessi nel tempo, attraverso le generazioni. In un momento in cui Brovedani, azienda di famiglia, è sempre più Gruppo globale e aumenta le sue ramiicazioni planetarie, è importante afrontare questi cambiamenti sapendo assimilare il nuovo, senza smettere di promuovere quei valori di “casa Brovedani” che hanno consentito di creare un “clima” costruttivo e aperto al confronto con gli altri. Pietro che risale il iume Ogoué nel bacino del Congo è, in fondo, lo stesso bambino che a otto anni afronta una tempesta sul Lago Albano a bordo di una piccola barca a vela costruita con le sue mani. L’esploratore “alternativo” che porta il suo fair play in Africa, deriva la sua gentilezza dalla sua gens, dalle sue origini in Friuli Venezia Giulia, in quella stessa terra dove ha cominciato a fruttiicare l’albero Brovedani.

* Il nome in italiano, francese, friulano

Due pitture murali nello Spazio Brazzà.

© Gabriele Cattarin, Corrado Pirzio-Biroli, Cécile Cornet d’Elzius

Sopra. Il ritratto di Pietro tra il leone alato

della Serenissima Repubblica di Venezia

e un leone africano, a simboleggiare

l’incontro tra due civiltà.

Sotto. Mappa con le tre spedizioni africane

di Pietro di Brazzà Savorgnan.

In copertina. Pietro di Brazzà Savorgnan,

in un ritratto fotograico dell’Atelier Nadar. Sullo sfondo alcune note autografe

sulla schiavitù nel Congo francese,

datate 19 novembre 1889.

Museo storico Pietro di Brazzà Savorgnan

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5 LU 28 25 LU 9

MA 29 26 MA

ME 30 27 ME

GI 31 28 GI

È il 1862, Pietro ha dieci anni. La sua attenzione è catturata

da una macchia bianca su una carta dell’Africa del 1834, commentata da una nota dell’avo esploratore Ludovico Savorgnan: “Regne du Roi Makoko – Région

inconnue des Européens”. Il Continente nero di allora è un vasto territorio denso d’incognite. “Cosa ci sarà, là?”, si chiede Pietro. La curiosità muove la sua ambizione: nel 1866 si trasferisce per studio a Parigi. Due anni dopo è ammesso all’Accademia Navale di Borda a Brest. Non brilla per disciplina. Si fa notare, tuttavia, per lo spirito volitivo e una sicura attitudine per le manovre navali. Imbarcatosi nel 1872 sulla fregata Venus, appena ventenne arriva alla foce dell’Ogoué. La grande macchia bianca del bacino del Congo appare inalmente lì, davanti ai suoi occhi.

NUOVI ORIZZONTI DA ESPLORARE

L’ ignoto Oceano Blu del mercato è sempre stato e continua a essere l’orizzonte che ha motivato le esplorazioni e determinato la crescita di Brovedani.

Esperienze coraggiose e vitali, come quelle avviate nei settori dell’hard disk, del Common Rail e oggi dei sistemi GDI (Gasoline Direct Injection), sono state ispirate da “macchie bianche” sulla mappa della subfornitura meccanica: “Lì manca qualcuno, per fare qualcosa. È il nostro posto.”Questo spirito imprenditoriale è oggi più che mai necessario. Lo testimonia il recente ingresso nel Gruppo di FreTor e Mondial F.A.C.E.R.T., due aziende in grado di portare nuove competenze, per afrontare nuove side. Lo testimonia la “curiosità” di Brovedani verso la vastissima “macchia bianca” dell’Asia, tra India e Cina, dove va trovata la miglior porta di accesso, per far incontrare le attese della domanda con le potenzialità dell’oferta.

La meravigliosa “macchia bianca” dell’ignoto

Ritratto di Pietro fanciullo di Paolo Guglielmi,

sec. XIX. A sinistra scorcio

di una mappa dell’Africa disegnata

dal geografo John Thomson nel 1813.

Si può notare una vasta macchia bianca

con la scritta “unknown parts”, “parti

sconosciute”.

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SA 30 29 LU 18

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Aperto e cosmopolita, Pietro sa scegliere senza pregiudizi

i suoi compagni di viaggio, di cui riconosce e valorizza le attitudini individuali, con grande capacità di delega e fedeltà ricambiata. Sono suoi collaboratori in ambito scientiico il fratello minore Giacomo, il friulano Attilio Pecile e il medico francese Noël Ballay, impegnato nella lotta contro il vaiolo. Lo aiancano, nelle funzioni amministrative e diplomatiche, Charles de Chavannes e Albert Dolisie. Singolare è la igura del senegalese Malamine Camara, che passa dal ruolo di portatore a quello di comandante: pur senza istruzione scolastica, è un leader naturale e, assente Pietro, respinge Stanley nel tentativo di sbarcare nella postazione della futura Brazzaville. La iducia è ricambiata con senso di responsabilità e spirito d’iniziativa.

IL CAPITALE UMANO DI UNA SQUADRA 4.0

I l capitale umano è quello più prezioso per Brovedani: bisogna valorizzare e armonizzare diferenti talenti, con uno spirito di squadra decisivo per la sopravvivenza

e la crescita del Gruppo. Questa risorsa va poi ricapitalizzata con un continuo apporto di quella conoscenza digitale che oggi pervade l’industria 4.0. Il legame sempre più stretto tra uomo e macchina non riduce, tuttavia, le relazioni tra persone: al contrario le aumenta in qualità e intensità, richiedendo livelli di ascolto e comprensione sempre più alti, per decidere insieme su processi sempre più complessi. Questa sintonia presuppone reciproca iducia e, soprattutto, la coscienza di una base comune di VALORI, condivisi dalla Gente Brovedani: un patrimonio messo a fuoco dall’azienda, attraverso una ricerca che ha coinvolto tutte le sue unità nel mondo.

Piena fiducia nei compagni di viaggio

Il sergente Malamine Camara, raigurato da Gabriele Cattarin nello Spazio Brazzà, unisce idealmente una fotograia di Giacomo di Brazzà e una di Pietro con gli amici. Seduti: a sinistra Giacomo, a destra Attilio Pecile. In piedi a destra: il geologo Jacques Marie François Rigail de Lastours.

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ME 29 28 VE

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VE 31 30 DO

Pietro è un esploratore alternativo, umano e umanista.

Pragmatico e razionale, sa muoversi nei meandri della politica che orienta le rotte e la volontà di potenza del colonialismo. Non cede, tuttavia, a ignobili compromessi che mettano in discussione il valore dell’Uomo, senza distinzioni di razza, colore, religione. Non si limita a esplorare territori. Entra in contatto profondo con la spiritualità e la cultura dei diferenti popoli che incontra nel suo cammino.Come Claude Lévi-Strauss, sa che “la diversità, in sé, non può essere inferiore” e ogni persona porta una sua diferenza degna di ascolto e di rispetto. Pietro mantiene la parola data a Makoko Iloo I, sovrano dei Batekè. Impara le lingue locali. Si cala nella palabre, la ritualità africana dell’incontro. Sa diventare uno degli altri.

IL VALORE INESTIMABILE DELLA DIFFERENZA

D a decenni Brovedani si confronta col mondo. A cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta è stata tra le prime realtà italiane della subfornitura meccanica a operare

all’estero, ino all’attuale quota d’export del 90% con oltre il 35% fuori dall’Europa. Con il nuovo millennio è cominciato quel processo d’internazionalizzazione del Gruppo che oggi prende forma negli stabilimenti in Slovacchia e in Messico. Esperienza ed errori hanno insegnato che la localizzazione del business va calata con rispetto in mondi diferenti dal proprio. Non bisogna contrapporre e gerarchizzare le diferenze. Bisogna condividerle e valorizzarle. Va evitata la sterile arroganza dei colonialismi. Va riconosciuta l’interdipendenza vitale tra le varie unità nel mondo. La sopravvivenza e il consolidamento in Italia sarebbero stati impossibili senza l’apporto di Slovacchia e Messico.

Un esploratore alla ricerca dell’Uomo

Nel centenario della fondazione

di Brazzaville, l’incontro tra Pietro

e il re Makoko è celebrato come incontro

tra civiltà, come testimoniano gl’inlussi della cultura africana sull’arte europea contemporanea.

Arte Fang, Musée du Louvre. Photo by Marie-Lan Nguyen, 2006

Amedeo Modigliani, Head, 1915?,

MoMA New York. Photo by Sharon Mollerus, modiied, Creative Commons

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ME 31 31 SA

Per Pietro economia non signiica sfruttamento. Soprannominato

“padre degli schiavi”, contrasta lo schiavismo praticato da molti europei. Non uccide. È agli antipodi dell’esploratore Henry Morton Stanley, braccio armato di Leopoldo II, che avanza nel Congo belga con la violenza. Pietro rivendica la dignità dell’Uomo, che comincia dal soddisfacimento dei bisogni primari: alimentazione, salute, standard decorosi di vita. Promuove, nei limiti del possibile, un progresso basato sul rispetto di chi lavora, su valori come collaborazione e istruzione. Sostiene forme di sviluppo endogeno, che salvaguardino gli indigeni, l’ambiente, la diversità ecologica e culturale. Prevede che economie aggressive porteranno al depauperamento dell’Africa. Assiste con disillusione alle conseguenti, disperate migrazioni.

L’IMPEGNO DI PRODURRE FUTURO

P er Brovedani l’economia non si risolve nella produzione: porta con sé il signiicatopiù ampio della parola greca “òikos” (“eco”), casa” e per estensione “ambiente”.

È, in primo luogo, una questione di sostenibilità: economica, sociale, ambientale. La capacità di generare proitto deve convivere con i bisogni della Gente Brovedani, con il rispetto dei territori in cui si opera, con pratiche che abituino a un uso consapevole delle risorse e all’eliminazione di ogni minimo spreco. “Do it right the irst time” - “Fallo bene la prima volta” - è il principio che ha ispirato la ilosoia del Zero Difetti. “Fai solo quello che serve” è il presupposto indispensabile per creare valore. Per questo il Gruppo è diventato precursore in Italia del Lean Thinking e del Lean Manufacturing: la produzione snella. Solo la strada più breve tra due punti è sostenibile e può portare al futuro.

Un’economia a sostegno della dignità

Pietro con un gruppo di schiavi

da lui riscattati.

Per sancirne simbolicamente la libertà

li invitava a toccare la bandiera

della Francia. Da qui deriva la frase

“Tutti quelli che la toccano sono liberi”

scritta nello stemma della Città

di Brazzaville, che include elementi

dello stemma gentilizio della famiglia

di Brazzà Savorgnan della Bandiera

e di quello della Città di Udine.

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La socialità di Pietro convive con un carisma non comune.

È un leader pacato e autorevole: sa ascoltare e parlare agli altri. Sa “convincere”: “vincere insieme”. Grazie alle doti di buon comunicatore, riesce ad attrarre sponsor per le sue missioni africane, inanziate solo per un terzo dalla Francia e sostenute in gran parte da una famiglia che crede in lui. Per colpire l’immaginario, non esita a farsi rappresentare in studio dal grande fotografo Nadar, nei panni da “colonialista povero”, con i piedi nudi che hanno conquistato la iducia degli africani. Diventa addirittura testimonial degli estratti di carne Liebig e, attraverso le scatole dei pennini Plume

de Brazza, si rivolge al grande pubblico per ottenere contributi per le sue imprese: è un antesignano del direct marketing!

STORIE ESEMPLARI DA COMUNICARE

L a leadership di un’impresa si esercita anche attraverso il suo stile di comunicazione. Per Brovedani comunicare signiica trasmettere un mondo di valori e un’idea

di qualità in divenire. Signiica poter esprimere l’orgoglio di essere italiani, anche quando non va di moda. Da molti anni, uno strumento che accompagna la storia, le evoluzioni e le aspirazioni dell’azienda, è il Calendario Brovedani: raccontarsi tra le righe di conquiste ed esistenze che hanno arricchito la scienza, la tecnica e la cultura dell’umanità. Riconoscere qualche propria vocazione o eccellenza, come rilesso di più alte eredità: “If I have seen further,

it is by standing upon the shoulders of Giants” - “Se ho visto più lontano è perché stavo sulle spalle di Giganti” - dice una citazione (erroneamente) attribuita a Isaac Newton. Condividere il buon esempio degli altri è già un messaggio di iducia.

L’arte di convincere, anche a piedi nudi

Pietro nel classico ritratto di Nadar

del 1889. Il suo stile è volutamente

agli antipodi di quello di Stanley,

qui in una foto della London Stereoscopic

& Photographic Company del 1872.

Grande comunicatore, Pietro si presta

anche a pubblicizzare il sapone

per inanziare le sue spedizioni.

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VE 29 30 LU 1

SA 30 31 MA

A dispetto degli onori funebri riservatigli a Parigi, nel suo

estremo scorcio di vita Pietro è lasciato solo. La sua coscienza profonda e fuori dal coro intralcia gli afari delle “imprese” coloniali, avallati da contingenti “ragioni di stato”. Il tempo, tuttavia, è galantuomo: la forza del suo pensiero lungimirante è premiata dalla storia. Nel 1944 Charles de Gaulle riesce a organizzare, nel Congo francese, la resistenza al nazismo, grazie alla iducia conquistata in quella terra, mezzo secolo prima, dall’esploratore friulano. Ancora oggi la capitale della Repubblica del Congo, Brazzaville, continua a portare il suo nome, caso raro di persistenza di una memoria coloniale nella toponomastica dell’Africa. Nel 2006 le sue spoglie sono trasferite nel Mausoleo di Brazzaville, dedicato alla sua memoria.

STRUMENTI PER GUARDARE OLTRE

L’ onda lunga del pensiero visionario ha premiato anche Brovedani. Sidare le abitudini produttive ha consentito di creare componenti rivoluzionari;

l’adozione di un approccio proattivo ha consolidato la iducia dei clienti; essere precursori in Italia del Lean Thinking e del Manufacturing 4.0, ha maturato una forma mentis e arricchito un know-how aziendale, che consentono di guardare lontano con iducia. Grazie alle competenze del Brovedani Technology Center e della FreTor, sarà per esempio possibile supportare imprese orientate verso l’Industria 4.0, nell’organizzazione e nella creazione di tecnologie per l’automazione industriale: un ampliamento del business in un’area di servizi innovativi, una “macchia bianca” messa a fuoco con precisione, solo dopo aver predisposto adeguati strumenti di visione.

La forza del pensiero visionario

Pietro ritratto intorno al 1895, quando

è Commissario generale nell’Africa

Equatoriale Francese.

Sul ricordo della sua umanità farà leva

Charles de Gaulle nel discorso

di Brazzaville del gennaio 1944,

per ottenere l’appoggio delle colonie

nella ricostruzione di un’armata francese

da aiancare agli alleati per liberare la Francia dall’occupazione.

© Gabriele Cattarin, Spazio Brazzà

The future

LEAN THINKING

MANUFACTURING 4.0

BROVEDANI VISION

is now

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Pietro di Brazzà Savorgnan

Una vita per l’Africa

25 gennaio 1852. Pietro nasce a Roma, a Palazzo Brazzà. È il settimo dei tredici iglidi Ascanio Savorgnan di Brazzà, di antica e nobile famiglia friulana, e di Giacinta Simonetti. Da bambino si distingue per carattere e coraggio. 1861-1865. Frequenta il Collegio Romano dei Gesuiti, sotto la guida di Padre Angelo Secchi. Lo appassionano la geograia e le scienze. 1865. Incontra a Roma il comandante della lotta francese, Ammiraglio Marchese Louis de Montaignac, che ispirerà i suoi progetti. 1866. Lascia Roma per proseguire gli studi a Parigi, all’Ecole Préparatoire Ste Geneviève. Dicembre 1868. È ammesso nell’Accademia navale di Borda, a Brest, dove forgia il suo temperamento. Giugno 1870. Diventa “aspirante uiciale di vascello”, superando gli esami con voti modesti per scarsa disciplina.Maggio 1871. S’imbarca sulla fregata Jean d’Arc, in rotta per reprimere una rivolta in Algeria. È scosso dalle violenze inlitte alle popolazioni locali. 1872. A bordo della fregata Venus, per combattere la tratta degli schiavi, raggiunge la costa del Gabon, avamposto dell’Africa Equatoriale Francese. Davanti alla foce dell’Ogoué, intravede il suo destino.12 agosto 1874. Diventa cittadino francese.Agosto 1875 – dicembre 1878. A ventitré anni, per conto della Francia, è a capo della sua prima spedizione africana, inalizzata a comprovare la sua tesi: risalire l’Ogoué e collegare la colonia francese di Libreville, sulla costa del Gabon, con il centro dell’Africa Equatoriale e l’immensa “macchia bianca” del bacino del Congo. Percorre più di 1500 chilometri, scoprendo piante e specie animali mai viste prima, instaurando rapporti amichevoli con le popolazioni indigene. Allo stremo delle forze, è costretto a fare ritorno in Francia, dove è accolto con i massimi onori. Dicembre 1879 – giugno 1882. Nella seconda spedizione africana raggiunge il iume Congo, fondando sulla riva destra la futura capitale dell’odierna Repubblica del Congo, Brazzaville. Si difende dalle incursioni di Henry Morton Stanley, attestato sull’altra sponda in nome di Leopoldo II, Re del Belgio.10 settembre 1880. Firma a M’bé un Trattato di amicizia con il Makoko, Ilôo I, Re dei Batékés, che aida il Regno al protettorato della Francia. Un atto di iducia unico nella storia coloniale. Marzo 1883 – novembre 1885. Ormai celebre, Pietro intraprende con i fedeli compagni di viaggio la terza spedizione africana, con l’obiettivo politico di gettare le basi della futura Africa Equatoriale Francese. Il 9 aprile 1884 incontra nuovamente il Re Makoko, portando con sé il Trattato di amicizia ratiicato dalla Francia. Il mantenimento della parola data conquista gli africani, che lo stimano e lo chiamano “Rocamambo”: “grande Comandante”. 16 febbraio 1885. Alla Conferenza di Berlino si riconoscono i diritti della Francia sull’Africa Equatoriale Francese. Marzo 1886 – gennaio 1898. Pietro opera come Commissario Generale per l’Africa dell’Ovest, dipendendo dal Ministero degli Esteri. Apre la strada verso il Chad, considerando l’occupazione di Kaoundé, per bloccare l’avanzata tedesca, la sua “irma sulla carta dell’Africa”. Il fallimento della Missione Marchand, diretta verso il Nilo per contrastare l’espansione inglese, e la pressione delle compagnie concessionarie, che non gradiscono la sua ilantropia verso le popolazioni locali, lo costringono a lasciare l’incarico. 1895. Sposa Thérèse de Chambrun, discendente di Lafayette e di George Washington, e si stabilisce ad Algeri. Dalla loro unione nasceranno quattro igli: Jacques, Antoine, Charles e Thérèse. 1905. È richiamato in Africa Equatoriale Francese come Commissario ispettore, con lo scopo d’indagare su violenze commesse dall’amministrazione locale ai danni degli indigeni. È l’unico candidato credibile per condurre quest’inchiesta. Nonostante molti ostacoli frapposti sul suo cammino, scopre con soferenza situazioni di schiavitù, sfruttamento e lavoro forzato, favorite dalle compagnie concessionarie, che umiliano le popolazioni africane, degradandole socialmente e moralmente. 14 settembre 1905. Di ritorno dalla missione, muore all’Hospital Principal di Dakar, all’età di 53 anni. La causa uiciale è la dissenteria. La moglie Thérèse ventila l’ipotesi dell’avvelenamento, per mano delle compagnie concessionarie che temerebbero il suo rapporto. Sicuramente l’amarezza che ha accompagnato il suo ultimo e durissimo viaggio, ha contribuito a debilitarlo. Il governo francese lo onora con solenni funerali di stato, proponendo l’inumazione nel Pantheon di Parigi. Thérèse, convinta che il marito sia stato tradito dalla Francia, trasferisce la sua salma ad Algeri. 3 settembre 2006. S’inaugura a Brazzaville, la città fondata da Pietro, il Memoriale Pierre Savorgnan de Brazzà. Qui sono trasferite da Algeri le spoglie dell’esploratore friulano: Pietro-Pierre-Pieri, insieme all’amico Re Ilôo I, ha l’onore di diventare Cittadino onorario di Brazzaville e, idealmente, del mondo.

Sotto, alcuni momenti della vita di Pietro, illustrati da Gabriele Cattarin nelle pitture murali all’ingresso dello Spazio Brazzà.

Pietro fa toccare agli schiavi la bandiera francese, per sancire simbolicamente la loro liberazione.

Il nucleo originario di Brazzaville, immaginato con una vista a volo d’uccello.

9 aprile 1884. Pietro consegna al Re Makoko il Trattato di amicizia ratiicato dalla Francia.

Pietro, in in di vita, sul ponte di Dakar. Il 14 settembre 1905 muore nell’Hospital Principal della città africana. La moglie Thérèse sospetta l’avvelenamento.

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Museo storico Pietro di Brazzà Savorgnan del Castello di Brazzà

Coltivare una memoria come eredità di famigliaLa realizzazione del Calendario 2019 dedicato alla igura di Pietro di Brazzà Savorgnan, è stata possibile grazie ai contributi di Corrado Pirzio-Biroli – discendente di terza generazione da Detalmo Savorgnan di Brazzà, fratello di Pietro – oggi custode della memoria dell’esploratore friulano nel Museo storico Pietro di Brazzà Savorgnan del Castello di Brazzà (www.castellodibrazza.com) a Brazzacco di Moruzzo (Udine), in Friuli, a solo un’ora d’auto dalla sede Brovedani. Il Castello, con la sua storia millenaria e l’annesso borgo, fu per secoli l’avamposto settentrionale della Serenissima Repubblica di Venezia e anche il luogo della storia d’amore tra Lucina Savorgnan e il cugino poeta Luigi da Porto, probabile ispiratore del Romeo e Giulietta di William Shakespeare. Qui soggiornò a più riprese Pieri, in momenti di riposo tra le sue impegnative spedizioni. Qui il museo storico dello Spazio Brazzà racchiude una sezione dedicata all’esploratore friulano e alla sua famiglia, naturale e allargata in senso cosmopolita, che annovera straordinarie igure distintesi per emancipate scelte di vita, spesso controcorrente, per invenzioni e idee imprenditoriali innovative, per tratti del carattere assimilabili a quelli di Pietro. Ne ricordiamo alcune, per dare memoria e valore a questo spirito di famiglia.

Giacomo di Brazzà Savorgnan (1859 – 1888). Fratello minore di Pietro, geografoed esploratore, fece la prima rilevazione con fotograie delle Alpi Giulie e poi partì per l’Africa con la terza spedizione di Pietro, esplorando il iume Alima e lasciando un interessante “giornale di viaggio”. Duramente provato nel isico dalla sua esperienza, morì a Roma a soli 29 anni.

Detalmo di Brazzà Savorgnan (1844 - 1920). Fratello di Pietro, appassionato di meccanica, fu l’inventore della macchina afrancatrice, con brevetto depositato a Boston. Fu ispiratore della prima iera agricola in Friuli.

Cora Slocomb, (1860 - 1944). Moglie di Detalmo, nata a New Orleans, fu imprenditrice ante litteram e attiva sostenitrice dei diritti delle donne in Italia e negli Stati Uniti. Sviluppò l’industria dolciaria in Friuli, con il marchio Delser. Promosse l’artigianato dei merletti e l’industria del giocattolo a Fagagna, rendendo le donne protagoniste dell’economia locale. Inventò la “bandiera della pace” e fu anticipatrice del concept Barbie: la bambola con i vestiti di ricambio. Diresse la prima campagna contro la pena di morte negli Stati Uniti, riuscendo a liberare un’emigrata italiana condannata alla sedia elettrica. Lo Spazio Brazzà include una collezione dei suoi merletti.

Detalmo Pirzio-Biroli (1915 – 2006). Figlio di Idanna di Brazzà Savorgnan e nipote di Detalmo, è stato un grande promotore della memoria di Pietro e ha incontrato a M’bé il discendente del Re Ilôo I: morto poco prima dell’inaugurazione del Memoriale di Brazzaville, non ha coronato il suo sogno di vedere traslati i resti del prozio, ma le sue ceneri ora riposano vicino a lui.

Fey von Hassell (1918 – 2010). Moglie di Detalmo Pirzio-Biroli e iglia dell’Ambasciatore tedesco in Italia Ulrich von Hassell (1881 – 1944), condannato a morte nel 1944 per l’attentato a Hitler, a causa delle vicende paterne fu internata in cinque campi di concentramento. Separata dai igli Corrado e Roberto, raccontò la sua “storia incredibile” nel libro autobiograico I igli strappati, che ha ispirato l’omonima iction della RAI. Ulrich von Hassell era genero di Alfred von Tirpitz (1849 – 1930), Gran Ammiraglio della Marina tedesca, politico di primissimo piano a ianco del Cancelliere Otto von Bismarck, grande appassionato di tecnologia nautica e promotore dello sviluppo e del perfezionamento dei sommergibili, ugualmente celebrato nel museo storico dello Spazio Brazzà.

Eugenia Pirzio-Biroli (1906 – 2003). Cugina di Detalmo, atleta vincitrice di Campionati europei e olimpica nel 1920, fu la prima donna a indossare i pantaloncini corti nello sport. Emigrata in Patagonia, spinta dalle sue idee politiche, fu ilantropa e fondatrice di una comunità a sostegno di bambini orfani, da cui ha avuto origine la località di Puerto Cisnes.

La villa di Brazzà, abitata da Pietro durante i suoi soggiorni friulani, come appare oggi dopo il ripristino negli anni Venti del Novecento: sullo sfondo uno scorcio del Castello medioevale.

L’ingresso dello Spazio Brazzà con le pitture murali che raccontano la vita di Pietro, ispirate da illustrazioni e fotograie d’epoca. © Gabriele Cattarin

Una monumentale rappresentazione simbolica dell’inaugurazione a Brazzaville del Memoriale Pierre Savorgnan de Brazzà, il 3 settembre 2006. © Gabriele Cattarin

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SAN VITO AL TAGLIAMENTOPORDENONE (3 plants)

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CRESCERE

CON SOLIDE RADICI

Il biennio 2018-2019 segna una tappa fondamentale per Brovedani,

con importanti rinnovamenti nella sua organizzazione e nella sua

geograia. “Fedeli alle proprie radici, nel cambiamento” è da sempre la parola

d’ordine dell’azienda: fondata nel 1947 da Silvio Brovedani, passata

con l’attuale gestione dai tredici dipendenti del 1972 agli oltre mille

di oggi, Brovedani ha conservato il suo nome “storico” e mantenuto

in Friuli Venezia Giulia il cuore di un Gruppo diventato internazionale.

A favorire, insieme, solidità e crescita, è quello spirito innovativo

che oggi ha spinto a integrare nel Gruppo due realtà industriali

italiane capaci di portarvi nuova linfa: la bellunese FreTor e la torinese Mondial F.A.C.E.R.T.. La prima leader nel campo

dell’automazione industriale e della robotica.

La seconda una torneria evoluta, specializzata in lavorazioni

complesse e creative.

Con sei Società e otto unità produttive tra Italia

(Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Veneto),

Messico e Slovacchia, Brovedani Group continuerà

a raccogliere e ad anticipare le side estreme nel settore della subfornitura meccanica,

apprestandosi a ofrire nuovi servizi ad alto valore aggiunto.

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TO BE PRECISE

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Il consolidamento e l’evoluzione di Brovedani Group,

anche attraverso l’apporto delle nuove Società,

rispondono alla necessità di progredire in tre direzioni:

█ continuare a essere leader nella componentistica

meccanica per l’automotive, sviluppando nuove

tecnologie, per esempio quelle destinate ai sistemi GDI

o, in un prossimo futuro, ad altri sistemi di propulsione;

█ acquisire nuovi clienti in diferenti settori, ampliando l’oferta componenti e tecnologie;

█ fornire impianti e automazioni ofrendo un completo servizio tecnologico-organizzativo orientato alla

Manufacturing 4.0.

In questa logica di sviluppo, acquisisce importanza

strategica il Brovedani Logistic Hub in fase

di realizzazione in uno stabilimento dedicato presso

la sede centrale di San Vito al Tagliamento: questo nodo

diventerà il baricentro e il punto di riferimento per tutti

i lussi di valore del Gruppo.

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NEW AUTOMOTIVE COMPONENTS

UN FUTURO

A TRE DIMENSIONI

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ARMATURE LOWER POLE PIECEBRACKET SPRING

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CINQUE VALORI CHE ISPIRANO

LA GENTE BROVEDANI

LAVORIAMO INSIEMELavoriamo insieme in iducia e con aidabilità,

impegnandoci e incoraggiando ognuno a investire le migliori proprie capacità nell'interesse di tutti.

Icona: un team intorno a una palla da basket-planisfero, a rappresentare uno spirito di squadra senza frontiere.

CRESCITA PERSONALE In Brovedani ricerchiamo e riconosciamo il valore di ognuno

e creiamo l'ambiente in cui, con coraggio ed impegno, tutti possono sviluppare le proprie competenze.

Icona: l’albero-persona che sviluppa nuove foglie, alcune delle quali portano con sé conoscenze e competenze acquisite

nell’ambiente di lavoro (foglie verdi).

PARTNERSHIP In Brovedani anticipiamo le esigenze

delle persone, del mercato e dell'organizzazione attraverso l'ascolto attivo, il miglioramento continuo

e l'innovazione tecnologica.

Icona: il rotore ottenuto con un perfetto incastro d’idee e competenze, a sostenere il movimento della ruota dell’innovazione.

AMBIENTE DI LAVORO DI QUALITÀ Il rispetto dell’ambiente, il benessere delle persone e l’etica sono aspetti essenziali della responsabilità

sociale di Brovedani che contribuiscono a renderla un luogo di lavoro sicuro e sereno.

Icona: la ruota dentata assimilata a una foglia, per produrre insieme l’immagine della “Q” di “Qualità”.

MIGLIORARE SEMPRENoi vogliamo standardizzare, migliorare e innovare

con metodo, esperienza e apertura, pronti a stravolgere l’obsoleto.

Icona: la lampadina, continuamente accesa delle idee, a illuminare la strada del futuro.

People First è un motto che accompagna

da molti anni lo spirito di Brovedani Group.

Il “fattore umano” determina la Qualità di vita

di un’azienda e ne rende possibile lo sviluppo,

prima di qualsiasi strategia o tecnologia.

Questa consapevolezza ha ispirato

una domanda chiave: “Che cosa è importante

per la Gente Brovedani? Che cosa conta per donne

e uomini che lavorano in Brovedani, in tre diferenti Paesi?”.Un’approfondita indagine condotta

nelle aziende del Gruppo, con esperti

della “cultura d’impresa”, ha portato a individuare

cinque VALORI fondamentali:

non punti di partenza, bensì punti di riferimento

e di “continuo arrivo”, da conquistare giorno

dopo giorno, attraverso il rapporto

e il confronto tra persone,

e su cui far leva per creare valore.

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FESTE ITALIA

SVIATKY SLOVENSKO

FIESTAS MÉXICO

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2019UN CALENDARIO MULTICULTURALE

MULTIKULTÚRNY KALENDÁR

UN CALENDARIO MULTICULTURAL

A MULTICULTURAL CALENDAR