Due anni di governo Renzi

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#VENTIQUATTRO VERSUS #DODICI: IL PUNTO SUL GOVERNO RENZI Marzo 2016

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#VENTIQUATTRO VERSUS #DODICI: IL PUNTO SUL GOVERNO RENZI

Marzo 2016

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22 febbraio 2016: due anni esatti di Governo Renzi. Con la puntualità comunicativa che lo contraddistingue, il Presidente del Consiglio ha presentato #ventiquattro, ovvero delle slide (solito tocco autocelebrativo) con i principali risultati raggiunti durante la sua Presidenza.#ventiquattro contiene una serie di raffronti tra l’Italia di oggi e quella di due anni fa, mettendo a paragone alcuni dati considerati rilevanti (disoccupazione giovanile, andamento del PIL eccetera) secondo il classico metodo prima/dopo.Le slide hanno il dono della sintesi, ma fornire dei numeri secchi senza alcun dettaglio sui dati non aiuta a capire cosa effettivamente sia stato fatto e quali siano i reali meriti del Governo. Noi ci proviamo, in #dodici slide!

PUNTUALISSIMO, QUASI SCONTATO

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LE RIFORME DELL’ASSETTO POLITICO-ISTITUZIONALE

Il Governo Renzi è quello cui si devono le più profonde trasformazioni del quadro politico e istituzionale degli ultimi anni. Non è un’eresia dire, come molti sostengono, che si tratti di una nuova “fase costituente” del nostro Paese.Due le riforme principali, strettamente connesse tra loro: la nuova legge elettorale, l’Italicum, e la revisione costituzionale, il cui iter parlamentare è ancora in corso. Il Presidente del Consiglio ha giocato d’azzardo: la nuova legge disciplina le sole elezioni della Camera dei Deputati ed entrerà in vigore a luglio 2016.L’Italicum ignora il Senato perché, secondo la riforma costituzionale voluta dal duo Renzi-Boschi, i senatori non potranno più votare la fiducia al Governo e non saranno scelti dagli elettori. Se si andasse al voto prima del via libera alla riforma del Senato, insomma, voteremmo con due leggi elettorali diverse: davvero un bel rischio!

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Italicum e revisione costituzionale perseguono, nelle intenzioni del Governo, lo stesso obiettivo: semplificare il quadro politico, garantire maggiore governabilità del Paese e accorciare i tempi di decisione del Parlamento. L’Italicum prevede un premio di maggioranza per la lista che ottiene il 40% delle preferenze, oppure un doppio turno in caso di mancato raggiungimento della soglia. Sbarramento per le liste al 3%. In estrema sintesi: l’obiettivo della maggiore governabilità sembra raggiungibile; il rischio di una rappresentatività parlamentare altamente distorta, però, è alto. La revisione costituzionale, tra le altre cose, trasformerebbe il Senato: da 315 a 100 senatori provenienti da Comuni e Consigli Regionali. Ruolo marginale nell’approvazione delle leggi e niente partecipazione all’elezione del Presidente della Repubblica. Ma siamo sicuri che non sarebbe bastato modificare i regolamenti di Camera e Senato anziché scomodare la Costituzione?

FINE DEL BICAMERALISMO PERFETTO. NE VALEVA LA PENA?

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Il Governo ha messo mano anche a Province, Città Metropolitane e Comuni con la cosidetta “legge Delrio”: revisione delle funzioni senza modifiche al Titolo V della Costituzione, che saranno apportate con la revisione costituzionale.Le Province continuano a esistere ma sono quasi del tutto svuotate delle proprie funzioni: avranno solo compiti di pianificazione su trasporti, ambiente e mobilità, cui va aggiunta la gestione dell’edilizia scolastica. I rappresentanti della Provincia, che non saranno più eletti, non percepiranno alcuna indennità. Il risparmio complessivo, però, è inferiore agli annunci governativi.Sono state istituite le dieci Città Metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma Capitale, Bari, Napoli e Reggio Calabria), che prendono il posto delle rispettive Province. Funzioni d’area vasta per governare meglio territori omogenei. Un punto per Renzi, ma un grande neo: mancano ancora risorse sufficienti per farle funzionare.

PROVINCE ADIEU. CITTÀ METROPOLITANE WELCOME.

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LA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO

La riforma del mercato del lavoro, il cosiddetto Jobs Act, è uno dei cavalli di battaglia del Governo Renzi: contratto unico a tempo indeterminato a tutele crescenti e revisione dell’Articolo 18 tra le novità principali. Per il 2015, con un provvedimento specifico, vi è anche la decontribuzione per i neo-assunti.Questi provvedimenti si sono tradotti in un calo del tasso di disoccupazione dello 0,6% dall’insediamento di Renzi, e in un incremento di circa 606mila nuovi rapporti di lavoro instaurati nel 2015 rispetto all’anno precedente (dati INPS).Secondo l’Istat, però, i nuovi posti di lavoro netti sono circa 112 mila: l’INPS conteggia ogni contratto di lavoro stipulato in Italia (quindi, se una persona ha tre contratti con tre aziende l’INPS li somma tutti). L’Istituto di Statistica, invece, considera il numero netto di lavoratori.Nessun miglioramento, invece, sul fronte della riduzione del divario occupazionale tra uomini e donne.

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UN COLPO ASSESTATO ALLA PRECARIETÀ?

Sebbene non nelle proporzioni annunciate, il Jobs Act ha di certo creato occupazione. Con la modifica all’Articolo 18, di fatto, viene sdoganato il licenziamento per motivi economici: sarà sufficiente un indennizzo al lavoratore.Il contratto a tutele crescenti ha indubbi pregi: ha eliminato la giungla di contratti e ridotto fortemente la precarietà dopo un certo numero di anni di lavoro. Durante i primi tre anni di lavoro, però, il dipendente è considerato in prova e può essere licenziato senza diritto al reintegro.La decontribuzione per le aziende che assumono ha avuto un effetto balsamico nel 2015: la nuova legge di Stabilità l’ha prorogata al 2016, riducendone però significativamente l’ammontare.

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LA “BUONA SCUOLA”. UNA BUONA RIFORMA?

Ogni Governo porta in dote la propria idea di scuola, con annessa riforma e proteste degli studenti. Il Governo Renzi non fa eccezione: approvazione de la “Buona scuola” e studenti in piazza!La riforma presenta diverse luci: investimenti in edilizia scolastica, aumento delle risorse destinate alla cultura, assunzione di circa 150mila precari entro il 2016. Molto contestata la possibilità concessa ai Presidi di scegliere i docenti tramite nomina: prerogativa più adatta a un manager del settore privato che al responsabile di un istituto di istruzione pubblica.Ampliate le funzioni degli istituti scolastici, ma per il funzionamento a pieno regime — e per potere quindi valutare — occorrerà qualche anno: per i sostenitori della riforma, si tratta di un passo avanti verso modernizzazione e autonomia. I detrattori vedono la “Buona scuola” come un’aziendalizzazione dell’istituzione pubblica per eccellenza: chi vivrà vedrà!

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TASSE, IMPOSTE, TRIBUTI: COSA È CAMBIATO

I soldi per finanziare il taglio sono stati in parte reperiti da altre tasse.Ridotto il cuneo fiscale: oltre alle decontribuzioni per i neo assunti, il costo del lavoro è uscito dalla base imponibile dell’IRAP. E poi, gli 80 euro mensili sull’IRPEF per i dipendenti a basso reddito. Operazione da circa 10 miliardi: sono mancati incassi, ma che non fosse possibile avere botte piena e moglie ubriaca era chiaro dall’inizio!

Il sistema fiscale/tributario italiano necessitava di sem-plificazione, i cittadini di un alleggerimento della pressio-ne fiscale. Renzi l’ha capito e qualcosa è stato fatto, anche se la pressione fiscale in Ita-lia rimane la più alta della UE: per le imprese è oltre il 64%.Via l’IMU sulla prima casa, da giugno 2016 abolita la TASI sull’abitazione principa-le: beneficio economico per le famiglie, ma poca incidenza sulla pressione fiscale.

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Tra le diverse riforme del Governo Ren-zi, ed alcuni innegabili successi, ecco quella finora meno riuscita (è anche la più difficile, certo): il rilancio dell’e-conomia. Il PIL nel 2015 è cresciuto di un anemico 0,6%, siamo l’ultimo vago-ne del treno europeo in cui la ripresa è ovunque più sostenuta.Alcune riforme apprezzabili come il Pa-tent Box o lo Sblocca Italia sembrano non avere inciso più di tanto: i livelli di consumi e di produzione industria-le sono sostanzialmente identici a due anni fa. Sull’attrazione di investimenti esteri, invece, Renzi è stato molto più abile: promosso!

RILANCIO DELLA CRESCITA: QUANDO?

Il cambio di passo nell’eco-nomia dipende anche da variabili esterne, come il prezzo del petrolio, il co-sto dell’energia, la concor-renza dei Paesi extra-UE: un po’ più di coraggio per stimolare, ad esempio, la domanda interna, però, è innegabilmente mancato.

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AMBIENTE E DIFESA DEL TERRITORIO

Il dissesto idrogeologico è uno dei principali problemi del nostro Paese: a ogni pioggia abbondante, ovunque si rischiano frane, crolli e vittime. Il Governo Renzi ha promesso investimenti di 9 miliardi in 7 anni per curare un territorio malato.Il primo Piano è da 1,3 miliardi, di cui oltre 700 già stanziati: bene. Il problema risiede nelle lungaggini e nelle lentezze burocratiche (gran parte delle risorse spettano a Regioni e Commissari): allo stato at-tuale, solo una piccola parte di questi fondi ha dato vita a cantieri già operativi.Con lo Sblocca Italia, il Governo Renzi ha definito strategica l’attivi-tà di “ricerca e coltivazione di idrocarburi”, che in soldoni significa via libera all’uso delle trivelle in cambio di più petrolio: una scelta felice? Di certo, il 17 aprile gli italiani potranno dire la loro nel Referendum abrogativo!

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Nei confronti della UE, Matteo Renzi ha adottato un approccio a due fasi: molto allineato all’establishement fino al non entusiasmante Semestre Italiano di Presidenza, ha iniziato ad alzare deci-samente i toni durante il secondo anno del proprio mandato.Dopo avere in sostanza fatto fronte comune, seppur con i dovuti distinguo, con Angela Merkel durante i giorni della trattativa con la Grecia del primo Go-verno Tsipras, Renzi ha iniziato a chie-dere all’Europa maggiore flessibilità sui conti pubblici.

RENZI E L’EUROPA: SE QUESTO È AMORE...

D’altronde, quasi tutte le manovre del Governo Ita-liano sono fatte in deficit e la loro buona riuscita non può che dipendere da un allentamento delle maglie europee, specie in mancan-za della tanto attesa e mai varata spending review: in primavera l’UE ci farà sape-re se le proposte di Renzi saranno accolte. Aspettiamo fiduciosi!

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DOVE C’È FUMO C’È ARROSTO?

Due anni di Governo Renzi, dunque: tantissime le cose annunciate, tante quelle fatte. Alcune di queste ci sembrano dei passi avanti, altre invece misure più di comunicazione che di sostanza. Nel complesso però, il giudizio può essere positivo in attesa che ven-gano risolti alcuni nodi imprescindibili.Qualche esempio? La gestione dei flussi di migranti; un maggiore impegno per la crescita economica; la maggiore flessibilità in-cassata dall’UE; la riforma del catasto; il completamento (quale?) del percorso già avviato su unioni civili e adozioni. Occorre poi portare a termine la revisione costituzionale, altrimenti il corto circuito con la legge elettorale e il nuovo assetto degli enti locali sarà inevitabile.Il 2016 sarà un anno cruciale per il Governo Renzi: attendiamo fidu-ciosi di vedere, tra 12 mesi, se alcune delle priorità elencate saran-no inserite in #trentasei, il prossimo pacchetto di slide che, siamo certissimi, potremo consultare nel prossimo febbraio! A meno che...

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