Pakistan - HunzaAi piedi del Karakorum

Dopo il caldo spaventoso e rovente che assale in modo duro ed implacabile,nella valle dell’Indo, salendo, lungo l’antica via della seta che conduce in Cina,l’arrivo alle aspre montagne del KaraKorum, è visto come una manna del cielo.

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Le montagne si annuncianomolto prima di arrivarvi,appaiono ancora lontane, magià invitanti, si stagliano coni loro profili innevati, controun cielo blu cobalto e allorafinalmente si respira, dopol’inferno di calore, un’arialeggera, tersa, quasi fresca,ideale per diffondere unprofumo di naturaincontaminata, un profumo diterra vergine, umida, viva.

Ma forse, questa sensazione èsolo dettata da una specie disuggestione per il fatto ditrovarsi finalmente in un luogoa “dimensione d’uomo”!

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Guardando quei monti che hanno le cime più alte del mondo, ci si sente“illuminare d’immenso”: Himalayas... KaraKorams.. Hindukush… leggiamo questinomi sulle indicazioni ai bordi della strada e ci sentiamo sopraffatti dallealte guglie, bianche di neve perenne, dei ghiacciai che incoronano la valledell’Indo e si stagliano imponenti nel lontano orizzonte.

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Ecco allora da un lato il Nanga Parbat, la montagna assassina, che nonostante il profilo rassicurante di donna dormiente, continua a mietere centinaia di vittime.

Le spedizioni di alpinisti che hanno osato scalarla sono andate incontro a veri e propri disastri a causa di valanghe, crepacci, rottura improvvisa di ghiacciai. E ancora il Rakaposchi, montagna dalle vette altissime e inaccessibili, un deserto di pietra in verticale, che racchiude uno dei tanti pittoreschi ghiacciai..

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E sotto quest’estensione magmaticadi ghiaccio, completamente priva divegetazione, semplici e poveri villaggisi aggrappano alla loro oasi verde.

Sono pittoreschi, quasi indifesi nellaloro bellezza disarmante e appaionopiccoli, dominati dall’alto da unacornice quasi irreale.

Hunza è uno di questi villaggi: è unvecchio reame feudale, mai statoveramente indipendente, perchécostretto a sottostare ai vicini piùforti e prepotenti, ma fu, in passato,ugualmente ricco per il fatto diessere situato in una zona strategicamolto importante.

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Ora Hunza è particolarmente nota per le sue albicocche: d’estate esse fannobella mostra di sé, distese ad essiccare al sole, invitanti, coloratissime, inquasi ogni terrazza del paese.

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Appollaiato poi su una collinetta

di trecento metri, appare un

vecchio palazzo, probabilmente

messo lì a guardia del villaggio

sottostante, è forte Altit, ormai

in disarmo, un piccolo rudere,

retaggio di un’antica dominazione

feudale.

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Non è bello, ma la calma,

la serenità di vita,

nonostante la povertà

del luogo, la bellezza

dei monti intorno, la

trasparenza di un’aria

luminosa, fanno sì che

il luogo appaia ricco

di fascino.

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Da Altit ci si può spostare

all’altro forte, che per un

gioco di parole si chiama Baltit,

una vera e propria terrazza sui

ghiacciai, una costruzione

improntata ad un'architettura

di chiara derivazione tibetana.

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E’ emozionante trovarsi

nel silenzio della natura,

in un’aspra atmosfera

incontaminata, è bello

avvertire la piccolezza,

la fragilità, l’impotenza

dell’uomo di fronte alla

forza dell’infinito spaziale.

Pakistan - HunzaAi piedi del Karakorum

Pakistan - HunzaAi piedi del Karakorum

Se poi si organizzano escursioni o al ghiacciaio di Batura o ad Ultar, o ancorasi percorre la Karakorum Highway, verso nord, fino al passo Pasu e poi oltrefino al confine cinese, il panorama diventa fiabesco..

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...allora le alte vette che sistagliano intorno, paiono essereun anello di congiunzione tra ladivinità e l’umanità, l’assoluto edil contingente, tra il tempo el’eternità e l’emozione ètalmente viva da lasciare nelcuore immagini indelebili… e inquesto frangente, anche senzaesserne consapevoli, in unaromantica fuga dello spirito,al di là della bellezza dellemontagne innevate che stannodavanti ai nostri occhi, sentiamodi poter affermare insieme aGoethe che “in ogni cosa èpresente l’eterno”.