Agosto-Settembre 2012

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Periodico di cultura, politica e attualità - www.primopiano.info - Numero 8/9 - Agosto - Settembre 2012 - Anno XVII - N. 162 - Sped. in abbonamento postale 70% filiale di Bari Agosto - Settembre 2012 2,00 euro

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Periodico Bitontino

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di Mario Sicolo

Quando, nel cuore di questa esta-te torrida, nella sala stampa della questura di Bari, venivano illustrati i risultati dell’operazione antidroga “Argo”, a cura della Direzione Distret-tuale Antimafia, sullo schermo late-rale scorrevano immagini che avreb-bero straziato il cuore di qualsiasi bitontino.

Giovani protervi, in felpa e volto ri-gorosamente coperto, smistavano ad altrettanti giovani avventori bustine trasparenti colme di “erba”. Marijua-na, chissà come tagliata.

Roba da inorridirsi con mestizia. O indignarsi con rabbia.

E tutti i dirigenti della Dda ed i giornalisti baresi ad infierire sulla malconcia Bitonto, che per lo Stivale pare poter vantare solo questa oscura fama di culla funesta d’ogni sorta di nefandezza.

Restano, come dolce sollievo in tale deserto di solitudine ed insicurezza, i numeri “scintillanti” del blitz condot-to nelle scorse settimane dagli uomini della squadra mobile di Bari e dagli agenti del locale commissariato di Po-lizia, guidati dal commissario France-sco Triggiani: l’operazione, infatti, ha smantellato un’organizzazione crimi-nale che muoveva circa 150 dosi di droga al dì, con un introito di circa 70 mila euro mensili, facendone l’azien-da più florida della città, a guardare le cifre. Dieci i provvedimenti (sette ordinanze di custodia cautelare e tre decreti di fermo) emessi dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, ad infliggere un duro colpo agli affilia-ti al clan Conte-Cipriano. Un ultimo arresto è stato poi perfezionato nel-le ultime settimane, al termine di un pericoloso inseguimento per le strade del centro storico di Barletta, dopo che altri due esponenti della banda si erano costituiti alcuni giorni prima.

Un intervento delle forze dell’or-dine quanto mai incisivo ed efficace, diretto a colpire le figure di vertice del sodalizio criminale, dedite alla remu-nerosa attività del traffico di sostanze stupefacenti sul territorio.

Un’autentica piaga sociale, che finisce per creare continuo allarme nella popolazione, anche per l’effera-

L’operazione Argo svela il giro d’affari legato al traffico di stupefacenti

un businessmilionario

tezza dimostrata dai giovani virgulti coinvolti nelle operazioni illecite.

“Sono le figure apicali immediata-mente dopo i capi, le più pericolose, perché, girando sempre armati, mi-nano il senso di sicurezza dei citta-dini. E’ ipotizzabile, tra l’altro, che gli stessi non abbiano molti pusher alle dipendenze, così da non dover divide-re ulteriormente i guadagni ottenuti”, ha spiegato al termine dell’operazione Argo, il capo della squadra mobile del capoluogo, Gianluigi Rinnella.

Del resto, la conformazione stes-sa della città, con un centro storico labirintico e abbandonato e vaste pe-riferie-dormitorio, scollate pericolo-samente dal resto del tessuto urbani-stico, finisce per trasformare il tutto in un succulento campo per lo spac-cio di sostanze stupefacenti.

A questo si aggiungano la possi-bilità di arricchirsi immediatamente con la vendita agli angoli delle stra-de delle dosi di droga, che in tempi di crisi è sempre una facile quanto illusoria alternativa al sacrificio quo-tidiano e al lavoro onesto, e la dram-matica connivenza di alcune fasce della gioventù perbene, che affonda nello sballo nullificante le proprie in-quietudini esistenziali.

“Le indagini, purtroppo, non ven-gono affatto agevolate, sia perché la gente è terrorizzata e sopraffatta dall’omertà, sia perché mancano del tutto i collaboratori di giustizia”, l’a-mara constatazione del sostituto pro-curatore della Direzione Distrettuale Antimafia, Giuseppe Gatti.

Un panorama cosiffatto potrebbe demoralizzare chiunque lo legga, ma la realtà è inconfutabilmente questa.

Certo, numerosi sono i progetti a sfondo sociale realizzati dalle diverse amministrazioni a Palazzo Gentile, che, nel corso degli anni, hanno pro-vato a scardinare questo fenomeno devastante. Encomiabili, per esem-pio, sono gli sforzi fatti dalla Coope-rativa Eughenia, guidata dal saggio Michele Bulzis, e da quelle chiese impavide, che ancora restano aperte. Ma se il resto della città rimane preda del terrore e dell’indifferenza, è dav-vero arduo immaginare un domani migliore. Foto G. Lo Porto

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di Mario Sicolo

Il dott. Francesco Triggiani è vi-cequestore aggiunto, da quasi due anni. Quanto basta per aver messo a fuoco non solo le caratteristiche dei rappresentanti della malavita locale, che resta sempre una delle aziende più floride della città, ma pure per aver fotografato la natura dei diversi strati sociali, che compongono la cit-tadinanza.

Insomma, Triggiani è insieme un dirigente della polizia di stato ed un osservatore acuto della realtà che lo circonda.

“Dopo le numerose operazioni che si sono susseguite negli anni -attac-ca il commissario- e che hanno de-capitato i clan sul territorio, oggi i gruppi delinquenziali sono gestiti da soggetti piuttosto giovani e pericolo-si, privi di scrupoli. Pur ritrovandosi fra le mani ingenti proventi dell’atti-vità illecita, basata soprattutto sullo spaccio delle sostanze stupefacenti, si tratta di malavitosi piuttosto mio-pi. Non è un caso che girino sempre armati; è un segno insieme di forza bruta e di irrimediabile insicurez-za. Il predominio sul territorio se lo contendono certo oggi i clan Conte e Cipriano e gli scontri si registrano

L’appello del commissario Triggiani

nell’ambito della faida tra di essi”.

Triggiani, sin dal gior-no del suo insediamento, ha avuto un solo motto: “Ognuno deve essere po-liziotto di se stesso” per invitare tutti ad arginare l’illegalità facendo fronte comune.

“Purtroppo, la cittadi-nanza non collabora e quei pochi che lo fanno io li con-sidero eroici e li ammiro tanto. La diffidenza profon-da nei confronti delle forze dell’ordine e l’invalicabile muro di omertà impedisco-no di affrontare a dovere la micro e macrodelinquenza. Per esempio, non è possi-bile manco individuare la piaga invisibile delle tan-genti, che quasi certamen-te attanaglia gli imprendi-tori cittadini. Gran parte della gente non collabora e, così, sarà sempre più

difficile recuperare coscienza civica e dignità”, s’amareggia il commissario.

Che non ha la bacchetta magica, ma tenta di proporre una via d’uscita a questa situazione tutt’altro che ro-sea: “L’unica soluzione al problema è occupare gli spazi della città per sottrarli ai malavitosi, perché loro si trovano a disagio e pian piano si di-leguano quando le strade e le piazze sono occupate da gente perbene. E su questo punto sto dialogando in maniera molto proficua col sindaco Abbaticchio, che mi sembra molto determinato”.

Tuttavia, l’ottimismo rischia d’es-sere spento da una mesta constata-zione conclusiva: “Forse, perché Bi-tonto abbia uno slancio, dovrebbero fare uno sforzo in più coloro che fan-no parte dell’intellighenzia, la parte che conta e che spesso ha preferito guardare a questa spinosa questione con indifferenza se non addirittura con superficialità e rassegnazione. Perché non è possibile che rispetto ai comuni viciniori, che hanno fatto passi da gigante nella crescita socio-economica, Bitonto sia rimasta fer-ma a venti anni fa”.

“Riprendiamocila città”

Il dott. Francsco Triggiani

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di Pasquale Bavaro

La regione progetta il nuovo ospedale di Bisceglie e la città chiede il potenziamento dei servizi territoriali

Ospedale, la pOlemica infinita

Dici ospedale e la polemica è assicu-rata. Con il rimpianto per un sistema sa-nitario del recente passato in larga parte smantellato che si mescola alla rabbia per un’offerta assistenziale troppo spesso inadeguata alle esigenze della popolazio-ne bitontina. Ultima conferma in ordine di tempo di questo mix di sentimenti si è registrata in occasione del drammatico incidente tra un auto e una moto, verifi-catosi di fronte alla chiesa di Cristo Re, beffardamente a due passi dall’ingresso del nosocomio. Con il giovanissimo cen-tauro di Palo del Colle deceduto certo per

l’elevata velocità alla quale procedeva e per la censurabile carenza di mezzi di prote-zione (il casco indossato, infatti, non era omologato per la circolazione stradale), ma anche per i ritardi nei soccorsi presta-ti dall’ambulanza del 118 (giunta dal san Paolo di Bari dopo ben 25 minuti dall’im-patto fatale). Senza che il vicino punto di primo intervento abbia saputo fornire la necessaria assistenza in tale situazione di emergenza.

Il fuoco incrociato delle polemiche (an-che di carattere politico) sulla questione sanità è diventato poi ancor più rovente

alla notizia che la giunta regionale ha nelle scorse settimane deliberato di posizionare il nuovo ospedale da costruire al servizio delle popolazioni del nord-barese nel ter-ritorio di Bisceglie (a ridosso della statale 16-bis, al confine con Molfetta), anziché in agro di Bitonto, come nei mesi addietro si era pure vociferato. In particolare, l’esecu-tivo pugliese aveva riscontrato, nell’ambi-to del programma di edificazione di nuo-ve strutture ospedaliere (quattro per la precisione), la sussistenza di economie di spesa, che sono state appunto destinate alla realizzazione di un quinto nosocomio

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Primo pianoagosto-settembre 2012(con un costo stimato di circa 70 milioni di euro e con la prevista disponibilità di 281 posti letto).

“Nell’ambito della conferenza dei sin-daci –ricorda l’assessore alla sanità Fran-co Scauro- siamo stati invitati a discute-re in merito alla localizzazione di questo nuovo tassello assistenziale, all’interno del bacino del nord-barese, in vista della pre-ventivata riconversione delle strutture di Corato, Ruvo, Terlizzi e Molfetta e della già operata rimodulazione dei servizi erogati dal nostro ospedale. Su sollecitazione del referente dell’Ares, la volontà prevalente era orientata per l’area compresa tra Bi-sceglie e Molfetta, lungo la direttrice della statale 16-bis. La mia obiezione a questa idea muoveva dalla necessità di emendare una serie di errori commessi in passato ai danni della città di Bitonto, privilegiando l’asse viario dell’ex statale 98, con parti-colare riferimento alla zona Asi per il suo essere equidistante da numerosi comuni della conca barese e per la presenza di fondi finalizzati al miglioramento in loco della viabilità. Tuttavia, alla fine, è andata come tutti purtroppo conosciamo”.

Si è parlato di ennesimo schiaffo alle esigenze della nostra città, dopo la pro-gressiva ed inesorabile spoliazione del no-socomio; addirittura di pericoli per l’effet-tiva applicazione del diritto costituzionale alla salute, stante la distanza chilometrica dall’area nella quale sorgerà il nuovo ospe-dale del nord-barese. Forse si è esagera-to un po’ nelle dichiarazioni, visto che il punto di riferimento per l’emergenza e l’al-ta complessità medica e chirurgica resta pur sempre il vicino plesso del San Paolo. “A conti fatti –precisa il sindaco Miche-le Abbaticchio- la nostra situazione non migliora, né peggiora, anche se rimane l’onta di vedere una comunità di 80 mila abitanti, Palo del Colle incluso, senza un ospedale, nonostante tanti bitontini in po-sizioni chiave in vari settori. Il presidente Vendola deve con urgenza spiegarci quali

iniziative intende concretamente porre in essere per migliorare questo quadro, che il recente passato ci ha consegnato”. “La nostra vera battaglia –prosegue Scauro- deve puntare ad un rapido potenziamento dei servizi territoriali assicurati alla collet-tività, in termini di personale qualificato, di tecnologie da acquistare e collocare nel-la struttura ospedaliera, e soprattutto di strategie operative e protocolli d’intesa da definire con il San Paolo per il trattamento delle urgenze e la programmazione degli interventi. Il tutto nella direzione della de-ospedalizzazione e della centralità dell’am-malato, al quale garantire salute e dignità. Del resto, il nostro bacino territoriale in questi ultimi mesi si è distinto per progetti seri ed efficaci sul terreno del day-service, con il governo regionale che deve attivare in città ulteriori pacchetti di prestazioni assistenziali di media-bassa complessità. Senza dimenticare tutti gli interventi indi-spensabili in tema di miglioramento della viabilità e dei collegamenti con la struttu-ra del San Paolo”.

Una direzione di marcia ed un obiettivo di fondo che vengono interamente condivi-si anche dalle associazioni del terzo setto-re. “Fermo restando il quadro normativo di riferimento che mira alla logica della de-ospedalizzazione dell’assistenza –illustra Luigi Aresta, segretario del nucleo opera-tivo che raccoglie tutte le organizzazioni accreditate all’interno del comitato con-sultivo misto dell’Asl Bari, pensato come cerniera di collegamento tra la governance aziendale e regionale ed i cittadini- oggi il modello assistenziale applicato in città è assolutamente incompleto: per un verso, infatti, né l’ospedale San Paolo né il presi-dio del Di Venere assicurano livelli di effet-tiva eccellenza alla collettività bitontina, e per altro verso è finora mancata la neces-saria spinta all’implementazione dei ser-vizi distrettuali e territoriali, limitandosi a mantenere uno standard del recente pas-sato certamente inadeguato per il nostri

bacino d’utenza”. Aresta, dal canto suo, ritiene che i deficit più gravi si riscontrino nell’assistenza domiciliare integrata e nel-le cure di prossimità e che occorra poten-ziare i pacchetti di day-service dal punto di vista della dotazione organica e stru-mentale ed adottare il sistema delle dimis-sioni ospedaliere protette, come protocollo rivolto alla presa in carico del paziente che abbia subito un intervento chirurgico.

“Non accetteremo nessuna modifica dell’esistente se non nel senso del poten-ziamento –attacca Marilena Ciocia, se-gretario del comitato consultivo misto del distretto n. 3, che comprende appunto il nostro comune- e sul punto è doveroso ringraziare la nuova direttrice ad interim del distretto, dott.ssa Giuseppina Ruti-gliano, per la disponibilità manifestata. Un percorso di costante miglioramento che deve interessare tutti gli ambiti assi-stenziali: la radiologia; il punto di primo intervento, da rendere realmente avan-zato con tecnologie all’avanguardia e con un fattivo coordinamento con il servizio di 118; gli ambulatori di cardiologia; i pac-chetti di day-service, da implementare sotto il profilo numerico e qualitativo; il laboratorio analisi e la dialisi; la struttura di igiene mentale, da tenere aperta almeno 12 ore al giorno. Un accenno, infine, all’in-tollerabile situazione del servizio di medi-cina fisica e riabilitazione: oltre alle gravi carenze di personale, il centro è allocato in ambienti poco funzionali lungo via Nen-ni, per i quali l’Asl Bari paga un canone mensile di circa 6 mila euro. Perché non trasferire il dipartimento all’interno dell’ex struttura ospedaliera, dove un’ala è stata già destinata a tale funzione e sono già stati individuati fondi per la riqualificazio-ne dei locali? Si otterrebbe un significativo risparmio di risorse”. Le polemiche sulla questione ospedale, dunque, non sono certo finite…

Annunciato coi classici “rumori” del-la vigilia, ha riscosso vivo interesse l’in-contro-conferenza stampa che il senato-re piddino Giovanni Procacci e il gruppo consiliare del partito di Bersani hanno organizzato nei giorni scorsi a Palazzo di Città. Oggetto della serata, un argomento di grande attualità: la malavita e il senso d’insicurezza diffuso tra i bitontini.

“Bitonto, da svariati anni, è un territo-rio ad alta densità criminale e numerose sono le organizzazioni criminali che si sono avvicendate, non senza scontri cruenti e le-tali, per il controllo del territorio e per la gestione delle attività di spaccio e traffico di stupefacenti”, ha introdotto Procacci.

“La risposta a tale inquietante fenome-

no deve essere espressa su due livelli: la repres-sione e la prevenzione”.

“Ho chiesto ed otte-nuto un incontro con il dott.Di Stefano, sottose-gretario agli interni con delega alla sicurezza; ho invitato inoltre a Biton-to il vicepresidente della Commissione Nazionale Antimafia Luigi de Sena, già prefetto di Reggio Calabria, per il giorno 8 ottobre”, annuncia Pro-cacci.

All’incontro sono intervenuti anche

allaRme sicUReZZaFrancesco Paolo Ricci, ca-pogruppo Pd al consiglio co-munale e i consiglieri Franco Natilla e Gaetano De Palma.

Alla presenza del sindaco Michele Abbaticchio, ha poi detto la sua anche Paolo In-tini, secondo cui la soluzione più necessaria e irrinunciabi-le sarebbe seguire la strada della prevenzione. Da lui an-che la proposta di decurtare ulteriormente il gettone di presenza dei consiglieri co-munali per devolvere quanto

risparmiato alle diverse agenzie di forma-zione.

Il sen. Giovanni Procacci

LA PROPOSTA

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E se alla fine, dopo polemiche in-fuocate e proteste un giorno sì e l’al-tro pure, scoprissimo che il nostro ospedale (o meglio, centro di servizi territoriali, secondo l’attuale denomi-nazione del nosocomio) rappresentas-se quasi un punto di riferimento nella rete sanitaria pugliese, assicurando servizi in grado di far fronte ad una significativa percentuale delle neces-sità assistenziali della popolazione bitontina? Già, lo stupore sarebbe certo profondo, subito stemperato dal sollievo per la presenza di un ade-guato presidio a tutela della nostra salute. Ammettiamolo: in città non siamo ancora approdati ad una si-mile osservazione, ma, se davvero gli impegni assunti dai vertici regionali non resteranno soltanto dichiarazio-ni consegnate agli organi di stampa, potremo finalmente affermare di cam-minare nella giusta direzione. Al ri-guardo, infatti, nei giorni scorsi l’as-sessore pugliese alle politiche della salute Attolini ha annunciato, entro il termine di poco più di un mese, il completamento degli interventi ne-cessari per l’attivazione di nuovi day-service nel presidio cittadino. La base di riferimento è costituita dalla deli-bera n. 2396 del 20 dicembre 2011 a firma del direttore generale dell’Asl Bari, dott. Domenico Colasanto, nella quale viene disegnato il futuro pros-simo del centro di servizi territoriali bitontino: nel dettaglio, si prevede di posizionare all’interno della nostra struttura alcuni nuovi pacchetti di day-service medici (insufficienza car-diaca e respiratoria cronica, asma e patologie dell’età evolutiva) e chiru-gici (nei settori di chirurgia generale, ortopedia e ginecologia), nonché di re-alizzare un punto di primo intervento avanzato e di avviare i cosiddetti Pacc (pacchetti ambulatoriali complessi).

“L’obiettivo di fondo di tali misura aziendali e politiche -osserva Giusep-pe Lonardelli, specialista ambulato-riale igienista a Trani, fino allo scorso agosto direttore del distretto socio-sanitario n. 3 Bitonto-Palo del Colle e con un curriculum professionale di assoluto rispetto, tra direzione sani-taria dell’Asl Bari, del Policlinico di Bari e dell’ Asl Matera ed esperienze ai vertici di numerosi distretti, come quelli di Bari e Molfetta- è garantire il potenziamento delle prestazioni oggi erogate dal nosocomio bitontino, spe-cie sotto il profilo della specializzazio-ne dell’intervento da eseguire. E’ bene evidenziare, tuttavia, che buona parte dei day-service chirurgici contempla-

E il progetto Nardino punta all’assistenza delle patologie croniche

Nuovi day-service in arrivo

ti all’interno della programmazione dell’Asl Bari sono in realtà già attivi nel nostro centro di servizi territoriali, mentre ritengo necessario specificare con maggiore precisione i pacchetti assistenziali di carattere medico che si pensa di introdurre nella struttura cittadina. Al contempo, occorre chia-rire cosa l’ente regionale intenda per punto di primo intervento avanzato, anche in considerazione del fatto che la recente riforma Balduzzi prevede

l’apertura h. 24 degli ambulatori dei medici di medicina generale, e lottare con decisione per risolvere alcune si-tuazioni di criticità, per quanto con-cerne in particolare il dipartimento di radiologia e la dotazione organica di anestesisti”.

In un simile quadro, risulta anche condivisibile la scelta dell’esecutivo pugliese di allocare il nuovo ospedale del nord-barese in territorio di Bisce-glie, in forza di vari criteri valutativi

Nella foto di Rosanna Schiraldi, l’inaugurazione del corso di formazione del progetto Nardino, svoltosi presso l’auditorium dei Santi Medici. Da sin., il di-rettore generale dell’ Ares Puglia Francesco Bux, il direttore generale dell’Asl Bari Domenico Colasanto, il direttore sanitario dell’Asl Bari Silvana Melli, Ambrogio Aquilino e Vito Piazzolla dirigenti dell’Ares Puglia.

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Primo pianoagosto-settembre 2012come la densità di popolazione, le di-rettrici di traffico e la presenza nelle vicinanze di altre strutture assisten-ziali di eccellenza. “Pretendere un nosocomio in agro di Bitonto –spiega Lonardelli-significa non guardare in faccia la realtà, posta che la nostra città è servita a pochi chilometri di di-stanza da due hub, ossia da due pre-sidi ad alta concentrazione di risorse e specializzazioni, come il San Paolo e il Di Venere, con il primo che sta vi-vendo una fase di ulteriore implemen-

tazione delle prestazioni offerte per abbracciare tutti gli ambiti dell’emer-genza medica e chirurgica. Tra l’altro, il nuovo ospedale sarà chiamato a far fronte alla preventivata chiusura di strutture come Corato, Ruvo, Terliz-zi e Molfetta, e doveva perciò essere posizionato in un luogo di prossimità rispetto a questi comuni. La colletti-vità bitontina continuerà ad afferire per le urgenze e le alte complessità

al presidio del San Paolo, con il quale è necessario mettere a punto detta-gliati protocolli operativi per essere in grado di affrontare e trattare con immediatezza e razionalità tutte le di-versificate esigenze assistenziali”.

In più, nei prossimi mesi il centro di servizi territoriali cittadino sarà interessato dal progetto sperimen-tale “Nardino”, elaborato in stretta collaborazione con Ares e medici di medicina generale della città per of-frire cure sempre più efficaci ai pa-

zienti affetti da patologie croniche, come ipertensione, diabete e cardio-patie. Il nucleo dell’iniziative consiste nella formazione dei cosiddetti care-manager, personale infermieristico destinato ad affiancare il medico di base e lo specialista nella prese in ca-rico dell’ammalato, sostenendolo nel-la fase di cambiamento delle proprie abitudini di vita, monitorandone l’e-voluzione delle condizioni cliniche e

fornendogli ogni consiglio utile al mi-glioramento del proprio stato di salu-te. Nell’ambito della sperimentazione, tra l’altro, si procederà all’assunzio-ne di 5 nuove figure infermieristiche da destinare al nosocomio bitontino. “Si tratta dell’ennesima conferma dell’importanza basilare dei servizi territoriali, nella direzione della ca-pillarità e domiciliarità dell’assisten-za, a fronte delle sfide rappresentate dall’allungamento della vita media e del diffondersi delle patologie croni-

che. Il mio auspicio è che in città pos-sa al più presto essere realizzata una vera casa della salute, con i medici di medicina generale che devono essere protagonisti di un’autentica rivolu-zione culturale, all’insegna della con-divisione di conoscenze ed idee con lo specialista nei singoli ambiti operati-vi”, conclude Lonardelli.

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Correva l’anno 2004 quando l’allora amministrazione Pice, con l’assessore alle politiche sociali prof. Vito Masciale, prima, e l’avv. Francesco Ricci, poi, decise di met-tere su un progetto, denominato “Progetto doposcuola” e l’anno successivo “Incontrarsi nella comunità”, che assicurasse, ai bambini di famiglie economicamente e socialmente disagiate, un percorso educativo nonché di istruzione attraverso la realizzazione di un doposcuola e di attività laboratoriali con l’ausilio delle parrocchie e relativi collabo-ratori.

Obiettivo del progetto era quello di limi-tare il più possibile l’abbandono scolastico ,che inevitabilmente portava all’incremento del fenomeno della microcriminalità, che nel nostro paese cresceva sempre più. Con l’am-ministrazione Valla l’assessore alle politiche sociali avv. Damiano Somma ha continuato l’opera dei suoi predecessori, attraverso “l’Abc dei sogni”, perché evidentemente ri-tenuta iniziativa prioritaria ed efficace per gli obiettivi che si proponeva.

Colori diversi, ideologie diverse, ma stes-sa strategia, stesso impegno nel cercare di venire incontro alle esigenze degli ultimi, di coloro che la sorte e l’uomo ha voluto rele-gare in un angolo.

Un lavoro svolto dai tre in modo egregio, con la fede di chi crede nella bontà del suo operato.

Una tale trasversalità, che raramente si concretizza in politica tra i diversi schiera-menti, la dice lunga sulla bontà e sull’effica-cia del progetto stesso.

Negli ultimi quattro anni ho vissuto dall’interno, in qualità di tutor, il lievita-re dell’Abc dei sogni, nel tempo diventato sempre più articolato, sempre più corposo, sempre più richiesto dalle famiglie, quindi sempre più indispensabile. I risultati, do-cumentati attraverso un continuo e puntua-le monitoraggio con schede di rilevazione su situazioni di partenza e di arrivo e sulle competenze in possesso di ogni singola unità, somministrate agli alunni ed agli operatori,

“L’Abc dei sogni”hanno messo in luce la straordinarietà dei risultati raggiunti.

I vari report, frutto di osservazione di anni hanno, senza ombra di dubbio, eviden-ziato gli eccellenti esiti del progetto, avendo permesso alla quasi totalità dei ragazzi coin-volti di recuperare deficit che sicuramente abbandonati alle loro famiglie non avrebbero colmato.

E questo non per caso. Si deve a diversi fattori che sinergica-

mente hanno contribuito al successo del pro-getto:

* professionalità degli operatori, quasi tutti studenti universitari o già in possesso di laurea, per alcuni anni formati prima dai maestri di strada di Napoli, poi dal prof. Vito Baldassarre, docente della facoltà di scien-ze della formazione dell’Università di Bari e negli ultimi anni dalla dott. Carmela Elia, psicologa e psicoterapeuta, ed assegnati nel tempo sempre agli stessi, ragazzi sino al compimento del loro percorso, ovvero sino all’iter conclusivo della scuola dell’obbligo;

* fede nel progetto, perseveranza nel proprio compito ed amore verso i ragazzi da parte degli stessi operatori, che, ogni giorno, dal lunedì al sabato compreso, dalle ore 15 alle ore 18, assicuravano la loro presenza, il loro sorriso e la loro competenza a quan-ti erano stati loro affidati, per un compenso forfettario di 1.500 euro circa per tutto il periodo scolastico, elargito dalle rispettive parrocchie. Cifra insignificante in rapporto all’opera svolta, questo perché ciò che ha sempre spinto la nutrita schiera degli opera-tori è stata la voglia di esserci e di rendere un servizio alla comunità, a quella parte di cittadini che più di altri ha bisogno di mani tese;

* perfetta sinergia tra Stato e chiesa, tra istituzione politica e religiosa. Due agenzie educative, da sempre deputate alla educazio-ne e all’istruzione, che insieme, in perfetta simbiosi, riescono a porre in essere, quando vogliono, ciò che la gente si aspetta da loro, ovvero maggiore attenzione, maggiore au-

silio nel contribuire alla soluzione dei tanti loro problemi;

* l’instancabile opera di chi, sin dal suo nascere, è stata incaricata di istruire, coor-dinare, seguire da vicino tutte le fasi del pro-getto: la sig. Carmela Baldasarre, assistente sociale della VI° ripartizione –assessorato alle Politiche Sociali- che da anni è in prima linea, con le altre sue colleghe, nello svolgi-mento del loro difficile e delicato lavoro;

* l’intelligenza di coloro che, mettendo da parte i colori della loro divisa, hanno com-preso l’importanza del progetto e non hanno esitato un attimo a continuare nel tempo, no-nostante le difficoltà di ordine economico, a continuare un viaggio intrapreso nel 2004.

Perché si abbia la giusta dimensione in termini numerici di ciò di cui stiamo parlan-do è bene citare alcuni dati:

i ragazzi coinvolti hanno raggiunto un picco di 214 alunni mentre gli operatori 89 unità, 11 le parrocchie aderenti, 2 le coope-rative di appoggio alle parrocchie ed 1 asso-ciazione avente diritto, per un totale di 14 unità. Nell’ultimo anno il progetto ha coin-volto anche 50 genitori degli stessi bambini del progetto per un corso sulla legalità, te-nuto dalla psicologa dott.ssa Carmela Elia, che ha incassato l’apprezzamento degli stessi partecipanti con l’auspicio di un nuovo corso per l’anno successivo.

L’anno scolastico è ormai già cominciato da qualche settimana e all’orizzonte nessun segnale che lasci prevedere un riavvio del progetto che ad oggi doveva già concretiz-zarsi, almeno nella sua fase progettuale ed organizzativa.

Che a questa amministrazione non in-teressi concretizzare un progetto di questa portata e di questa valenza sociale stento a credere, considerati anche i colori che indos-sa. E d’altronde sarebbe una imperdonabile gaffe politica e un altrettanto imperdonabile disattenzione nei confronti di chi si aspetta tanto, e a ragione, da questo governo citta-dino.

L’INTERVENTO

del prof. Domenico Achille

LA SCUOLA

Solidarietà, partecipazione, condivisione. Il tutto grazie al perfetto sodalizio tra cre-

atività dei bambini e impostazione educativa volta alla riflessione civica. È quanto accaduto ai ragazzi dell’ormai ex V E del primo circolo di-dattico “Nicola Fornelli” (maestre Mariangela Ruggiero e Angela Bacco, con la collaborazio-ne del dirigente scolastico, da poco in pensione, Francesco Bellezza).

Ad animare le iniziative, soprattutto l’atten-zione ai più sfortunati, a chi sconta una diffici-le quotidianità. E così, a partire dal messaggio spirituale ed etico di don Tonino Bello, uomo di Chiesa di cui si è lungamente parlato durante l’anno, ecco la solidarietà che si fa cosa attiva e concreta.

I ragazzi, al termine del percorso di laboratorio teatrale, hanno messo in sce-na, con l’apporto delle musiche di Pino Maiorano, della regia di Teo Carbone e della coreografia di Loredana Caldarola (presso il Sacro Cuore), lo spettacolo “In piedi, costruttori di pace”, ispirato al ce-lebre vescovo di Molfetta.

La sua attenzione verso umili e sofferenti ha spinto le maestre ad interagire con un omologo istituto di Poggio Picenze (Aq), tra le zone più col-pite dal tragico sisma abruzzese del 2009. Da qui, l’incontro tra le due comunità.

Un momento emozionante, che ha colpito i gio-vani studenti.

Nel nome della solidarietà, i fondi raccolti dal-

la rappresentazione dello spettacolo sono stati consegnati a favore della costruzione di una biblioteca per ragazzi intitolata proprio a don Bello. Un grande segnale di incoraggiamento e vicinanza.

Del resto, “Educhiamoci alle emozioni” era il fortunato titolo del progetto teatrale. Pare ci si sia riusciti alla perfezione.

SOLIDALI CON L’ABRUZZO

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di Pasquale Bavaro

Già assessore ai servizi so-ciali nel biennio 1996-1998 e componente del consiglio comunale prima e dell’assise regionale poi, Emanuele San-nicandro, nelle ultime settima-ne, è stato riconfermato dalla giunta regionale, previo assen-so del ministro alla sanità, alla presidenza del consiglio d’indi-rizzo e verifica dell’Irccs “Gio-vanni Paolo II”.

Un ruolo prestigioso, che concorre a farne una delle fi-gure più autorevoli sulla scena cittadina, in grado di riflettere con sufficiente ampiezza d’a-nalisi sulla realtà locale, indi-cando strumenti e modalità di confronto, nella direzione di una soluzione sostenibile dei numerosi problemi sul tappe-to. Riparte così, dopo la pausa estiva, la nostra serie di inter-viste, alla ricerca di nuove e originali proposte di approfon-dimento sui temi più scottanti -a cominciare dalla re-cente stagione politica- grazie a cui tentare di ricomporre un’identità collettiva oggi quanto mai aleatoria e contrad-dittoria.

Allora presidente, di nuovo al timone dell’oncologico…

È una grossa sod-disfazione, per la quale sono grato, in parti-colare, al presidente Vendola e, quindi, all’assessore regionale Fiore e al suo succes-sore Attolini, oltre che ai vertici regionali del Pd. Negli ultimi cinque anni, tutte le energie sono state rivolte al tra-sferimento della strut-tura dal vecchio edi-ficio della “Mater Dei” agli ambienti assai più funzionali e confortevoli dell’ex Cotugno. Per il futuro, il primo obiettivo sarà conser-vare, a seguito della verifica degli ispettori ministeriali, la qualifica di istituto di ricerca e cura a carattere scientifico, grazie all’eccellenza dell’offer-ta assistenziale e all’indagine scientifica, condotta quotidia-namente dai nostri ricercato-ri. In più, il mio impegno sarà finalizzato a ricercare tutte le opportunità per attenuare la drammatica carenza di per-sonale, soprattutto infermieri-stico, per la quale ancora oggi sono attivi solo 85 posti letto su una disponibilità comples-

“UN NUOVO CENTROSINISTRA”Nella riflessione di Emanuele Sannicandro i nodi politici da sciogliere per la rinascita della città

siva di 130.Lei riveste un ruolo di

spicco all’interno del Parti-to democratico, tra l’altro come componente dell’as-semblea nazionale. A livello locale, continua a rappre-sentare un’ampia area di consenso, anche se dalle ele-zioni ha preferito mantenere un profilo basso…

Premesso che credo ferma-mente nel partito, nella sua progettualità e nella sua ca-pacità di ascolto delle istanze dei cittadini, voglio ricorda-re che in città il Pd, dopo la sconfitta alle amministrative del 2008, aveva deciso di rin-novare la classe dirigente, af-fidando la segreteria a Fran-cesco Fallacara, un giovane certo preparato e volenteroso. Con l’approssimarsi della sca-denza elettorale, poi, si era innescato un serrato dibattito sulle alleanze e sulle modalità

d’individuazione del candidato sindaco.

Qual era la sua posizio-ne?

A differenza di altri, ero fa-vorevole alle primarie aperte di coalizione, da celebrare già negli ultimi mesi del 2011. La partecipazione doveva essere consentita ad iscritti e non, a condizione che ciascuno sot-toscrivesse un patto proget-tuale di riferimento per l’intero schieramento di centrosinistra e raccogliesse un certo nume-ro di firme, a sostegno della propria candidatura. Questo passo avrebbe consentito una

significativa apertura alla città ed alle sue esigenze. Ed inve-ce, anche per la contrarietà di autorevoli personalità del par-tito e di alcune formazioni po-litiche come Laboratorio, Italia dei Valori e Partito Socialista, si decise di affidare la scelta del candidato sindaco ai se-gretari dei diversi schieramen-ti politici.

Ma il suo nome è circola-to a lungo tra i “papabili”…

In effetti, nel corso di un’as-semblea del Pd furono richie-ste le disponibilità alla candi-datura, e sia io sia Francesco Ricci ci dichiarammo aperti a tale prospettiva. Il partito, tut-tavia, non mostrò la forza ne-cessaria per indicare un solo concorrente nella corsa per l’investitura, in conseguenza di ben note divisioni interne e nonostante una solida mag-gioranza, di cui ero un referen-te, che qualche mese prima aveva contribuito ad eleggere il segretario regionale e quello nazionale, con un ampio coin-volgimento di tesserati e sem-plici cittadini. E così, entrambi i nominativi furono presentati al tavolo del centrosinistra. Le altre forze, però, scelsero di puntare su una personalità al di fuori del gioco politico. Di conseguenza, ritenni opportu-no fare un passo indietro, in-dipendentemente dalla confer-ma alla presidenza dell’Irccs, frutto di un percorso avviato a settembre 2011. La nascen-te coalizione, incagliatasi sul dibattito tra soggetti usurati e non, cui affidare la maglia di candidato a primo cittadino, senza che si comprendesse tuttavia chi e come potesse as-segnare a qualcuno la patente di usurato, alla fine è misera-mente naufragata.

Ma forse l’elettorato non ha condiviso le alleanze elet-torali costruite dal Pd, attor-no alla candidatura di Paolo Intini…

Fermo restando il since-ro ringraziamento a Paolo per l’impegno profuso, ritengo che la base elettorale non si sia af-fatto riconosciuta nel cartello di partiti e movimenti schie-rati al suo fianco. Una logica delle alleanze incomprensibile anche per più di un esponente del direttivo del Pd.

Ora si è aperta una fase nuova per il partito, con il commissariamento, l’avvio del tesseramento e l’immi-nente congresso cittadino.

Cosa si aspetta?Il mio augurio è che si pro-

ceda finalmente ad un auten-tico rinnovamento dei vertici, non solo e non tanto dal pun-to di vista anagrafico, quanto piuttosto in termini di idee e programmi, con l’abbandono di molte rendite di posizione costruite in passato. Occorre ritrovare la capacità di parlare e confrontarsi con gli elettori, di intercettare l’entusiasmo ed il consenso della popolazione che si identifica con il centro-sinistra riformista e che alle ultime amministrative ha pre-miato le liste civiche. In questo senso, confido in modo parti-colare nella limpida passione dei Giovani Democratici, che sosterrò lealmente all’insegna di una chiara piattaforma pro-gettuale e spero di poter con-tribuire affichè qualcuno di loro assuma responsabilità nel gruppo dirigente.

E’ certo singolare trova-re oggi il Pd all’opposizione di un governo di centrosini-stra. Vi sono possibilità per ricucire lo strappo?

La formazione della giunta ha alquanto tradito l’impegno al totale rinnovamento sban-dierato in campagna elettorale. Diversi assessori, infatti, sono politici di lungo corso. Così l’e-spressione ‘fuori i vecchi, den-tro i giovani non politici’, da me non condivisa, era solo uno spot elettorale. In più, temo una scarsa rappresentatività negli organismi sovracomunali dell’attuale maggioranza, nata dalla sintesi di numerose liste civiche, oltre a Sel, Socialisti e Idv. Fatte queste premesse, il Pd dovrà definire una linea di condotta oculata nei rapporti con la nuova amministrazio-ne, evitando un’opposizione ad oltranza e fine a se stessa, ma facendosi promotore di propo-ste concrete nell’interesse del-la collettività e del futuro del centrosinistra.

Come valuta i primi passi della giunta Abbaticchio?

Certo finora i segnali of-ferti non sono del tutto inco-raggianti, a cominciare dalla mancata riduzione del numero delle commissioni consiliari e delle indennità degli assessori. E’ necessario assumere inizia-tive coerenti con il programma elettorale, dimostrando quali abilità la nuova amministra-zione è in grado di porre in campo per il rilancio della cit-tà.

Emanuele Sannicandro

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ACIdi d’UVA

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di Pasquale Bavaro

Nell’attuale fase di ristret-tezze economiche, ogni deci-sione in materia finanziaria e contabile assume un rilievo tutto particolare, intercettando l’at-tenzione dell’opinione pubbli-ca e suscitando accesi dibattiti. Questo spiega il vivo interesse con cui è stato seguito l’iter per

l’approvazione in consiglio co-munale del bilancio di previsione 2012 (il primo dell’era Abbatic-chio), documento destinato da sempre ad incidere sul futuro della comunità locale, vuoi in termini di definizione dell’a-liquota delle imposte a carico della cittadinanza, vuoi sotto il profilo dei servizi erogati alla collettività.

“Abbiamo dovuto confron-tarci con tempi davvero ristretti -osserva l’assessore al bilancio Michele Daucelli- visto che l’e-secutivo si è insediato alla metà di giugno ed è stato chiamato a rispettare la scadenza con-tabile di fine luglio, solo suc-cessivamente prorogata a fine ottobre. La conseguenza è stata non poter predisporre ex novo uno schema di bilancio, bensì lavorare sul modello elaborato, nelle settimane antecedenti il nostro arrivo a Palazzo Gen-tile, dalla struttura comunale e dal commissario prefettizio. Ciò nonostante, l’impegno pri-oritario della giunta si è rivolto nella direzione di scongiurare l’incremento dell’addizionale Ir-pef, originariamente previsto per conseguire il pareggio dei conti; per far ciò si è reso necessario pianificare una riduzione delle voci di spesa per circa un milione e 200 mila euro, nella volontà di non aggravare ulteriormente il peso fiscale che incide sulla col-lettività”.

Dibattito serrato in consiglio comunale

Il bilancio è figlio dello sviluppoI settori sui quali si sono

concentrati i tagli sono diversi-ficati, anche se forse non di impatto immediato e rilevante sulla quotidia-nità della popolazione: il capitolo dell’assicurazio-ne verso terzi (nel quale si è potuto ri-

scontrare un risparmio di circa 265 mila euro, a causa dell’as-senza di offerte pervenute pres-so i competenti uffici comunali, nell’ambito del bando di gara per l’assegnazione dei servizi assicurativi dell’ente nei rappor-ti con l’esterno); le indennità di assessori e consiglieri (in virtù della parentesi di sei mesi senza l’operato di giunta e commis-sioni e senza i relativi esborsi); l’ambito della mensa scolastica (anche qui erano state impegna-te somme per l’intera annualità, quando in realtà la refezione per gli alunni della primarie è partito soltanto ad aprile e ad oggi diverse strutture scolasti-che sono ancora prive delle ne-cessarie autorizzazioni dell’Asl); l’area dell’igiene urbana (in for-za di una riduzione dei costi per il tritovagliamento dei rifiuti, a partire già dall’ultimo trimestre 2011).

Quindi, niente aumento in vista per Irpef e Tarsu, mentre qualche preoccupazione in più si registra sul fronte Imu: il get-tito annuo fissato dal Ministero per il nostro comune ammonta a circa 7 milioni e 200 mila euro, ma con la prima tranche dei ver-samenti (che avrebbe nelle pre-visioni dovuto assicurare il 50% dell’importo totale) le entrate si sono fermate a poco più di 3 milioni e 200 mila euro, facendo registrare un mancato incasso di quasi 400 mila euro rispetto al

programmato.“Una situazione finanziaria

-commenta Daucelli- che ci ha costretti a rivedere al rialzo l’aliquota Imu per le succes-sive rate, portandola al 10,6

per mille, salvaguardando sempre e comunque la prima casa di abitazione , l’edilizia

popolare, anziani e disabili in istituti di ricovero e la-voratori residenti all’este-ro. Per tutte queste ipote-si l’aliquota resta ferma al 4 per mille. Una ridu-zione del 50% della base imponibile è prevista per gli immobili di carattere storico e quelli dichiarati inagibili, mentre comple-tamente esentati dall’im-posta sono i terreni edifi-cabili, quelli agricoli e gli immobili comunali aventi

funzione istituzionale. Al contempo, l’amministrazio-

ne sta studiando ogni possibile strada per incrementare le som-me in entrata e cercare quanto meno di mitigare il gravissimo stallo del titolo secondo del bi-lancio in materia di investimenti, a causa dei vincoli imposti dal Patto di stabilità: per esempio, velocizzare al massimo le pro-cedure di assegnazione dei lotti del quinto bando della zona Pip, come pure sempre nell’area ar-tigianale predisporre il bando per consentire ai proprietari dei vari opifici di acquistare pezzetti di terreno confinanti con i loro

cespiti e sino ad oggi rimasti in-venduti”.

Su questo fronte, da segna-lare la recente notizia della concessione alla nostra città, nell’ambito del Patto di stabilità regionale, di circa 272 mila euro di “spazio finanziario”, in termi-

ni di maggiore capacità di spesa che l’ente può affrontare. Tra l’altro, è stata da ultimo stipula-ta una convenzione con l’Agen-zia delle Entrate, in forza della quale il maggior gettito ottenuto dalla lotta all’evasione verrà in-teramente destinato alle casse comunali. Tale accordo è costru-ito sullo strumento della segna-lazione qualificata, come canale privilegiato attraverso il quale la struttura comunale potrà tra-smettere ai funzionari dell’A-genzia delle Entrate notizie e circostanze in grado di rivelare comportamenti di evasione delle imposte. Le comunicazioni tra i due enti coinvolti avverranno in via esclusivamente telematica, così da assicurare tempestività ed economicità all’azione ammi-nistrativa.

Ma senza ombra di dubbio il miglioramento generale dei con-ti non può non passare dal rilan-cio in città delle attività produtti-ve. “La nostra economia -spiega ancora l’assessore Daucelli- può trarre linfa dal settore del turi-smo culturale, inteso come vola-no per l’apertura di attività tra loro strettamente correlate, an-che grazie a forme di incentiva-zione assicurate dalla struttura comunale per l’avvio di imprese nel centro storico ed al supera-mento dell’attuale impasse dello sportello Suap. In più, è indispen-sabile puntare per un verso sulle potenzialità della zona Asi, nella speranza di intercettare aziende

dotate di un tessuto produttivo c o m p a t i -bile con l ’ a s s e t t o complessi-vo dell’a-rea, e per altro verso sulla tra-sformazio-ne parziale della zona artigianale in commer-ciale, ri-prendendo l ’ i s t a n z a

rigettata nei mesi addietro dalla Regione e valutando ogni oppor-tuna iniziativa da intraprendere. Senza dimenticare il passaggio, davvero fondamentale per set-tori quali l’edilizia, dell’adegua-mento del Prg al Putt, ormai non più procrastinabile nel tempo”.

L’ass. alle finanze, Michele Daucelli

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Borse lavoro: ecco la nuo-va frontiera dei servizi sociali, nella direzione dell’assistenza a fasce sempre più ampie del-la popolazione, in situazione di

grave disagio.I progetti, varati in colla-

borazione con il comune di Palo del Colle ed inquadrati nell’ambito delle previsioni del Piano Sociale di Zona 2010-2012, si pongono l’ambizioso obiettivo di costituire vere e proprie “squadre sociali”, in grado di svolgere variegati servizi, all’interno di azioni da portare a termine nell’arco di pochi mesi.

“Le borse lavoro -spiega

L’ass. Scauro punta sulle “squadre sociali”

BORSe LAvORO, LA NUOvA fRONtIeRA l’assessore ai servizi sociali Franco Scauro, in conferenza stampa col sindaco Abbatic-chio- sono di due distinte ti-pologie. La prima prevede una

serie di interventi, rivolti ad agevolare l’accesso al mondo del lavoro di persone disoccu-pate tra i 46 e i 60 anni; la seconda si propone di operare sul terreno dell’inclusione so-ciale, facilitando la ricerca di un impiego da parte di catego-rie alle prese con un profondo disagio, come donne sole o se-parate con figli a carico, giova-ni coppie in difficoltà e disoc-cupati fino a 30 anni di età”.

Per finanziare tali misure,

l’ambito territoriale Bitonto-Palo del Colle ha messo a di-sposizione fondi per circa 150 mila euro, oltre ad un budget di 23 mila euro per l’avvio di

tirocini informativi.Si tratta, dunque, di un al-

tro tassello del Piano Sociale di Zona che viene ad essere realizzato, anche se ancora molti restano gli aspetti pro-grammatici da sviluppare e tradurre in interventi concre-ti. Un ritardo causato anche dalla mancanza di una figura dirigenziale, addetta in via esclusiva alla ripartizione dei servizi sociali, con la reggenza ad interim del settore attribu-

ita al segretario generale Sal-vatore Bonasia.

Una lacuna che nelle pros-sime settimane potrà essere colmata, grazie all’arrivo per mobilità (almeno fino alla fine dell’anno) dal comune di Ter-lizzi della dott.ssa Francesca Pansini.

“L’obiettivo dell’ammini-strazione -prosegue Scauro- è dare attuazione al programma elettorale sul quale abbiamo intercettato la fiducia ed il consenso dell’elettorato, nel-la consapevolezza della ne-cessità di superare la logica del sussidio per tutti, ora non più sostenibile per le casse dell’ente, e di costruire un per-corso di servizi complementa-ri di sostegno alla comunità, certamente più rispettoso del-la dignità dei singoli. Stiamo concentrando i nostri sforzi sull’attivazione della Porta unica d’accesso, sul progetto di pronto intervento sociale e stradale, per il quale sono già disponibili quasi 250 mila euro, sull’idea di catasto so-ciale e sull’abbattimento delle barriere architettoniche lungo le vie della città”.

Una delle emergenze più gravi che attanaglia la collet-tività è quella abitativa, con una crescita esponenziale del-le procedure di sfratto ed una sempre più estesa difficoltà a provvedere al pagamento dei canoni di locazione. La strada che l’esecutivo pensa di percorrere passa dal coin-volgimento di imprenditori locali, proprietari di immobili e cooperative ed è diretta ad assicurare abitazioni tempo-ranee alle famiglie costrette a lasciare la propria dimora.

di Cristiana Toscano

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di Francesco Daucelli

LA NOTIZIA

La Cgil volta pagina con una sede nuo-va di zecca, poco distante dalla precedente, al civico 40 di via Fornelli, ma soprattutto, con il neocoordinatore Francesco Fallacara, designato a coronamento del suo impegno decennale presso il centro servizi della ca-mera del lavoro.

Presente alla cerimonia d’inaugura-zione Giuseppe Gesmundo, segretario Cgil Bari, che ha salutato la nomina di France-sco Fallacara “come esempio concreto del rinnovamento generazionale perseguito dal sindacato che, insieme alla nuova sede, rap-presentano un duplice investimento, nella direzione di un diverso modo di approcciare la politica ma anche le criticità del territo-rio trasformandole in risorse”.

Fallacara ha ringraziato la segreteria provinciale per il sostegno e la fiducia, au-spicando la collaborazione di tutti gli ope-ratori e gli utenti della camera del lavoro, perché “solo con l’unità di intenti si potrà continuare a soddisfare nel migliore dei modi le istanze di lavoratori, pensionati e cittadini”.

la cgil volta pagina

Da sin. Francesco Fallacara e Giuseppe Gesmundo.

Foto M. Robles

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di Carmela Loragno

L’entusiasmo e il plauso raccolti dall’amministrazione, per le tre serate di “Not(t)e di musica”, non sono riusciti, tuttavia, ad evitare qualche polemica.

Sotto accusa la viabilità. Non pochi cittadini hanno la-mentato, infatti, che la chiu-sura delle strade interessate dalla kermesse, ha costretto le auto a percorsi alternati-vi troppo complicati e lunghi. Nessun agente, poi, a presidia-re gli ingressi della zona pedo-nale; nulla anche la comuni-cazione nei giorni precedenti, per lo più affidata alle bache-che dei social network.

“Il problema della comuni-cazione -spiega il tenente della

polizia municipale, Gaetano Paciullo- non rientra tra i com-piti di questo corpo, che certo si è trovato ad affrontare una situazione nuova e, soprat-tutto, imbastita in poco tem-po. Occupare tanti punti del-la città, senza tener conto del particolare assetto viario, è un grave problema. Non dimen-tichiamo, infatti, che Bitonto ha una viabilità circolare, ben diversa, ad esempio, da quella del capoluogo barese”.

“Non dimentichiamo -pro-segue Paciullo- l’inveterata abitudine dei bitontini a spo-starsi quasi esclusivamente a

E la sera, tutti in pista!bordo dei propri automezzi”. “E’ necessario che ognuno faccia la propria parte, anche il cittadino. Se si vuole vivere davvero la città e dare impulso ad eventi come le recenti sera-te di musica occorre collabora-re, informandosi sui percorsi alternativi e limitando l’uso dell’auto”.

Solo sei, tuttavia, i vigili im-pegnati nel corso dell’ultima kermesse, più una pattuglia di pronto intervento e un pianto-ne in ufficio.

“L’idea di presidiare ogni strada interrotta al traffico -riprende Paciullo- è impensa-bile, a causa anche della nota carenza di personale, con cui facciamo i conti giornalmente”.

E l’esiguità dell’organico diventa la risposta anche ad un altro grande interrogativo: quello del perché, soprattut-to nelle ore serali, la città sia preda di ciclomotori saettanti e automobilisti imprudenti, che mettono a repentaglio la sicu-rezza dei pedoni.

“Solo qualche numero -tor-na alla carica Paciullo-. Siamo passati, dal ’92 ad oggi, da 72 a 37 agenti, con una città che è in continua espansione”.

“La figura del vigile -preci-sa l’assessore al ramo Dome-nico Incantalupo- abbraccia una serie di competenze, che

spesso il cittadino ignora. Gli agenti devono fare i conti, tra l’altro, con una serie di limiti e restrizioni, dettati soprattutto dalle recenti normative”.

“C’è un’effettiva carenza d’organico -spiega-. Ma per cercare di supportare i vigili nel loro complesso e articola-to lavoro, sono in cantiere una serie di iniziative”.

Una convenzione con la polizia provinciale aiuterà la polizia municipale a rileva-re le infrazioni commesse da chi conferisce i rifiuti in orari non consentiti o a multare chi porta a spasso il cane sen-za l’apposito sacchetto per gli escrementi, così come imposto dalla legge. Non solo. Si stan-

no definendo i dettagli per una collaborazione più stretta con carabinieri e polizia, al fine di allestire in punti strategici, in particolar modo nelle arterie centrali, posti di blocco “mira-ti”, anche dopo le ore 22.

Si è appena conclusa, inol-tre, la gara d’appalto per il project financing, che consen-tirà di dotare la città di altre 200 telecamere su parcheggi custoditi, oltre all’ammoder-namento della centrale ope-rativa di via Giovinazzo. L’ass. Incantalupo anticipa poi un altro progetto, che porterà altri 49 occhi elettronici sulle stra-

de extraurbane.“L’utilizzo degli apparecchi

di videosorveglianza -affer-ma- rappresenta un ausilio notevole all’attività della poli-zia municipale e uno strumen-to importante per la sicurezza in generale. Sono finalmente tutte funzionanti le 48 tele-camere presenti sul territorio cittadino, la metà di quelle in dotazione nel capoluogo. Sono a servizio, soprattutto, del centro e di alcune aree perife-riche”.

Infine, è attivo un numero verde, l’800381500, per ogni denuncia o segnalazione, an-che in forma anonima, al fine di avvicinare maggiormente la polizia municipale ai cittadini.

E al solito, an-che i numeri vo-gliono la loro par-te.

447 i fermi di veicoli effettuati sino al 31 agosto, di cui 107 nelle sole via Verdi, via Repubblica e cor-so Vittorio Ema-nuele; come pure è aumentata la soglia di attenzio-ne e sorveglianza in zone come la villa comunale e le adiacenze del teatro.

“E’ fondamen-tale, tuttavia, -precisa il tenen-te Paciullo- com-prendere che tutte queste iniziative devono procedere di pari passo con l’incentivazione di percorsi culturali. Come polizia mu-nicipale parteci-piamo a progetti nelle scuole sulla

sicurezza stradale, sull’uso del casco e delle cinture, sull’uso corretto e maturo della rete stradale. Ciò che però spesso rileviamo è un atteggiamen-to di prepotenza, di manca-to rispetto delle regole. Come dimostra il fatto che, a pochi giorni dalla tragica fine del giovane Poliseno, abbiamo effettuato diversi fermi di ci-clomotori, condotti da ragazzi che non indossavano il casco o non rispettavano la segna-letica. Scuola e famiglia sono sicuramente i primi soggetti chiamati a farsi carico di que-sta rivoluzione culturale”.

Tra caroselli d’auto e moto, a rischio la sicurezza dei cittadini

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Oggi, finalmente, è di nuo-vo una piazza.

Se ne può calpestare il ba-solato in assoluta libertà e nel-la totalità della sua estensione, dopo il restyling che ha messo in luce l’antico fossato, ai piedi del torrione.

Piazza Cavour, dopo un intervento di restauro lungo oltre un decennio (tra lavori al castello e pavimentazione), torna ad essere lo spazio più rappresentativo della città, con le splendide quinte sceniche di porta Baresana, torrione, San Gaetano, loggiato Sylos-Calò e palazzo Regna.

Un evento a lungo atteso, come ha testimoniato la festo-sa cornice di cittadini, accorsi in piazza per l’inaugurazione.

Il desiderio di ridare dignità al cuore pulsante della città, dopo gli interventi stratificatisi in cinquant’anni che l’avevano sepolto sotto strati di bitume, risale già alla prima ammini-strazione Pice. Non è un caso che l’attuale sindaco, Miche-le Abbaticchio, abbia chiesto proprio al professore di taglia-re insieme il nastro.

Propedeutico al risanamen-to della piazza è stato, ovvia-mente, il complesso e laborioso intervento sul torrione. Il pro-getto (come ricorda l’ing. Ema-nuele Pagone, già assessore ai lavori pubblici e memoria sto-rica della complessa vicenda urbanistica), redatto dall’ing. Gianluigi Sylos Labini, è sta-to più volte oggetto di verifica e rimodulazione da parte della Sovrintendenza. E solo in cor-so d’opera è stato pianificato il ripristino del fossato, da cui è emersa la caratteristica for-tificazione a stella, che fanno dell’antico bastione un’opera militare di eccezionale interes-se, con numerose analogie alle torri, ben più blasonate, del Maschio Angioino di Napoli. Il restyling della piazza è stato

redatto, invece, dall’arch. Mar-cello Benedettelli (recentemen-te scomparso) e finanziato con fondi europei, per un importo di oltre un milione e ottocento-mila euro. Ad eseguire i lavori, l’impresa Modugno, già affida-taria delle opere di ripristino presso il torrione. La necessità di raccordare la pavimenta-zione al perimetro del fossato, ha comportato la redazione di un nuovo progetto, rispetto a quello originario, e, soprattut-to, la ricerca, da parte dell’am-ministrazione, di ulteriori fon-di. Grazie a risorse rivenienti dal piano dell’Area Vasta, i lavori in piazza Cavour sono proseguiti speditamente, sino all’inaugurazione dei primi di luglio. Rispetto alla previsione iniziale, è da rilevare l’utilizzo delle antiche basole, affiora-te sotto lo strato d’asfalto, e la realizzazione di un marcia-piede, ad una quota maggiore rispetto al piano di calpestio, all’ingresso della piazza, con l’evidente scopo di evitare l’ac-cesso alle autovetture. In atte-sa della nuova illuminazione, l’impressione complessiva che oggi si coglie dell’area, è suf-ficientemente positiva, anche se emerge una certa disomo-geneità nello stato e nella to-nalità delle superfici. Certo, si poteva fare di meglio. I vincoli imposti dalla Sovrintendenza spesso, infatti, si dimostrano penalizzanti. E la viabilità? In che modo si riusciranno a co-niugare le esigenze di pedoni e turisti con quelle dei residenti del borgo antico, alla ricerca di passaggi transitabili alle vet-ture, ma, soprattutto, di zone per il parcheggio? Tramontata l’dea della rimessa interrata in piazza Moro, la soluzione po-trà essere il park and ride di prossima realizzazione, nelle adiacenze della villa comuna-le? Difficile crederci.

Finalmente piazza Cavour

Al termine di lavori lunghi e complessi, ecco il salotto buono della città

di Alessandro Roblesfoto G. Lo Porto

Nella splendida cornice di Villa Ciccorosella si è svolto, nelle scor-se settimane, il passaggio delle consegne tra il presidente uscente del Lions Club Bitonto-Palo del Colle, Giuseppe Marrone, e il neo eletto, per l’anno sociale 2012/2013, Arcangelo De Vito.

Erano presenti il neo governatore distrettuale Francesco Barrac-chia, il I° vice governatore Gianmaria De Marini, il 2° vice governato-re Giovanni Ostuni, la delegata di zona Luigina Marinelli e i presidenti dei Clubs di Molfetta, Trani Host e Bisceglie. Graditi ospiti l’ing. Do-menico Conte, sindaco di Palo del Colle, il dott. Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto e il dott. Stefano Occhiogrosso, sindaco di Bitetto. Giuseppe Marrone ha relazionato sulle attività svolte, sottolineando come la condivisione e la solidarietà sono stati i cardini su cui si è in-centrato il programma operativo del Club. Il neo eletto Arcangelo De Vito ha accettato il testimone di una ideale staffetta, proponendosi di dare impulso, soprattutto ai “services”, di diffondere la cultura dell’as-sociazionismo, di collaborare con altri presidenti e comitati.

alla GUida dei liOnsdi Nicola Saracino

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IL DIFENSORE CIVICO

di Franco Castellucci

Dall’unità d’Italia ad oggi il numero delle province è andato costantemente aumentando rispetto a quello originario di 58, con la costitu-zione peraltro di enti intermedi molto disomo-genei tra loro dal punto di vista della popolazio-ne e della superficie territoriale.

Le ragioni dell’intervento effettuato con la “Spending Review” di quest’estate (decreto legge n.95 del 6 luglio 2012, convertito nella legge n.135/2012) sono appunto da individuare nella necessità per un verso di porre rimedio alla “lievitazione” quantitativa delle strutture provinciali, e, per altro, di contribuire all’ado-zione di scelte virtuose sul piano finanziario. Il governo, infatti, è stato “incoraggiato” dalle autorità europee a prendere immediate misure, atte a garantire una revisione dell’amministra-zione pubblica, allo scopo di migliorarne l’effi-cienza e la funzionalità, ivi compresa la fusione tra province. Il percorso prefigurato dalla legge sarà ultimato entro la fine dell’anno, con una radicale diminuzione del numero degli enti provinciali. Parallelamente, in attuazione della riforma del Titolo V - Parte II della Costituzio-ne, vengono istituite, dal 1° gennaio 2014, le città metropolitane; istituto quest’ultimo già delineato dalla legge 5 maggio 2009, n. 42, poi abolita con il decreto “Spending Review”. Le nuove province dovranno possedere alcuni re-quisiti minimi demo-territoriali, fissati con ap-posita deliberazione del Consiglio dei Ministri: ossia, una dimensione territoriale non inferiore a 2.500 Km? ed una popolazione residente di almeno 350.000 abitanti. Le competenze attri-buite alle province non subiranno significative variazioni, concernendo la pianificazione terri-toriale, la tutela e valorizzazione dell’ambien-te, i servizi di trasporto, la costruzione e ma-nutenzione delle strade e la regolazione della relativa circolazione stradale, la gestione di rete ed edilizia scolastiche per gli istituti supe-riori di secondo grado. Restano ferme, inoltre, le funzioni di indirizzo e coordinamento sulle attività dei singoli comuni. Per quanto concer-ne gli organi governativi, viene confermata la soppressione della giunta, residuando soltanto presidente della provincia e consiglio provincia-le.

Con riferimento invece alle città metro-politane, la riforma ne prevede dieci: Roma,

Città metropolitana, tra rischi e vantaggiTorino, Milano, Venezia. Genova, Bologna, Fi-renze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. Sotto il profilo istituzionale, l’esecutivo centrale ha deciso di costituire, all’interno delle province sopprimende, una conferenza metropolitana, organo provvisorio composto da tutti i sindaci del territorio e dal presidente della provincia con il compito di elaborare lo statuto transito-rio della città metropolitana. Successivamente, ciascuna città metropolitana avrà un proprio consiglio (composto da 16 o 12 o 10 membri, a seconda della popolazione, che saranno eletti da un collegio formato da sindaci e consiglieri dei comuni interessati, ovvero a suffragio uni-versale e diretto), un proprio sindaco (con lo statuto che può attribuire di diritto tale carica al primo cittadino del comune capoluogo ovve-ro prevederne l’elezione a suffragio universale e diretto o all’interno della conferenza dei sin-daci) ed un proprio vicesindaco.

In questa prospettiva, sono da qualche set-timana partiti una serie di incontri promossi dall’assessore barese alla città metropolitana Filippo Barattolo, con la partecipazione dei pri-mi cittadini di tutti i comuni coinvolti da tale novità legislativa; successivamente, il presiden-te della Provincia di Bari, Schittulli, ha costi-tuito un apposito gruppo di lavoro, incaricato di redigere lo statuto della nascenda città me-tropolitana, del quale fa parte anche il sindaco di Bitonto assieme ai suoi colleghi di Gioia del Colle e Putignano. Il pericolo concreto, tutta-via, è che il nostro comune resti completamen-te spogliato di ogni competenza ed assorbito in via definitiva dal capoluogo. Proprio al fine di scongiurare tale prospettiva, il primo cittadino Michele Abbaticchio ha di recente illustrato all’assise consiliare la sua strategia operativa.

In particolare, l’ipotesi allo studio prevede di assegnare alla città metropolitana soltanto alcune delle deleghe in precedenza affidate alla provincia, con riferimento alla viabilità ed ai trasporti, laddove le funzioni sovracomunali inerenti la scuola, l’ambiente e la pianificazio-ne territoriale e culturale verrebbero esercita-te da raggruppamenti intermedi di comuni, in possesso di un minimo di omogeneità storico-culturale: per esempio, la Terra di Bari, la Con-ca barese (della quale farebbe parte il nostro comune), la Valle d’Itria e l’area murgiana.

Si discute in maniera vivace anche delle modalità di elezione del sindaco della città metropolitana. Nelle prossime settimane, un consiglio comunale monotematico cercherà di affrontare tutti i dubbi e le problematiche le-gate a questa nuova realtà istituzionale, nella volontà di mettere a punto soluzioni, in grado di salvaguardare la nostra specificità ed auto-nomia.

di Angela Ubaldino

nOtte di lUna

Si è rinnovata, anche quest’anno, “La notte della luna”, la giornata mondiale dedicata all’osservazione del nostro sa-tellite.

L’osservatorio astronomico del parco di Lama Balice, su invito dell’assessore all’istruzione Vito Masciale, ha aderito all’iniziativa “International observe the moon night”. Così, un pubblico numero-so ha potuto visitare il planetario, instal-lato all’interno della sala consiliare.

L’evento, promosso sul territorio nazionale da Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) e Uai (Unione astrofili italia-ni), è stato dedicato, quest’anno, alla me-moria di Neil Armstrong, il primo uomo a calcare la superficie lunare.

I tanti cittadini accorsi a Palazzo Gen-tile hanno assistito, all’interno del plane-tario, ad una simulazione in 3d del cielo stellato, una sorta di viaggio tra stelle e pianeti.

Succesivamente, sono saliti sul ter-razzo di Palazzo Gentile, per ammirare “da vicino” la luna, grazie ad un potente telescopio.

L’assessore Masciale, sulla scia dell’entusiasmo riscosso dall’iniziativa, ha deciso di organizzare per le scolare-sche bitontine la visita di villa Framari-no, sede dell’osservatorio astronomico del parco di Lama Balice.

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Ventiquattro locali, quindici palchi, una gran-de area pedonale e, soprat-tutto, tantissima musica.

“Notte di musica” è stato l’evento conclusivo dell’estate bitontina.

Bar, gelaterie, pub e ri-storanti, che hanno ade-rito all’iniziativa (la terza, dopo le “prove generali” di luglio e agosto), han-no reso possibile l’evento, grazie anche al contributo del Comune, che ha inseri-to la kermesse nella “Setti-mana europea della mobi-lità sostenibile”.

Lasciate a casa le auto, i cittadini, insieme a tanti forestieri, si sono riversati nelle strade e nelle piaz-ze per ascoltare le diverse band, dislocate lungo via

Una grande festa di musica per salutare l’estate

si accende la movidaMazzini, via Repubblica, via Giordano, corte Vesco-vado, via Dante, via Cer-

velli, viale Giovanni XXIII, corso Vittorio Emanuele, via Carlo Rosa, via Scarag-

gi, piazza Marconi, piazza Cavour, piazza Minerva e piazza Cattedrale.

I quindici complessi che si sono esibiti, quasi tutti cover band di celebri autori italiani e stranieri (da Va-sco ai Beatles, da Ligabue agli U2) hanno animato l’ultima serata di spettaco-li sino a mezzanotte, fa-cendo registrare un grande successo di pubblico.

Oltre alla musica, spa-zio anche a danza, sfilate di moda e animazione per bambini. Un’iniziativa da ripetere, insomma, anche per la risonanza al di fuo-ri delle mura cittadine. Un motivo d’attrazione in più, nella corsa affannosa a conquistare quote sempre maggiori di turisti.

di Mariagrazia Lamonacafoto M. Robles

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di Giuseppe Perrulli

Una serata di inizio autunno carica di colori, musica, bellez-za ed eleganza, celebrata dal pubblico delle grandi occasioni. Perché l’evento svoltosi il 23 settembre a Porta Baresana è di quelli destinati a lasciare il segno. Organizzata dall’UPSA-Confartigianato di Bitonto, la quarta edizione del “Galà dell’artigianato creativo” ha ottenuto il successo previsto. Quindici le aziende partecipan-ti, intervallate nelle loro per-formance da ballerini e cantan-ti, il tutto condito dalla bravura dei presentatori Elena Cap-piello e Tommy Terrafino, redu-ce dai recenti successi di “Miss Puglia 2012”. In scena l’estro di questi artisti dell’immagine: le loro creazioni, presentate con scenografie spettacolari, sono state valorizzate dai gio-vanissimi modelli che hanno saputo interpretarle al meglio.

Quarta edizione del “Galà” organizzato dalla Confartigianato

La creativitàè di moda

Soddisfatta la giuria, compo-sta da esperti della comunica-zione, dello spettacolo e della moda, che hanno consegnato ai partecipanti gli attestati di me-rito e, a cinque di essi, le tar-ghe di riconoscimento. Nessun podio, quindi: tutti sono stati vincitori, perché collaborazio-ne e fantasia premiano indi-stintamente. «Il grande succes-so conseguito - ha sottolineato Michele Valeriano, presidente dell’ UPSA-Confartigianato di Bitonto - costituisce la chia-ra testimonianza del grande impegno delle micro e delle piccole imprese per sostenere l’economia locale». Tra il palco ed il movimentato backstage, curato da Domenico Schiraldi e Pia Incantalupo, l’occhio vi-gile ed attento del nostro “Oro-logio”, che con i suoi rintocchi ha scandito i vari momenti di questa serata di inizio autunno.

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di Antonella Ranieri

Hanno parlato di spreco di denaro, lo hanno definito “en-nesimo bluff”, lo hanno per-sino considerato uno sforzo inutile dell’amministrazione.

Non importa, il Centro Commerciale Naturale è or-mai una realtà. Inaugurato il 21 settembre, in occasione della notte di musica, ha fin da subito intercettato il con-senso di bitontini e non. Al di la di ogni catastrofica previ-sione.

Sono state chiuse al traf-fico le arterie principali dello shopping e le vie del centro storico, i collegamenti dalla periferia sono stati garanti-ti da un servizio bus navetta. Inoltre, per cercare di essere più vicini possibile all’idea di centro commerciale, in piazza Padre Pio è stata posizionata

una ludoteca con attività di intrattenimento per i bambini, mentre i genitori si godevano lo shopping ad ore inconsuete. Tre stand situati in via Re-pubblica, via Verdi e piazza Cavour hanno distribuito gra-tuitamente ai passanti fidelity card (sempre ritirabili presso la sede della Confesercenti), che consentono di ottenere vantaggiosi sconti nelle atti-vità commerciali aderenti.

Il centro commerciale na-turale è stato presentato uffi-cialmente durante una tavola rotonda presso la sala degli specchi. All’evento hanno partecipato i commercianti, i ragazzi del servizio civile e i volontari che hanno sottopo-sto nei mesi scorsi questio-nari informativi ai titolari dei vari negozi. I commercianti,

nonostante alcune perplessità legate ai fallimentari tenta-tivi degli ultimi anni, si sono dichiarati favorevoli alla chiu-sura al traffico di via Repub-

blica, via Verdi e del centro storico e disponibili a ricono-scersi nel marchio CCN, an-che al fine di attirare nuova

clientela da comuni limitrofi. Un tentativo, quello

dell’amministrazione, di con-trastare la crisi alimentata con l’avvento di centri com-merciali artificiali.

L’augurio è aprire la mente a nuove esperienze commer-ciali che, come ha spiegato il tenente Paciullo, a Napoli hanno prodotto un incremento delle vendite superiori al 130 %.

Lo scarso spirito coope-rativo fra commercianti e i problemi legati alla sicurezza e criminalità non sono certo d’incentivo al successo dell’i-niziativa, ma chiusura al traf-fico delle strade, fidelity card, bus navetta e servizio ludo-teca rappresentano potenti stimoli alla buona riuscita del centro commerciale naturale.

lO shOppinG fa centROAl via il Centro commerciale naturale

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PERISCOPIO

di Salvatore Lorusso

di Salvatore Lorusso

di Salvatore Lorusso

di Salvatore Lorusso

E’ quanto accaduto presso il complesso residenziale di Rosa Ma-rina, rinomata realtà turistica del litorale pugliese, meta ideale per famiglie e bambini alla ricerca di spiagge e mare incontaminati non-chè di sano e rilassante divertimento. Il gruppo di animatori bitonti-ni, diretto da Pantaleo Annese, artista e docente di Storia del teatro all’European Language School, si è distinto per la capacità di coniu-gare divertimento e relax, con spettacoli e rappresentazioni di vario genere, che hanno raccolto il consenso dei numerosi villeggianti.

Della “squadra” fanno parte Vito Antuofermo, Rita Ciocia, Giu-seppe Abbadessa, Nicla Terlizzi , il dj Massimo Pasculli e Maria Concetta Tatulli , coreografa dell’associazione culturale “Tina Cle-mente”. Al gruppo va anche il merito di aver saputo interpretare aspettative ed esigenze diverse, legate all’età e ai gusti più disparati di piccoli, giovani e anziani.

Bitonto “rianima” Rosa Marina

Rimarrà aperta sino a fine ottobre, alla pinacoteca provinciale, la mo-stra del campano Mimmo Paladino, artista tra i più significativi della Tran-savanguardia, movimento sorto agli inizi degli anni Ottanta con l’obiettivo di tornare alla manualità, alla gioia e ai colori della pittura, in contrapposi-zione all’arte concettuale. La mostra, a cura di Clara Gelao, direttrice della pinacoteca, propone una novantina di sculture in bronzo (catalogo di Enzo De Martino), che documentano la ricerca espressiva compiuta da Paladino negli ultimi 30 anni. Tra i maggiori lavori in esposizione “Assediato” del 1992, “Dodecaedro stellato” del 2001, “Etrusco” del 2003, “Cavallo” del 2007 e “Don Chisciotte” dello stesso anno.

L’opera più interessante è, tuttavia, un grande ripiano (più di una cin-quantina di tavoli in metallo accostati), sul quale sono poste 72 sculture di piccole dimensioni, che rappresentano il repertorio visivo dell’opera pla-stica di Mimmo Paladino. (Info: 080 5412421 - E-mail [email protected]).

oltre l’avanguardia

Cantine, masserie, parchi, aree protette, chiese, musei, castelli e siti archeologici: un grande patrimonio culturale e paesaggistico della nostra Puglia, da riscoprire e valorizzare. È l’obiettivo degli “Open Days 2012”, l’iniziativa conclusasi a fine settembre e articolatasi in una serie di ap-puntamenti. Il giovedì è stato dedicato all’enogastronomia, con circa 80 cantine e masserie, mete di tour organizzati e visite individuali. Il vener-dì è stata protagonista la natura, con 20 parchi, riserve naturali e aree protette da scoprire e vivere liberamente. Il sabato spazio al patrimonio culturale, con visite guidate in italiano e in lingua nei centri storici delle principali località turistiche della regione.

Puglia “Open Days”

Un Bari strepitoso, dopo le prime giornate di campionato, ha annul-lato la penalizzazione, frutto delle note vicende del calcio-scommesse, eliminando il segno meno dalla classifica di serie B.

Un risultato insperato, almeno alla vigilia, quello dei galletti bian-corossi: nessuno all’inizio del campionato aveva previsto una partenza così grintosa.

Persino il tecnico Torrente ha ammesso, con la sincerità che lo con-traddistingue, di essere sorpreso da un avvio così scoppiettante. Al di-rettore sportivo Angelozzi, invece, il compito di frenare gli entusiasmi, ribadendo che l’obiettivo è la salvezza.

Nonostante la crisi societaria, la vergognosa vicenda del calcio scommesse, la penalizzazione (anche per precedenti inadempienze sul-le ritenute Irpef) e un calciomercato all’insegna del risparmio, ecco emergere l’orgoglio di calciatori certo non famosi ma pronti a mettere tutto il cuore in campo. Corrono, combattono, soffrono e gioiscono tutti insieme all’unisono, come non si vedeva, ormai, da qualche anno. E, così, i tifosi cominciano a fare la loro parte. Si riavvicinano alla squadra e continuano ad abbonarsi, superando il record dello scorso anno, fermo a 4.400 tessere. Tutti giocano per vincere e i risultati si vedono. Il cal-cio pulito, almeno per ora, ha vinto… nonostante tutto.

Un grande “Bari”

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di Domenico Schiraldifoto R. Schiraldi

Le antiche strade lastricate di ricordi, le campane di un monastero che scandi-scono le giornate, il sapore inconfondibi-le del tempo che fu e che sembra tornare, con dolce prepotenza.

Tante le sensazioni che ti avvolgono, passeggiando nel cuore del borgo antico.

Lì dove si erge, testimone delle avite glorie, la magione che fu dei Santoro, a pochi passi da porta Robustina.

Sede, da qualche anno, di un raffinato bed & breakfast, questo gigante di pietra non manca di far parlare di sé a cadenza ormai regolare. Merito del suo proprieta-rio, l’imprenditore Gaetano Brattoli, che ha saputo valorizzarne le forme, mante-nendone inalterato il fascino, riflesso di una società dedita alla cultura e alle arti.

In questi giorni, l’antica dimora già ricca di tele, arredi e suppellettili si è impreziosita di un’interessante mostra di abiti d’epoca. A piano terra, nella co-siddetta “Sala dell’armonia”, è possibi-le ammirare una collezione di raffinate mise da donna, mentre costumi da uomo e divise militari fanno bella mostra di sé nel grande e scenografico spazio sotter-raneo.

Pezzi unici, conservati nel tempo con cura e passione, restituiti ai giorni nostri in tutta la loro intatta bellezza: abiti di fine ‘800 e della prima metà del secolo successivo, tra raffinati capi da sera, con tanto di accessori, divise militari e abiti femminili tipici della Belle époque, oltre a biancheria e deliziosi copricapo e ad una bandiera completa dello stemma dei Sa-voia, che con il suo splendore pare sanci-re la fine di un’era.

“I pezzi della collezione sono appar-tenuti alla famiglia Santoro e a famiglie dell’epoca. Una nuova, interessante pa-gina di storia a disposizione dei turisti ma anche di tutti i concittadini -spiega Brattoli-. La testimonianza di un mon-do che abbiamo lasciato alle spalle ma che vogliamo rivivere. Per questo motivo la mostra rappresenta un valore aggiun-to per il bed & breakfast, che oltre alla nota, squisita ospitalità offre l’occasione per un piacevole tuffo nella storia e nella cultura”.

La collezione si può visitare ogni gior-no gratuitamente. Perché i ricordi non hanno prezzo.

A Palazzo Antica Via Appia una collezione d’abiti d’epoca

Un piccolo mondo antico

Nelle foto alcuni degli abitiin mostra a Palazzo Antica Via Appia

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di Mariagrazia Lamonaca

Uno spettacolo multiforme, in cui immagini, musica e parole si fondo-no per formare un unicum originale e introspettivo. I codici della poesia, le suggestioni della musica e la delica-tezza delle im-magini, inaugu-rano un viaggio in cui le tre arti, contaminandosi a vicenda, cre-ano un affresco m u l t i m e d i a l e di straordinaria profondità.

E’ “La bam-bina cieca e la rosa sonora”, spettacolo tratto da un testo per musica della po-etessa perugina Anna Maria Fa-rabbi, con musi-che di Vincenzo Mastropirro e interventi visivi di Massimo Achilli.

Lo spettacolo ha debuttato nel 2009 al Traetta, approdando poi nello stesso anno a Orvieto, dove ha aperto la ras-segna teatrale “Migrazioni”, nell’am-bito di “Venti Ascensionali”. Nel 2010 figurava nel cartellone del festival di musica contemporanea “Urticanti” a Bari; quest’anno, invece, è andato in scena al teatro Bibiena, nell’ambito del prestigioso festival della letteratu-ra di Mantova.

Ad interpretare lo spettacolo, a cui sono intervenuti Anna Maria Farabbi e Massimo Achilli, Enrica Rosso, voce recitante, e il “Mastropirro Ermitage Ensemble”, con Vincenzo Mastropirro ai flauti e alla direzione, Nicola Pisa-ni al sax soprano e baritono, Domeni-co Bruno al pianoforte, e Luigi Morleo alle percussioni.

Prosegue, dunque, il cammino pre-

Il Mastropirro Ermitage Ensemble al festival della letteratura di Mantova

L’ANImO hA petALI DI ROSAdi Mariagrazia Lamonaca

stigioso di quest’opera, uscita per Lieto-colle, su iniziativa di Michelangelo Ca-milliti, in libro, cd e dvd.

Vincenzo Mastropirro, noto artista nostro concittadino, ha composto la musi-

ca per un testo molto profondo, il cui mo-tivo ispiratore è la disabilità dell’anima, il più grave degli handicap.

“Come spiega il titolo stesso, l’ope-ra -chiarisce Mastropirro- è la sintesi perfetta tra il buio e il silenzio, che si alternano a turbinii di suoni e immagi-ni, sottolineate dalle incursioni visive di Massimo Achilli. I quadri si susseguono ora impetuosi ora calmi, alla ricerca con-tinua di una via d’uscita, sfogliando pe-talo per petalo la rosa sonora del nostro animo inquieto”.

Lo spettacolo è da poco anche un con-certballet, il cui debutto si è tenuto al festival “Fiero del Libro di Corato”. La coreografa Roberta Ferrara, della com-pagnia di danza contemporanea “Equili-brio Dinamico” e il “Mastropirro Ermi-tage Ensemble” hanno costruito un’altra suggestiva proposta artistica intorno alla parola, alla musica e alla danza.

Enrica Rosso e Vincenzo Mastropirro in una scena dello spettacolo

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FUORI PORTA

di Mario Sicolo foto di Gaetano Lo Porto

Nella foto in alto, un ragazzo si tuffa nelle acque del mar Piccolo di Taranto. Sul-lo sfondo le ciminiere dell’Ilva. Sotto, da sin., coils pronti per l’imbarco, cittadi-ni che contestano la manifestazione sindacale, una palazzina del rione Tambu-ri, operai all’ingresso dell’Ilva e una scena di vita quotidiana al rione Tamburi.

Taranto, città bimare e antica. Ha chiaroscuri tremendi che d’improvviso atterrisco-

no. Giardini lussureggianti spalancati alla luce abbaci-

nante del sole e quartieri rabbuiati da ombre invisibili e fameliche; viali scolpiti dal vento secolare e case sman-giate da un pulviscolo assassino, che tutto abbrunisce di malinconia. Quasi un manto nero di morte, adagiato su tutte le cose.

Erano gli anni della riscossa del Paese. Il boom econo-mico riconsegnava l’Italia al novero dei grandi d’Europa, la produzione galoppava e lo Stivale si risollevava dalle meste ceneri belliche.

Addirittura nel Mezzogiorno sorgerà uno dei più gran-di poli siderurgici.

Si chiamerà Ilva, nel cuore oggi ferito del rione Tam-buri, proprio lì dove i greci nutrirono di più l’italico ge-nio.

Lavoro e ricchezza, subito. Il benessere, la doppia casa, persino due auto e le va-

canze d’estate chissà dove. È tutta un’effimera illusione. Qualcosa che non si vede -subdolo nemico- cancella

la vita degli operai. Persino dei bambini che nasceranno. L’oggi luminoso sarà lo schermo esiziale del nero doma-ni.

Molti, quale ricompensa dell’impegno profuso, ricevo-no l’abbandono coatto di questa terra, lasciando in un baratro di disperazione mogli e figli.

Insomma, questo mostro un poco arrugginito è un tragico dispensatore di morti.

Se ne accorge troppo tardi chi avrebbe dovuto porre rimedio prima.

Ma siamo in Italia e, qui, si sa, curare è molto più vantaggioso che prevenire. E tutto si fa rigorosamente all’italiana.

Dopo decenni di vite spezzate inesorabilmente, si spe-gne la sirena e si chiudono i battenti.

Anzi, no. Tutto da rifare. Già, la situazione è drammatica, ma non è seria.Qualcuno cinicamente consiglia di assicurarsi la pa-

gnotta oggi e chissenefrega del tumore domani. Altri vorrebbero tutelare sempre e comunque l’esisten-

za dei lavoratori -che alla fatica quotidiana si accingono sempre più accigliati, avendo il macabro sospetto d’es-sere dead men walking- ma, forse, ormai è troppo tardi. E nessuno si chiede come mai, solo qualche anno fa, la famiglia Riva -ramo dell’albero genealogico nomato Dini- s’impossessò del mostro, lucrandoci parecchio finora.

Un ragazzino, ancora per poco spensierato e matto, qui, a Taranto, si slancia in tuffo fra le onde di un mare azzurrissimo come un sogno. Che, invece, è un incubo…

Dal sogno all’incubo

Gli “ori” di Taranto e il dramma dell’Ilva

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LA GALLERIA

Visioni, strutture, luci ed ombre. L’identità del luogo è astratta in micro-elementi d’in-teresse, in forme che ambiscono a diventare sostanza, oltre la materia.

In questo modo, particola-ri architettonici di passaggio sono ri-significati nelle foto di Antonio Anelli come essenza di un’idea, di un progetto che ab-bandona i riferimenti topografi-ci ma si autorappresenta attra-verso la selezione dell’obiettivo.

A compimento di un ciclo di lavoro durato diversi anni, Anto-nio ha focalizzato la sua ricerca sul confine, fisico e mentale, sul gap tra visione e struttura, in e aut, luce ed ombra, materiale e immateriale. Subendo l’ap-peal dell’incastro oltre natura, dell’imprevisto, della sorpresa.Architettonica, esistenziale, emotiva.

Così, il fascino aspro e su-

BE LIGHTI percorsi fotografici di Antonio Anelli

di Lucia Anelli

perbo dei volumi si alleggerisce con il tocco visionario di gran parte delle sue fotografie.

La prima produzione di An-tonio è fortemente emozionale e istintiva, a tratti new roman-tic. Sebbene l’ansia ontologica di andar oltre la riconoscibilità lo porti da subito ad esplorare diverse possibilità linguistiche di una personale filosofia, la seduzione costruttiva e la pia-cevolezza dell’immagine pren-dono il sopravvento.

Con esiti di gran pregio d’in-

sieme. Ma la maturità artistica lo conduce a strade sempre più ardite, fino ad immergersi pie-namente in quel filone che com-pie al meglio la sua poetica. Si tratta di un’estetica filosofico-strutturale-transfigurale, che ha il gusto della novità proprio per-ché nasce e si sviluppa in modo autentico, scevro da condiziona-menti accademici.

Un fronteggiarsi di prospet-tive, un incontro che si sostanzia di impressioni antitetiche e coe-sistenti. Un lavoro on the road, in giro per l’Europa e l’Italia alla ricerca di ogni dettaglio po-tenzialmente espressivo.

La sua prima mostra perso-nale, proposta dal museo Nuo-va Era di Bari, dal titolo “Be light”, presenta una parte della produzione raccolta in questi anni, selezionando due percorsi paralleli. Uno che scava, illude, dirotta l’attenzione dalla tota-lità verso la parcellizzazione, procedendo per sottrazione fino ad una sintesi estetico-concet-tuale che riesce a rimuovere ogni dettaglio importuno. Pu-

lizia formale, nonché mentale, alla quale giunge solo con l’agi-re e la selezione dell’obiettivo, evitando manipolazioni succes-sive.

L’altro tenta di ristabilire un rapporto tra il visibile e il vissu-to, percepito come unico, come presenza. La luce compone, ab-baglia, ammanta. Questa volta lucidando la materia, tagliando le fughe, smembrandosi all’oriz-zonte. Nella produzione outside Antonio procede per piani, che si sviluppano, si allungano, si

deformano, si intersecano. Una sospensione quasi mistica si av-verte in alcuni lavori, rendendo rarefatta l’atmosfera in cui tut-to si smaterializza e allude a ve-rità celate. Dietro l’immediata riconoscibilità, dentro l’animo dell’artista.

Antonio procede secon-do piani secanti, tra ciò che la macchina vede e ciò che l’uo-mo è in grado di rappresentare, seppur solo attraverso l’istinto e la disposizione estemporanea, ottenendo una sorta di lettura segnica del personale codice dell’artista. A scatti dinami-ci, in grado di astrarre visioni ovvie, si affiancano altri, in cui l’assoluto e l’essenza si legano alla predisposizione del foto-grafo. Il sistema visivo avvia un intervento attivo, le conoscenze precedenti e il vissuto conver-gono nella creazione dell’im-magine. Si supera, così, la pura percezione del dettaglio archi-tettonico -seppur Antonio dedi-chi ampia parte della sua ricer-ca in tale direzione- per diluirsi in visioni strutturali.

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Bacco in galleriaPer il quarto anno consecu-

tivo, il Mibac, Ministero beni e attività culturali, ha aderito a “La Notte dei Musei”, l’inizia-tiva europea che apre gratuita-mente le porte di musei e aree archeologiche, in orario serale e notturno.

Ad aderire all’iniziativa, insieme ad altre prestigiose

istituzioni culturali della regio-ne, anche la galleria nazionale “Girolamo e Rosaria Devan-na”, che, nel filone delle ul-time edizioni di “Bacco nelle Corti” (tours serali nel cuore del centro storico, tra arte e degutazione), promosse in col-laborazione con la cooperativa Ulixes e l’Associazione italiana

sommelier, ha proposto “Bacco in Galleria”.

Una sapiente e riuscita mi-scela di arte e gusto, apprezza-ta grazie a diversi turni di visite guidate tra le preziose sale del museo cittadino, realizzate con la collaudata sinergia di Ulixes e Ais.

Un viaggio alla scoperta dei

famosi dipinti della collezione Devanna e degli aromi, tra i più pregiati, di nobili vini pugliesi, che ha richiamato tra le splen-dide architetture rinascimentali di palazzo Sylos Calò, una vasta folla di appassionati d’arte non-chè di provetti gourmet.

di Angela Ubaldinofoto Nicola Bastiani

Arte e degustazione per la Notte dei musei

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Promuovere una vita sana, fondata sul benessere fisico, mentale e psicologi-co, è l’obiettivo del progetto “Salute- Sport- Ambiente”. Un percorso educativo che vedrà protagonisti gli alun-ni delle classi quarte delle scuole primarie bitontine. Referente dell’iniziativa Vito Sassanelli, direttore tecnico dell’Asd Volley Bi-tonto, che, con la collabo-razione del dr. Ezio Schi-raldi, medico dello sport, intende sensibilizzare i ra-gazzi all’importanza di uno stile di vita ed alimentare corretto. L’idea nasce da una forte sinergia tra sin-daco, assessori allo sport ed all’ambiente, dirigenti scolastici, docenti, fami-glie, associazioni sportive e ambulatori di pediatria, all’insegna della necessità di promuovere la valenza pedagogica della pratica sportiva e della sana ali-mentazione.

I bambini coinvolti nel progetto verranno moni-torati da un’equipe alta-mente specializzata, che li accompagnerà nella sco-perta dei valori nobili del-lo sport come occasione di gioco, crescita, socializza-zione e salute. Sempre in tale ambito, da segnalare la nascita in città della pri-ma scuola federale di pal-lavolo, sorta grazie alla co-operazione tra Asd Volley di Bitonto, Asd Perotti di Bari e Federazione italiana di pallavolo. Previsti corsi per bambini e ragazzi, di entrambi i sessi, dai 5 ai 16 anni, nell’ambito di un articolato percorso forma-tivo che parte da laboratori psicomotori, attività ludi-co-motorie ed avviamento al mini-volley ed approda alla partecipazione ai tor-nei di under 12, under 13, under 14, under 16 ed un-der 18. Le lezioni, tenute da docenti di scienze mo-torie ed istruttori di palla-volo esperti, si svolgeranno dal lunedì al venerdì, dalle 17 alle 19, all’interno delle palestre della scuola Mo-dugno e della media Sylos.

spORt e salUte

di Sonia Vacca

GiUseppe nel cUORe

… tra vite e morti e vite l’unica sola e perpetua Vita…… quind’io esisto.

Non penso che avrei potuto trovare versi migliori e più ‘veri’ di quelli citati, per iniziare il paterno ricordo di Giuseppe, a dieci anni dalla sua scomparsa! Naturalmente non è facile essere adeguato al compito affidatomi: la versatilità della sua persona può essere appena evocata, ma la sento ancora come la princi-pale caratteristica delle “tracce” lasciate per il rimpianto, per l’am-mirazione.La poesia, la cronaca, in pro-sa, delle sue intense esperienze esistenziali…e la musica, le inter-pretazioni, la precoce familiarità col mondo della comunicazione. Insomma, le premesse per accre-ditare quella sua perentoria e splendida affermazione: “sono unico e non raro”!E’ giusto, allora, e bello ricor-darlo, riproporlo e recuperare quelle “tracce” profonde che ci ha lasciato, per mostrare ammira-zione e stima per l’intensità della sua breve parabola umana, non sprecata, non banale, non comune. Come affermava opportunamente Antonio Machado: “far le cose bene è più importante che farle”!Spero, allora, che alcune opportune iniziative ripropongano Giuseppe alla memoria e alla considerazio-ne della città, magari portando alla luce altre sue produzioni e attività culturali, per completare la considerazione della sua com-plessa e feconda personalità. Spero che il lascito umano e culturale di Giuseppe trovi estimatori adegua-ti e disponibili ad assicurarcene il “dono”, “tutt’intero”, perché “le persone sono ciò che ricordiamo di loro” (Josef Brodskij).Quando la morte non fa sconti e ghermisce severamente, a piene mani, fra l’umanità esposta e fra-gile, tocca ai “superstiti” beffarla con i ricordi, con il compianto, col far durare la proiezione concreta e generosa del vissuto che fu inter-rotto senza scampo. Perché c’è una vita eterna che ci assicura la Fede e c’è una perennità che gli uomini hanno appreso a riproporre, a riprodurre. Soprattutto quando c’è il “materiale” per un fuoco che s’eterna di amore, di nostalgia, di tenerezza, di fedeltà. In famiglia e, concentricamente, nella città.

“… e misterioso si muove il vuotoe misterioso si riempie il vuo-to” come Giuseppe ha cantato, commovente auspicio perché la sua memoria non muoia in noi!

Marco Vacca

Giuseppe Traetta

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Raffinata cantautrice, Mariella Nava ha firmato opere che fanno parte, or-mai, della storia della musica italiana.

Nei giorni scorsi, a conclusione del-la settimana della cultura, si è esibita in piazza cattedrale con la ContrOrche-stra Big Band del maestro Vito Vittorio Desantis. Un concerto particolare, nel quale l’autrice tarantina ha proposto, con la propria inconfondibile cifra stili-stica, una felice carrellata dei suoi più grandi successi.

Al termine dello spettacolo l’abbiamo intervistata.

Torni in Puglia per un concerto. Che rapporto hai con la tua terra d’o-rigine?

Sento un richiamo forte, intenso. È come un cordone ombelicale mai reciso. In questi giorni seguo con grande ap-prensione ciò che accade a Taranto, la mia città. Questa bellissima terra, rac-chiusa tra due splendidi mari, è stata troppe volte oltraggiata. E la gente ne sta pagando le conseguenze, comunque vadano le cose.

Il tuo ultimo lavoro ha per titolo “Tempo mosso”. Cosa significa?

Ogni giorno scopriamo che le per-sone che dovrebbero occuparsi di noi, nelle quali abbiamo riposto la nostra fi-ducia, ci hanno ripetutamente tradito.Nonostante si sia già toccato il fondo, c’è sempre una nuova bruttura che af-fiora, ferendoci profondamente. Spiaz-zandoci. La crisi attraversa in lungo e in largo non solo il nostro Paese, ma tutta l’Europa e mezzo mondo. E voglia-mo parlare dei pochi ideali rimasti? O delle guerre di religione, come accade-va nel Medioevo? Insomma, dove sono i punti fermi a cui aggrapparci? Il nostro è un “tempo mosso”. Siamo disorientati e spaventati. Vaghiamo senza meta. Il presente e il futuro sono immagini sfo-cate.

La tua carriera parte da lontano. Come vivi i cambiamenti della disco-grafia e il modo di “consumare” mu-sica?

Sono tra i pochi artisti ad avere avuto la percezione del cambiamento. Già nel 1995, quando in Italia non se ne parlava ancora, ho iniziato ad avere contatti con il mondo di internet, al di là della discografia ufficiale. L’avvento del cd al posto del vinile, fornendo una migliore qualità d’ascolto, per qualche tempo ha dato nuova linfa al mercato. Ma poi le vendite hanno subito un calo progressivo. Chi ascolta musica, oggi, desidera stabilire un rapporto più diret-to con l’artista. E l’ascolto via internet va proprio in questa direzione.

Che rapporto hai con i social net-work?

Grazie a questi i fans sono con te. Guardano le tue foto, ti scrivono, seguo-no i tuoi umori, i tuoi pensieri, ti parla-no, ti conoscono. Ascoltano la musica che stai scrivendo, poi scelgono libera-mente se venire ai tuoi live, perché ma-

gari hanno visto un video su youtube, hanno letto del concerto su facebook, su twitter o sul tuo sito web. Il disco può sopravvivere ma all’interno di questa lo-gica. Da solo non basta più; appare uno strumento freddo, statico, lontano.

Quale peso ha il ruolo dell’autore nell’era dei talent e del “bel canto”?

Lo stesso di sempre. In questo tem-po “mosso”, tutti, purtroppo, scrivono. Ma scrivere bene è un’altra cosa. In ciò si distinguono i veri autori. Non è un caso se le canzoni del passato, vestite con arrangiamenti moderni, convinca-no ancora. Con un bel corpo, puoi cam-biare tutti i vestiti che vuoi. Mentre oggi sono più i vestiti fatti bene che i corpi belli. Una canzone trasmessa fino alla noia in tutte le radio sembra un succes-so perché forse “suona”. Appena termi-na il periodo di lancio, non te la ricordi neanche più. Le vere canzoni, invece, basta sentirle una volta. Le vai a cerca-

di Alessandro Robles

cOl “tempO mOssO” tORna la mUsicaIl ruolo dell’autore nella società attuale in un’intervista a Mariella Nava

re perché ti dicono qualcosa, ti entrano dentro in un attimo, per una frase o un passaggio melodico.

Quanto mancheranno alla musica italiana personaggi come Dalla, che hanno scritto alcune tra le pagine più belle?

Artisti come De Andrè, Battisti, Dal-la, Endrigo, Mia Martini lasciano vuoti immensi. Ci mancheranno moltissimo anche perché di una tale caratura non se ne trovano più. O se sono da qual-che parte, chi li deve cercare non sa più farlo.

La nostra società ha bisogno di messaggi importanti, di buoni senti-menti. Quale tua canzone risponde a questa esigenza?

Direi “Da domani”. È il pezzo più for-te del mio ultimo album. Un inno alla resistenza, al desiderio di lottare, alla speranza di cambiare la nostra Italia, che merita certo ben altra fortuna.

Mariella Nava in concerto. Foto M. Robles

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Primo pianoBItONtO

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di Mariagrazia Lamonaca

Ha segnato un felice connubio tra arte e poesia, la manifestazione organizzata da Viviana Minervini, nei fascinosi ambienti della galleria civica, all’interno del torrione, nell’ambito di “CoolTouraBitonto”, la setti-mana della cultura promossa dall’assessora-to alla cultura.

Nove i giovani fotografi partecipanti: Marco Agostinacchio, Massimo Ambrosi, Michele Barone, Giacinto De Palo, Anna-maria Frascella, Michele Lovascio, Andrea Melato, Pask Rienzo e, naturalmente, Vivia-na Minervini.

Nove anche i poeti: Angela e Lizia De Leo, Michele Muschitiello, Maria Anto-nietta Elia, Mariella Cuoccio, Alessandra Centrone, Mimì Luiso, Alessandro Robles e

Arte e poesia

Francesco Paolo Carelli.Se l’auspicio degli organizzatori era

sollecitare la curiosità e la sensibilità del pubblico, non si può certo dire che non vi siano riusciti. Gli sguardi mostravano vivo interesse per le originali fotografie e le sug-gestioni, evocate dai versi declamati dagli stessi autori, pronti a scambiarsi il testimo-ne, in una sorta di giocosa e coinvolgente maratona, arbitrata con la consueta verve dal giornalista Mario Sicolo.

A chiudere simpaticamente l’iniziativa, uno spazio dedicato agli “amici di facebo-ok”, con la lettura di liriche pubblicate sul social network, e il “Cenacolo dei poeti”, un reading di poesie scritte da autori dilettanti, curato da Nicola Abbondanza.

di Angela Ubaldino

Un’efficace carrellata su alcune origi-nali voci liriche, i premi di poesia “Bitonto nella storia d’Italia e d’Europa”, seconda edizione, e “La mia città, la più bella del mondo”, terza edizione, organizzati dall’Ae-de e rivolti alle scuole d’ogni ordine e grado.

A coordinare l’evento, la prof.essa Ame-lia de Capua Mastrandrea, responsabile cit-tadina dell’Aede, che ha sottolineato come tra gli obiettivi prioritari dell’Associazione europea degli insegnanti vi sia la formazio-ne dei giovani, futuri cittadini, valorizzando-ne le capacità creative.

Nel corso dell’incontro sono state pre-sentate alcune liriche particolarmente in-tense, composte da quattro autori: due “ju-niores”, le alunne bitontine Chiara Ricci e Arianna Paparella, e due “seniores”, Ago-stino Garati di Palo del Colle e la vicesegre-taria dell’ Aede, Lizia de Leo Parisi.

Il tutto intervallato da alcuni brani musi-

La città declinata in versi

cali, interpretati da Omnia Music & Therapy, con la voce solista di Silvia Giammarelli. Alla serata sono intervenuti il presidente europeo dell’Aede, prof. Silvano Marseglia, il sen. Giovanni Procacci e l’avv. Damiano Somma.

Al prof. Nicola Pice è toccato presentare la silloge di versi, relativa alla seconda edi-zione del premio “La mia città, la più bella del mondo”; a Cutrone, quella per la terza edizione del concorso “La mia città, la più bella del mondo”.

“Siamo impegnati a livello europeo in una vasta indagine, che porterà a un do-cumento sul ruolo del docente nella scuola d’oggi”, ha detto, a latere della manifesta-zione, il prof. Marseglia, toccando uno dei nodi più delicati del momento.

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“Sindaci di Bitonto dall’Unità d’Italia ad oggi” è il titolo di una pubblicazione a carattere storico presentata alla città nelle setti-mane scorse. Il testo, edizioni Se-cop, a firma di Antonio Castellano e Michele Muschitiello, nomi che alla Bitonto che studia e fa ricerca non appariranno certo nuovi, non si presenta come un saggio pro-priamente storiogra-fico sui diversi periodi politici e sociali succes-sivi all’Unità. Ne sa-rebbe venuto, del resto, un ponderoso volumo-ne. Si è così preferito offrire al lettore, dopo un rapido excursus sul percorso del suffragio universale nella nostra Penisola (partendo dal 1848, tempi anco-ra non unitari), delle esplicative schede biografico-politiche di tut-te le personalità assurte alla cari-ca di sindaco. Un approccio a due facce: da una parte, probabilmen-te, non sempre permette al lettore meno accorto o sprovvisto di solide frequentazioni di storia patria una fulminea percezione dei vari pas-saggi e processi che culminavano nella scelta di questo o quel sinda-co, ma poi la lettura risulta assai utile a fini schematico-sintetici. È il modello del “chi è?” e del “cosa ha fatto?”: il piacevole (e argo-mentato, approfondito -si badi-) disvelamento di varie curiosità e avvenimenti legati ai personaggi che hanno animato le più fondanti pagine di storia collettiva.

Si tratta di un fare storia ma-gari non accademico ma sicura-mente accessibile a tutti, chiaro e vicino a ciò cui una pubblica-

zione divulgativa di storia locale punta per statuto: arrivare ad un pubblico vario ed ampio, il meno selettivo possibile. Un modello che proprio a Bitonto ha trovato, nei decenni, più esempi e autori: dai lavori d’inizio ‘900 di Giuseppe Pastoressa fino a Giuseppe Pa-

sculli e all’aned-dotica ragionata di Marco Vacca o dello stesso Mu-schitiello.

L’opera, da Nicola Bovio (1860) arriva fino a Raffaele Valla, passan-do per i sindaci dell’età risorgi-mentale, post-unitaria, liberale, fascista e post-bellica (quanto

al regime, interessanti le pagine sul podestà Serafino Santoro: va a merito degli autori il resoconto delle sue molteplici attività, spes-so rimosse dalla storiografia d’im-pegno politico-benpensante).

Seguono i primi cittadini dell’età repubblicana: dalla Bi-tonto “rossa” ai tentativi di proto-centrosinistra, con le figure, in par-te anche conflittuali, di Domenico Saracino e Pasquale Marrone. Ecco, poi, il “ventennio” socialista: da Domenico Larovere a Michele Coletti, 1971-1993. Unica pausa centrista: Lillino Labianca, Dc, 1985-1987.

Alla fine, i nostri giorni: Um-berto Kühtz, Nicola Pice, appunto Valla.

Completano il testo cenni sulla storia di alcune istituzioni o enti: dall’Asv alla celebre Scuola di Disegno “Francesco Spinelli” fino

sindaci in passeRelladi Marino Pagano

In occasione del 103esimo compleanno, i familiari tutti augurano al caro nonno Pasquale ancora tante giornate ricche di gioia e serenità .

COMPLEANNI

IL LIBRO

PASQUALE PALMIERI

SABINA TURTURRO NICOLA BERARDI Per la forza di una gran donnaSguardi attenti, silenzi assordanti,traccia di un passato ormai futuro.Rifugio delle tue insicurezze,orgoglio di una donnache ha forza da inforndere.Ti prende per mano e sorridente racconta,ama, vanta.La tua Nonna.La tua gran Donna.

Maria Carmela Toscano

Caro Nicola,un altro anno è passatoTieni duro!

Buon compleanno dalla tua famiglia e da tutti i tuoi amici.

alla biblioteca comunale e ai ve-scovi della nostra (delle nostre…) diocesi da Vincenzo Materozzi (1852-1884) in poi, nonché due paragrafi su altrettanti vescovi nativi di Bitonto: Oronzo Calda-

rola, scomparso quasi 50 anni fa, per decenni presule a Teggiano (Sa) e Cristoforo Palmieri, figura d’impegno missionario e apostoli-co, attuale vescovo di Reschen, in Albania.

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Piangere: infinito del verbo sperare.Sì, perché le lacrime che solcano come pesanti macigni i nostri volti, se certo tradiscono tutto il dolore di un distacco a volte poco comprensibile per le nostre menti e soprattutto per i nostri

cuori, nascondono anche un potere straordinario: irrigare la speranza che la morte non è la sentenza definitiva sui nostri sogni di eternità, che quel macigno sarà ancora una volta rimosso, che per te è stata già costruita una dimora che non perisce.E questo grazie alla fede, a quella fede di cui tu, carissima nonna, sei stata testimone mite, silenziosa, eppure quanto mai mirabile, perché il silenzio della preghiera e di una vita spesa all’insegna dell’amore infiamma i cuori molto più di mille vacue pa-role. Certo, quella sedia e quella poltrona da oggi conserveranno un vuoto incolmabi-le, la profondità di un’assenza che trova sollievo soltanto nel ricordo.Il ricordo di un cuore soggiogato dalla dolce legge dell’amore.Il ricordo di uno sguardo profumato di tenerezza e di attenzione alle necessità dell’altro. Il ricordo di due braccia mai stanche di aprirsi in un caldo e accogliente abbraccio. Il ricordo di due labbra poco propense al sorriso, ma sempre pronte a dipa-nare il filo della memoria di un passato gravido di insegnamenti.Il ricordo che si fa lezione di vita.Il ricordo che si colora di nostalgia.Il ricordo che prova a disseccare le sorgenti del dolore.Proclamare ora “non ti dimenticheremo mai”, oltre che banale, sarebbe anche falso. Tu fai già parte delle nostre vite costellate di dubbi e paure, sogni ed auspici per il futuro. Tu sei già un tassello del puzzle multiforme delle nostre esistenze.E dunque, non è certo possibile rinnegare o rimuovere o dimenticare ciò che noi già siamo. Ma ecco quella lacrima dispettosa ritorna a fare capolino sui nostri occhi, con il suo carico di tristezza e rammarico per un distacco difficile da accettare.Una lacrima che al tempo stesso però ha un sapore dolce, perché cielo e terra distano poco più di un soffice passo. E perché in fondo piangere è infinto del verbo sperare.Grazie, nonna!I tuoi nipoti

CARMELA SAULLE ved. Bavaro

FRANCESCO TOSCANO

COSIMO BONASIA e ROSA SANNICANDRO

Cav. NICOLA DE PALO eN.D. IPPOLITA DONADIO

giuseppe sarcinelli

ROCCO RIZZI

antonio modesto

8 luglio 2002 - 8 luglio 2012

29 Novembre 1920 - 26 Agosto 2012

20 Agosto 2011 - 20 Agosto 2012

Un sospiro. La nostalgia per un volto che gli occhi non mirano più, ma il cuore sente quanto mai vicino. La carezza della memoria che sconfigge lo scorrere repentino del tempo per conquistare l’eternità. L’abbraccio consolante del sentimento che non conosce barriere o limiti. La soffice certezza di uno sguardo che dall’alto veglia, protegge, guida. La lieta speranza di un futuro che prende forma allo specchio di un passato carico

di insegnamenti e virtù. E allora sì che la lontananza fa meno male. E allora sì che la parola distacco fa meno paura. Un sospiro. Una speranza.

24 agosto 1992 - 24 agosto 2012

STARBENE

del dott. Pasquale Lovero

I tumori sono dovuti ad una crescita incontrollata di cel-lule, piu’ o meno somiglianti a quelle da cui hanno origine.La somiglianza della cellula maligna all’altra consente la diagnosi, la provenienza e la prognosi del tumore stesso. Le cause di numerose neopla-sie restano sconosciute; sono noti, tuttavia, molti aspetti sulle proprietà biologiche dei tumori. La crescita tumorale si realizza con una prolifera-zione e differenziazione delle cellule maligne.Nel moltiplicarsi, tali cellule

Il karkìnos di Ippocrateassumono, infatti, caratteristi-che morfologiche diverse rispet-to a quelle di provenienza.I tumori non sono una malattia moderna: se ne parla, infatti, già in antichissimi manoscritti indiani, babilonesi, egiziani.Lo stesso Ippocrate (IV sec. a.C.), padre della medicina oc-cidentale, per distinguere la crescita cellulare benigna da quella maligna, introduce il ter-mine “karkìnos” (carcinoma).Non è vero che il numero dei casi di tumore sia aumentato negli ultimi 50 anni. Non sia-mo di fronte ad un’epidemia di

cancro. E’ vero, invece, che la vita media è aumentata e cer-ti tumori sono tipici di un’età più avanzata (cancro della pro-stata, del rene, del pancreas e del colon); inoltre, il tabagismo e l’inquinamento atmosferico hanno prodotto un incremento delle neoplasie polmonari.Va sottolineato, infine, che i progressi in campo diagnostico fanno rilevare oggi un numero maggiore di casi rispetto al pas-sato.Le neoplasie sono irreversibili e la loro crescita, nella gran parte dei casi, è autonoma. Ricordia-

ANNIVERSARIO

mo che le cellule che hanno perso la capacità di prolifera-re non danno origine a tumori.I tumori possono presentar-si in diversi stadi: da masse cellulari piuttosto mature, che ricordano i tessuti d’origine, a colonie cellulari informi, primordiali da cui non si può identificare la cellula origi-naria. Lo stimolo di questa crescita schizofrenica resta ancora tutto da chiarire.

Anche se sono trascorsi anni dalla vostra dipartita è duro accettare il vuoto rimasto, soprattutto in momenti in cui la vostra presenzaavrebbe significato pace, unione, sostegno, saggezza. Il vostro esempio è scolpito nei nostri cuori e nella nostra mente.Dire che ci mancate è poco.I vostri cari

Il tempo non colma la mancanza di un abbraccio,il conforto di un consiglio, il calore della presenza.Con immutato affetto.Francesco

A dieci anni dalla sua scomparsa, i nipoti e pronipoti Uva lo ricordano con immutato rimpianto e affetto

Cavalcando l’ultimo raggio del sole al tramonto sei salito lì dove non scende mai la notte, libero. Ed ogni giorno, l’astro dorato ci porta il tuo calore, la tua luce, segni tangibili del tuo esserci vicino, di una speranza sempre viva, di un amore inestinguibile.I tuoi famigliari

“Beato colui che nell’ora della morte potrà cantare con con il salmo:A te, Signore, ho innalzato l’anima mia” S. Antonio da Padova La moglie, i figli, i nipoti, i parenti tutti

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di Mario Sicolo

di Mario Sicolo

Le domeniche del pallo-ne non sono solo quelle de-gli stadi e delle baruffe, delle immonde scommesse e delle mestizie morali.

Sono pure le benedette schermaglie sopra un prato d’erba fasulla fra amici sin-ceri.

S’accendono polemiche bambine su una punizione non concessa e ci si abbrac-cia un minuto dopo. Una pacca sulla spalla ed un sor-riso chiudono qualsiasi di-

Seconda edizione del memorial “Mario Meraviglia”

sputa. Meglio se coadiuvati da

una pizza ed una birra. Poi, succede che la vita

abbia le sue improvvise, tra-giche autoreti.

Dinanzi ai quali nessuno può far nulla, perché il cal-cio è la più veridica metafora dell’esistere.

Così, d’improvviso, ca-pita che della combricco-la innamorata del pallone uno voli via e non si capisce bene perché e quelle mattine

Un bimbo, che culli nel cuore il desio di diventare calciatore insigne, è un picco-lo sognatore a caccia di stelle.

Lo sa bene il giovane, stel-lante difensore del Pescara, Antonio Balzano da Bitonto.

Predestinato al ruolo di pendolino, ha da sempre arato la fascia con certosina cura, ustionando erba ed avversari.

Corsa e sudore insieme, per ossequiare un mestiere, quello di pedatore, che può divenire persin nobile se eser-citato con fortezza d’animo ed altezza morale.

Dunque, il curriculum. La sacra trafila tra i biancorossi del Bari, fase finale di cam-pionato Primavera inclusa. Un esordio fugace in Cadetteria e via, a temprarsi per lo Stivale.

Cruciale l’esperienza con la Cisco Roma. Spareggi per la B sventurati, ma onirico viaggio che continua.

Il più polemico e laconico nipote del boemo Cestmir Ce-

Scende in campo l’amicizia

spensierate si colorino ine-sorabilmente di malinconia.

Come se un’ombra nera sovrastasse il cielo della gio-vinezza per non andar più via.

Ma l’amicizia, spesso, ha il compito etico di reiterare la memoria di chi più non c’è.

Perché, purtroppo, un maledetto giorno d’estate di qualche anno fa, Mario Me-raviglia si spense, ma il suo cuore si frantumò in mille pezzetti che finirono nei petti

Antonio Balzano, giovane difensore del Pescara nel campionato di serie A

Un sogno che si avvera

di chi gli volle bene davvero. La moglie e il figlio, in-

nanzitutto, ma anche gli amici più leali lo sentono ancora palpitare con loro. E, così, in rigoroso ordine al-fabetico, Nicola Lovero, sor-ridente sentinella di porta, Gino Rossiello, baffuto com-pare dal piede geometrico, e Mimmo Patierno, arcigno pe-datore e consigliere comuna-le dalla forza assessorile, si sono messi di buzzo buono per non dimenticare il caro Mario.

E non potevano che farlo con un minitorneo di calcio a sette.

In una sera, partite e ce-rimonia finale: nessuno ha perduto e tutti hanno vinto.

Giulio, Pippo, Vincenzo, Emanuele, Felice, Lello (ah, quello scavetto vano all’in-superabile Nicola…) e tutti gli altri hanno salutato con profondo affetto il loro Mario.

Che da una stella avrà ri-cambiato con un dolce sor-riso…

sto Vickpalek, icona biancone-ra, il profeta delle bollicine pallonare Zdenek Zeman lo nota e se lo porta a Pescara, la città natale del sontuoso decadente Gabriele D’Annun-zio, oro e lapislaz-zuli scintillanti so-pra uno sterminato lungomare.

Presto, i bian-cazzurri intrapren-dono la cavalcata trionfale che li con-durrà nell’Empireo del Pallone.

E così Antonio debutta in serie A. “Una grande emo-zione, indescrivibi-le. Per me è stato come un sogno che si avverava. Ho sempre desiderato calcare il palcosce-nico più prestigioso del mon-do del pallone e finalmente

posso dire di avercela fatta”, esplode di misurata fierezza

la voce dell’esterno difensivo.“Con mister Zeman sono

cresciuto tantissimo sia sot-to l’aspetto tattico sia sot-to quello caratteriale. Sono diventato più propositivo ed ho messo a disposizione del-la squadra la mia duttilità, giocando ora a destra ora a sinistra, per me non ci sono problemi. Eppoi, quando fai un campionato a vincere è normale che aumenti il carico delle responsabilità e gli oc-chi di tutti gli addetti ai lavori siano rivolti a chi sta facendo bene”, si guarda allo specchio con occhi puri Balzano.

Che con pudore si schermi-sce dinanzi ai sussurri di mer-cato, che lo vogliono già os-servato speciale da blasonate società: “Io qui a Pescara mi trovo benissimo e lavoro col massimo impegno ogni gior-no con mister Stroppa, poi si vedrà. Per ora, non mi faccio illusioni e continuo a fare il mio dovere come ho sempre fatto”.

Gli amici di Mario Meraviglia che hanno dato vita al torneo

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