7 URPERQH WDOLD 0DJD]LQH - Gran Partita

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Transcript of 7 URPERQH WDOLD 0DJD]LQH - Gran Partita

numero 2 - Gennaio/Febbraio 2008

www.iltrombone.it

Trombone ItaliaM agazine

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VINCENZO PARATOREIL PRIMO ITALIANOA VINCERE A PORCIA

IL TROMBONE ANTICO:INTERVISTA AMAURO MORINI

IL TROMBONE JAZZ:INTERVISTA AMARCELLO ROSA

IL TROMBONE INORCHESTRA:GUGLIELMO TELL

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• Editoriale Pag. 2 • Concorso Città di Porcia: intervista a Vincenzo Paratore Pag. 3 • Concorso Città di Porcia: intervista a Gianpaolo Doro Pag. 5 • Un pò di storia: Storia della King (seconda parte) Pag. 8 • L’Oracolo: coulisse leggera o pesante? Pag. 10 • Il trombone antico: intervista a Mauro Morini Pag. 11 • Lo spartito: Villanella di Orazio Vecchi Pag. 14 • Il trombone in orchestra: Guglielmo Tell Pag. 17 • Trombonica: Recensione CD “Zeitlos” Pag. 19 • Il trombone Jazz: Intervista a Marcello Rosa Pag. 20 • Marcello Rosa: recensione cd “A child is born” Pag. 25 • Negozi di Musica: Grassi Renzo Pag. 26 • Audizioni e concorsi Pag. 27 • Sosteniamoci Pag. 29

Trombone Italia Magazine Rivista no profit aperiodica realizzata dallo staff di www.iltrombone.it. Tutto il materiale che troverete all’interno di queste pagine è di esclusiva pro-prietà degli autori e solitamente è originale e inedito. Vogliate informarci nel caso in cui trovaste del materiale già edito e sotto diritto di copyright, a meno che lo stesso non sia stato chiaramente richiesto all’autore precedentemente. Questa rivista non rappresenta una testata giornalistica perché viene pubblicato senza alcuna periodicità fissa. Non può considerarsi quindi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. La costituzione italiana non ammette in modo assoluto censure o autorizzazioni particolari per dif-fondere il libero pensiero che può essere diffuso con ogni mezzo, sempre che chi lo eserciti non contravvenga a nessuna legge. La censura è incostituzionale, vietata dall'articolo 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

INDICE

DISCLAIMER

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Il 2008 è appena iniziato ed un grande 2007 per il mondo trombonistico italiano si è concluso. Vincenzo Paratore vince il Primo Premio al Concorso Internazionale Città di Por-cia, Massimo La Rosa vince il concorso per Principal Trombone alla Cleveland Or-chestra, Gianluca Petrella vince il Premio “Eurodjango” e, mi scuso per l’autocitazione, Daniele Morandini viene nominato Principal Trombone della Israel Philharmonic Orchestra. A lato di questi “dati” inconfutabili, girando un po’ per il mondo ed incontrando illustrissimi colleghi mi sono ormai convinto che all’estero c’è molto più rispetto verso il “made in Italy” trombonistico di quanto non ce ne sia in realtà in Italia. Cito ad esempio un estratto dell’intervista che l’International Trombone Associa-tion ha fatto a Michel Becquet in occasione del conferimento dell’ITA AWARD per il 2007, a Becquet stesso, e pubblicata nell’ultimo numero dell’ITA Journal del 2007: “il livello internazionale è estremamente alto, e paesi come l’Italia… stanno pro-ducendo ottimi strumentisti” Questa affermazione a mio giudizio, specie per chi l’ha fatta, ha un peso rilevan-te: i trombonisti italiani sono una realtà internazionale. Un tale “status” impone però alcune riflessioni: è il sistema scolastico e formativo italiano all’altezza della situazione? Potrà mai succedere che inizino dei flussi di immigrazione e si fermino quelli di emigrazione per quanto riguarda gli studenti? Stiamo facendo abbastanza per tenere “alto il Tricolore” e diffondere la nostra cultura? A parte di queste domanda la risposta che per prima mi viene in mente è che intanto c’è bisogno di un’Associazione che ci rappresenti tutti come entità vera e che possa promuovere non solo le attività italiane e dei trombonisti italiani, ma che possa anche mettere in moto un “movimento riformista” che guidi in qual-che maniera la realtà italiana verso una posizione di rilievo non solo a livello di sin-goli individui ma come espressione globale del nostro trombonismo a tutti i livelli. I numeri, le persone ed i personaggi non mancano: armiamoci di amor proprio e di amore per la Cultura con la “C” maiuscola e portiamo un po’ di Luce sul nome dell’Italia, troppo spesso coperto dall’ombra.

Daniele Morandini

EDITORIALE

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Complimenti, benvenuto e grazie per la tua disponibilità! Come ci si sente dopo aver raggiunto questo traguardo? cambiati? Cambiato no per niente! sinceramente devo ancora realizzare pienamente tutto ciò perchè per sei mesi non ho fatto altro che studiare per il concorso. la prima cosa a cui ho pensato è stato “che bello!!!ho raggiunto un grande livello”,che non è bello solo a Catania (dove vivo e lavoro)ma ovunque io vada e questo mi riempie di immensa gioia! Con quale spirito hai affrontato il concorso? Con molta carica e con i piedi per terra e la cosa (per me) più importante a cui ho pensato è stata quella di fare bella figura a prescindere dal risultato…non pensavo di vincere il concorso, non perchè non credevo nelle mie capacità ma perché immaginavo che ci sarebbe stata gen-te più brava di me…sai sono molto critico con me stesso e molto ambizioso. Quando hai iniziato a prepararti?hai seguito degli insegnanti? Ovviamente a giugno quando è uscito il programma…in estate ho seguito due corsi di perfezio-namento con due solisti internazionali…p.s. secondo me non si deve aspettare un concorso im-portante per fare dei corsi di perfezionamento ma cercare di seguirne quanto più possibili per a-vere una marcia in più rispetto agli altri e non mollare mai di studiare !!!!!!!!! Hai usato un differente equipaggiamento da quello che solitamente usi in orchestra? No. Come concili il tuo essere solista con il lavoro di primo trombone? Ma sai, essendo in due è “poco” più facile visto che per il teatro lavori solo al 50%... in tutta Italia è così,non so fuori perchè non sono mai andato a suonare con un’orchestra estera. Tu sei un esempio di made in Italy come anche Massimo La Rosa che saluto,e se andiamo indie-tro Candotto, Bandini, Conti, Profanter, Zoldan. Da tempo si parla del fatto che il nostro sistema di educazione musicale non sia più all'altezza della concorrenza e salvo rari casi,è molto difficile reggere il passo con l'estero: cosa ne pensi? Più che made in Italy direi made in Sicily, per ricorda-re che questo è stato l’anno dei trombonisti siciliani; Massimo La Rosa è stato il primo italiano a vincere in America, Giuseppe Mendola ha vinto a Vene-zia e per chiudere in bellezza io ho vinto Por-cia…!!! in Italia abbiamo tanti bravi prof. di trombone ma quello che ci penalizza è il sol-feggio parlato…la musica si canta , non si parla !!! quindi abbiamo un’ottima scuola di trombone ma non di musica…

INTERVISTA a Vincenzo Paratore

Il vincitore!

Concorso Città di Porcia

4 E’ giunto secondo te il momento di dire che esiste uno stile italiano per il trombone oppure la real-tà è troppo eterogenea? Direi che lo stile italiano è sempre esistito, non è stato stabile come altri stili,che a differenza del nostro si sono sempre più evoluti, e purtroppo non è quasi mai uscito dall’Italia mentre gli altri so-no arrivati e hanno dettato legge ! quindi manca questo export, ma piano piano ci riusciremo grazie a tutti i trombonisti che lavorano all’estero come te !!! Da tempo ci si sta attrezzando per fondare l'associazione italiana dei trombonisti,la ritieni un'azio-ne positiva? se si perché? La ritengo positiva per il semplice fatto che è arrivato il momento in cui i trombonisti italiani abbia-no un punto di riferimento e magari tramite l’associazione si potrebbero organizzare concerti con i più grandi trombonisti, quartetti,quintetti, brass band, etc……… Chi sono i tuoi musicisti e nello specifico trombonisti di riferimento? Mi piacciono allo stesso modo Michel Becquet e Jacques Mauger(prima come musicisti, poi co-me trombonisti) ma mi piacciono molto anche Joseph Alessi, Christian Lindberg (più come trom-bonisti) e il grande Maurice Andrè . Tre consigli per preparare bene un concorso internazionale? 1) studiare “sempre” la tecnica del trombone, anche la più noiosa. 2) studiare tanti concerti e suonare il più possibile con un pianista e non aspettare per forza la pubblicazione dei concorsi. 3) suonare quasi sempre in pubblico per acquisire più disinvoltura. Così secondo me si forma il musicista(no il trombonista) perché nei concorsi internazionali si fanno concerti non note lunghe !!!!!!!!!! Grazie mille per essere stato con noi, un'ultima domanda a tema libero: (parla di qualcosa che ti preme o che ti fa piacere dire). Mi preme il fatto che in Italia si pensa troppo al trombone e poco alla musica. all’estero fanno la differenza perché pensano il contrario e qui mi ricollego al solfeggio parlato. Secondo me i conservatori dovrebbero organizzare almeno due volte l’anno dei master con i grandi trombonisti. Si pensa che in America tutti suonano con bocchini grandi, fanno solo note lunghe e suonano solo fortissimo (non è così!) oppure che i francesi hanno tutti il suono piccolo e non capiscono niente di trombone (mi pare sia l’esatto contrario!). Invece mi fa piacere dire che il maestro Mauger è un grande musicista, trombonista e un ottimo insegnante; mi ha dato tanto negli anni in cui ho studiato con lui (1996-2003 tra corsi, conservato-rio superiore di Parigi e Accademia Nazionale S. Cecilia di Roma) e vorrei ringraziarlo pubblica-mente! P.s. un’ultima cosa : vorrei precisare che con qualsiasi maestro vai a studiare non devi mai copia-re ma imparare; solo così riesci a formarti una tua personalità. grazie daniele e complimenti anche a te per il ruolo che ricopri. un abbraccio e in bocca al lupo per tutto!!!!!

Intervista di Daniele Morandini

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Come è nata l'idea del concorso? Il Concorso Internazionale “Città di Porcia” nasce da un’idea del suo Direttore Artistico nonché fondatore e cornista, prof. Giampaolo Doro. Lo scopo del Concorso, fin dai suoi esordi, è quello di promuovere l’incontro tra giovani musicisti provenienti da scuole e tradizioni musicali diverse attra-verso il confronto di stili interpretativi e tecniche strumentali differenti. Inoltre il Concorso ha sem-pre voluto essere un trampolino di lancio per giovani musicisti e un’occasione per far emergere nuovi talenti e futuri solisti: non è un caso che tutti i vincitori delle passate edizioni abbiano rag-giunto importanti posizioni in seno ad alcune delle più prestigiose orchestre europee. Con quale ottica è stato possibile portare a questo livello il concorso? Il Concorso nasce nel 1990 come mezzo di valorizzazione degli ottoni e nel 1996, dopo sei anni di crescente e intensa attività, diviene membro della Federazione Mondiale dei Concorsi di Musica di Ginevra, aggiudicandosi così un posto di primo piano a livello mondiale tra i concorsi di musica riservati ai fiati. Questo prestigioso riconoscimento, sottolinea l’importanza e la qualità del “Città di Porcia”, che grazie ai suoi elevati standard e alla volontà del suo ideatore si è imposto come l’unica manifestazione italiana riservata esclusivamente agli ottoni e come uno dei Concorsi tra i più qualificati al mondo. A confermare la particolarità di questo Concorso sono tre caratteristiche fondamentali: una Giuria molto qualificata, composta ogni anno da musi-cisti e docenti di fama internazionale, scelti tra i personag-gi più rappresentativi delle diverse scuole musicali e na-zionalità; i Premi che ammontano ad un totale di € 18.000,00 Euro e sono suddivisi come segue: primo premio € 8000,00; secondo premio € 4.500,00; terzo premio € 3.000; A ciascun finalista non vincitore viene assegnato un premio di € 750,00 e a tutti e cinque i finalisti viene offerto bed&breakfast per gli ultimi tre giorni del concorso. Inoltre da quest’anno è stato introdotto anche il premio del pubblico pari a € 1000,00 che viene assegnato tramite votazione diretta dl pubblico presente in sala durante la Finale con orchestra; un Programma musicale impegnativo e selet-tivo che si articola in ben quattro prove.

INTERVISTA a Gianpaolo Doro Il direttore artistico del

concorso

Concorso Città di Porcia

6 quali sono le persone che hanno in maggior parte contribuito a rendere il concorso quello che è? Il Concorso deve il suo successo all’Associazione Amici della Musica “Salvador Gandino” che ne è l’ente organizzatore, all’instancabile operosità del suo Direttore artistico e allo Staff, che negli ultimi anni non ha conosciuto alcun turn over all’interno del suo organico. Inoltre il Concorso non avrebbe potuto raggiungere i livelli di eccellenza, che oggi gli competono, senza il sostegno eco-nomico e il patrocinio di Enti pubblici e privati quali il Ministero dei Beni Culturali, la Regione Friuli Venezia Giulia, la Provincia di Pordenone, il Comune di Porcia, la Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, la FriulAdria Crédit Agricole, il Comune di Pordenone e da quest’anno an-che l’Ambasciata di Svezia. Non va inoltre dimenticato che un Concorso come il “Città di Porcia” ha bisogno di molti spazi per il suo svolgimento e in questo senso è di grande importanza la dispo-nibilità della Fiera Internazionale di Pordenone, che ogni anno garantisce alla manifestazione tut-te le sale necessarie alle prove libere e obbligatorie. La Serata Finale con accompagnamento dell’orchestra viene ospitata già da un paio d’anni nella splendida cornice del Nuovo Teatro Co-munale “Giuseppe Verdi” di Pordenone, terminato nel 2005 e concepito con un’attenzione parti-colare per la musica, curando in particolar modo la sua acustica. come è nata l'idea di alternare 4 strumenti?; Al corno, strumento delle prime edizioni , si sono poi aggiunti la tromba e il trombone fino alla tu-ba, che è entrata a far parte del concorso nel 2004 completando la rosa degli ottoni, che si avvi-cendano a rotazione quadriennale. L’intenzione del Concorso era ed è ancora quella di dare spazio agli ottoni e con esso uno stimolo ed un impulso alla scuola italiana, che negli ultimi 15/20 anni ha fatto crescere numerosi validi solisti, stimati e apprezzati al pari dei loro colleghi europei ed extraeuropei. quale dei 4 concorsi (strumenti), vi ha dato fino ad ora più soddisfazione? Tutti e quattro gli strumenti a concorso hanno sempre dato grande soddisfazione all’Organizzazione, ognuno in maniera differente o per il numero di iscritti e partecipanti, o per la varietà della provenienza geografica, oppure in termini di qualità musicali dei partecipanti, o an-cora per i riscontri positivi della stampa specializzata e i complimenti ricevuti sia dai membri della Giuria che dagli stessi musicisti in gara. quest'anno avevate una rappresentanza mondiale, dal sud africa, alla cina/giappone fino al sud america, come fate ad organizzarvi per accogliere al meglio questi musicisti?; Ogni anno il Concorso può vantare un’affluenza di concorrenti da ogni parte del mondo: tutti i musicisti sono autonomi nell’organizzare il viaggio e il pernottamento durante il concorso ma ven-gono anche costantemente aiutati dall’organizzazione che fornisce loro tutte le informazioni ne-cessarie. Nella brochure così come nel sito internet del Concorso i partecipanti, oltre al regola-mento, al programma musicale e alla scheda d’iscrizione, possono trovare tutti i dati relativi agli Hotel convenzionati con il Concorso “Città di Porcia”. Lo Staff, inoltre, è sempre disponibile sia via e-mail sia per telefono ad aiutare i musicisti a reperire la soluzione allog-giativa a loro più conveniente ed adeguata. Inoltre gli Hotel convenzionati, dopo anni di esperienza e collabo-razione, sono sempre molto disponibili nel capire le esi-genze dei concorrenti, garantendo loro la possibilità di studiare anche in albergo.

7 sono tutti professionisti o ci sono in media anche studenti o neodiplomati? Il Concorso “Città di Porcia” prevede esclusivamente un limite d’età per i partecipanti (30 anni per corno, trombone e tromba e 35 anni per la tuba) mentre non pone restrizioni per quanto ri-guarda il titolo di studio. I concorrenti vengono valutati solo in base alle loro capacità esecutive, pertanto possono partecipare sia professionisti già in carriera che neodiplomati ma anche giovani dotati di particolare talento. Non a caso nel 1999 a vincere il primo premio fu il trombettista fran-cese David Guerrier di soli quindici anni, mentre nell’edizione 2006 sempre dedicata alla tromba ad aggiudicarsi il secondo premio è stato il quattordicenne spagnolo Ruben Gijon Simeò. pensate che per il futuro, sara' possibile aprire una parte di concorso esclusivamente per dilettanti/studenti ? Nonostante l’ammirazione e la grande considerazione per tutti quei Concorsi che dedicano le loro energie alla valorizzazione dei giovanissimi, risulta difficile pensare di aprire una parte del Concorso ai dilettanti in genere perché il “Città di Porcia” è nato e si è sviluppato rivolgendosi in modo particolare ad una fascia di strumentisti già proiettati verso una futura carriera solistica. Ai partecipanti viene infatti richiesto di possedere qualità musicali e preparazione tecnica non co-muni e il Concorso, da parte sua, offre ai musicisti competenza e professionalità di alto livello, rap-presentate da una Giuria qualificata, importanti Premi e un Programma musicale impegnativo. D’altro canto il “Città di Porcia” ha sempre pensato all’importanza per i dilettanti e gli studenti in genere di potersi raffrontare con musicisti già formati ed è per questo che tutte le prove del Con-corso sono aperte al pubblico.

Intervista di Mirko Dalle Mulle

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UN PO’ DI STORIA: STORIA DELLA KING

Con l’inizio della guerra l’azienda fu impossibilitata a costruire molti strumenti sebbene il diparti-mento assistenza rimanesse aperto, e la signora White lavorò duro per avere contratti con il go-verno. La forza lavoro era molto abile e particolarmente adatta a mettere insieme sassofoni con molte parti che dovevano essere intonate in modo giusto. Con questo in mente, il governo affidò alla King due grossi contratti. Il primo per assemblare unità radar (radio e antenne) per la Marina e l’Esercito. Il secondo, visto la capacità dell’azienda di eseguire lavori complessi con l’argento, riguardò l’assemblaggio delle parti in argento dei fusibili di prossimità. Ogni unità radar era forma-ta da molti componenti e difficile da assemblare, e gli artigiani della King lavorarono molte ore per incrementare la produzione.

Durante questo periodo, la signora White, Presidente della H. N. White, dovette rassicurare la rete dei venditori che una donna Presidente avrebbe significato ancora che l’azienda stava focaliz-zando l’attenzione su buoni prodotti di grande qualità non appena la guerra sarebbe finita. La maggior parte di venditori furono felici del cambiamento e continuarono il loro rapporto con la King. Quando la guerra si avvicinò a conclusione, il lavoro lentamente riprese su una nuova linea di strumenti da introdurre non appena questa fosse finita. La H. N. White completò una espansio-ne di 250000 dollari che incrementò la produzione del 50%. Il totale di contratti dovuti alla guerra portarono all’azienda in totale 5 milioni di dollari.

La figlia della signora White Cathryn (Kay) White Ludwig (sposata con William F. Ludwig Jr) diven-ne Vice Presidente e direttore della pubblicità nel 1945. Fu responsabile del mettere insieme il Ca-talogo White e della convocazione di migliaia di rivenditori l’anno. Uno dei primi cambiamenti che fece fu di cambiare il logo “KING” con una corona e aggiungere l’incisione “World’s Finest”. Questo cambiamento segnò l’entrata in ciò che alcuni credono i migliori anni dell’azienda. Qual-che anno più tardi, il 21 settembre del ’47 diede alla luce una bambina chiamata Ellen.

Con la signora White al timone, l’azienda continuò a fare profitti e nel ’46 Edna introdusse il primo programma di gratifiche, basato su una quota di produzione determinata su quella dell’anno pre-cedente. Ella avrebbe speso molto del suo tempo nell’attività lavorativa e nell’intrattenere i clienti nella sua abitazione al 2820 di Broxton Road di Shaker Heights (comprata nel ’48). Dedicò comun-que anche del tempo alla nipote Ellen.

L’artista più popolare della H. N. White durante gli anni ’40 e ’50 fu Tommy Dorsey, “il Gentiluomo Sentimentale dello Swing”, fu un maestro nel creare caldi sentimentali e superbi balli e ritmi orec-chiabili. Tommy visitò spesso Cleveland, e passò molto tempo alla produzione collaborando stret-tamente con gli artigiani. Con il contributo e la pubblicità di Dorsey i tromboni King continuarono ad essere i migliori al mondo.

Seconda parte

traduzione dal sito www.hnwhite.com

9 Anche dopo la guerra la signora White fece ripartire la produzione solo degli strumenti più fa-mosi e redditizi, che portò la gamma ad una trentina di modelli. Contemporaneamente la King introdusse una nuova linea di sax chiamata Super 20. Fu commercializzato come un nuovo sax ma in effetti fu un miglioramento del popolare Zephir Special che restò in produzione per poco tempo. Il Super 20 fu un immediato successo di vendite e fu suonato da grandi musicisti come Julian “Cannonball” Adderley e Charlie “The Bird” Parker.Più tardi nel ’46, furono intro-dotte anche le nuove trombe Super 20 con doppio canneggio e campana in argento suonate da grandi musicisti quali Harry James e Ziggy Elman.

Nel 1953, con lo scoppio della guerra di Corea la H. N. White dovette affrontare di nuovo una crisi di vendite. Edna, velocemente si aggiudicò un altro contratto governativo per la produ-zione di parti di radar. Allo stesso tempo le forze armate fecere un grosso ordine di strumenti per banda mentre un’altra agenzia governativa rifiutava la produzione aggiuntiva di ottoni de-finendoli “…realmento non necessari”. Per soddisfare le esigenze delle forze armate e la pro-duzione di strumenti la signora White incrementò le ore di lavoro settimanali da 46 a 56. I venditori comprarono così tanti strumenti memori della paura di ciò che era successo durante la seconda guerra mondiale e le vendite crebbero del 30%. Per i due anni successivi la situa-zione non cambiò e la forza lavoro passò da 250 a 300 operai.

Alla fine del 1952 Cathryn divorziò dal marito riprendendo il cognome White e si dedicò a tempo pieno al lavoro e alla famiglia. Le sue responsabilità crebbero inclusa la sostituzione della madre quando questa era ammalata o in vacanza. Durante questi anni Cathryn lavorò duramente per portare in ogni occasione artisti famosi a sponsorizzare il marchio King. Nel ’52 attraversò il paese per parlare con i venditori e lavorare in una convention musicale a Las Vegas. Il suo duro lavoro fu ricompensato quando convinse Harry James a fermarsi in fabbri-ca e provare il nuovo modello di tromba Super 20. Harry voleva uno strumento che avesse le valvole spostate qualche centimetro in avanti a causa delle sue braccia lunghe e mentre era a Cleveland gli misero a disposizione un team di progettisti ed artigiani a lavorare sulle sue spe-cifiche. Dal momento in cui Harry lasciò la fabbrica abbandonò la sua Selmer per una H. N. White “Super 20 Silver Sonic” e siglòun accordo per pubblicizzare le trombe King. Le prime Super 20 per Harry erano di produzione normale, ma dalla fine del 1952 Harry entrò in pos-sesso del suo modello personalizzato. Questo cambiamento della tromba e della conseguente pubblicizzazione fu dovuto in larga parte all’amicizia che si instaurò fra Harry James, Edna e Cathryn.Nei successivi 13 anni, quando passava da Cleveland, Harry si sarebbe fermato allo stabilimento King (per prendere una nuova tromba) e avrebbe passato delle ore a parlare con “Mom White” (Edna) restando a cena da lei prima dei suoi concerti. Ogni volta che Harry era in città, nei giorni di festa, cenava a casa di Edna.

Per tutto il 1950 la H. N. White fece degli sforzi per portare continui miglioramenti ai modelli. La qualità era in ogni strumento e l’azienda garantiva i propri prodotti con-tro difetti di fabbricazione e di materiali per tutta la vita dello strumento.

Nel 1951-53 Fu lanciato sul mercato il nuovo trombone 3B che continuò il successo e confermò la leadership sul mercato dei tromboni e fece salire ancora le vendite. Sempre nel 1950 il marchio “Silver Tone” o gli strumenti con campana d’argento furono rinominati “Silversonic”.

10 Agli inizi del 1962 si decise che il marchio American Standard sarebbe stato eliminato e sostituito da Tempo. La linea di strumenti Tempo restò la stessa fornendo al cliente grandi strumenti ad un prezzo basso. L’azienda quindi aveva tre marchi: King, Cleveland e Tempo. Intorno alla metà del 1964 divenne chiaro che la fabbrica era obsoleta. La King aveva costruito strumenti nello stesso edificio per più di 50 anni ed era necessario un nuovo stabilimento. Nel 1964 Edna prese 50000 metri quadrati di terreno per il nuovo stabilimento a Eastlake in Ohio. Un altro grande cambiamento avvenne nel settembre del 1964 quando Cathryn modificò il logo King con la moderna corona ancora oggi in uso. Poi nel 1965 la salute di Edna peggiorò e d’accordo con la figlia decisero di vendere l’azienda a Nate Dolan e soci. Nei pochi anni successivi Edna sareb-be andata al lavoro a Eastlake aiutando la costruzione del nuovo impianto che non le piacque come quello del 5225 Superior. Edna morì nel 1969 e Kay nel 2005. Gli eredi di Kay sono due nipoti che vivono in Ohio.

traduzione di Vincenzo Ierace

La definizione “leggera” o “pesante”, riferita alla coulisse del trombone, è spesso usata in maniera impropria. Per coulisse pesante si intende una coulisse i cui tubi sono general-mente formati con lo stesso ottone che costituisce il corpo dello strumento. Quindi si tratterebbe di una coulisse “regolare”. Questa coulisse ha un’ampia risonanza, che assicura un timbro “orchestrale” e grande allo strumento.

Per coulisse leggera, intendiamo una coulisse effettivamente più leggera, quindi con tubi più sottili (es. le coulisse Courtois), oppure delle coulisse in nichelargento, che hanno delle qualità di riso-nanza diverse rispetto alla coulisse regolare: più “pronte”, ma con meno capacità di contribuire alla tenuta del suono ad ampie dinamiche.

Le vere coulisse “pesanti”, sono quelle costruite con la curva finale appesantita, al fine di assicu-rare presenza e potenza anche nel registro basso.

Ovviamente, come in tutte le cose, una determinata coulisse offre in un senso e leva in un altro: con la coulisse pesante si suona forte e teso, ma con una leggera si fa meno fatica e lo strumento risulta più immediato.

Una combinazione molto apprezzata in orchestra, soprattutto di stampo americano, è la coulisse regolare gialla con la campana gialla. Nell’orchestra europea frequente è l’abbinamento tra la coulisse leggera e la campana ramata.

Enrico Crippa

L’ORACOLO: Coulisse leggera o pesante?

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Mauro Morini. Diplomato al Conservatorio "F. Morlacchi" di Perugia con il M° Claudio Menci. Studi successivi con Branimir Slokar, Eitan Bezalel, Peter Goodwin e, per la musica antica, con David Bellugi, Bruce Dickey e Charles Toet. Collabora da anni con alcune tra le maggiori formazioni specializzate nel repertorio medievale, rinascimentale e barocco (Il Giardino Armonico, Ensemble Daedalus, La Reverdie, Capella Duca-le Venetia, Ensemble Micrologus, Ensemble Concerto, Accademia Strumentale Italiana, Cappella della Pietà dei Turchini, RSI di Lugano, Concerto Palatino, I Barocchisti, La Stagione Armonica, Cantar Lontano, La Venexiana, Accademia Bizantina, Concerto Italiano, Orchestra Barocca di Venezia, Cantica Symphonia, Kees Boeke Consort e Hilliard Ensemble...). In questa veste ha svolto un'intensa attività artistica in prestigiose rassegne e festival internazionali in Italia, Francia, Svizzera, Repubblica Ceca, Slovacchia, Germania, Slovenia, Spagna, Austria, Belgio, Grecia, Portogallo, Israele, Egitto, Marocco, Olanda, Inghilterra, U.S.A… Ha effettuato numerose registrazioni televisive e radiofoniche (RAI, RSI, Suddeutscher Rundfunk Stuttgard, Radio France, TVKoper, Schweizer Radio DRS 2, RNE, UER, Supercable, Deutschlandra-dio Berlin, RaiSat, Bayerischer Rundfunk... ) e incisioni discografiche ( Quadrivium, Florence International/Harmonia Mundi, Fonit-Cetra, Amadeus, Victorie Music, New tone/CGD, Dynamic, Sonitus, Sarxs Records, Arcana, Bongiovanni, Arts, Tactus, Stradivarius, EMI Classic, Opus 111... ) che hanno riscosso ottime recensioni della stampa specializzata e importanti premi e riconosci-menti (5 Diapason, 5 Goldberg, Segnalazione al Premio del Disco Fondazione Cini di Venezia, 9 Répertoire, 10 Répertoire, ffff Télérama, Choc du Disque, Diapason d’or de l’année ecc …). E’ docente della cattedra di tromba e trombone al Conservatorio “F.Venezze” di Rovigo. Quando hai scoperto gli strumenti antichi (sacqueboute e serpentone) e di conseguenza quale è stato il percorso di studio? Molti anni fa, ho avuto l'occasione di cominciare a suonare il cosiddetto trombone barocco (termine secondo me improrio, parlerei piuttosto di strumenti "storici") in un gruppo di musica e danza rinascimentale che si era formato vicino alla mia città. Non ne sapevo nulla ovviamente, ma ero molto curioso, son sempre stato molto aperto e senza preclusioni di sorta in campo musi-cale. Ho cominciato così, ho comperato il primo strumento che ho trovato (un chiodo!) e mi son trovato in un mondo completamente diverso rispetto a quello degli strumenti "moderni". Sia per il tipo di repertorio, ma soprattutto per l'approccio, per le moltissime possibilità di combinazioni tim-briche possibili con gli altri strumenti antichi, per la scoperta stessa di molti di questi strumenti e di tutto un mondo a volte ignorato, altre addirittura denigrato, dalla cultura accademica ufficiale. Mi ha di sicuro aiutato, tra le varie esperienze, l'aver fatto un pò di jazz in big band, il vedere le cose scritte in un modo e doverle poi suonare in un altro, andando a ricercare gli stili, le articola-zioni ecc ecc... Era all'incirca il 1990. Da li in poi è stato tutto un ricercare, con fatica ovviamente perchè in Italia non c'era quasi nessuno che suonava questo strumento, non c'erano scuole in cui si faceva "musica antica" (altro termine improprio...), e io già lavoravo. Ho cominciato i primi lavori, un primo corso alla Chigiana con Bruce Dickey e Charles Toet che mi ha poi invitato a Basilea dove teneva degli stage. E sono andato. E li ho scoperto un altro mondo.

IL TROMBONE ANTICO

Intervista a Mauro Morini

12 Avrei voluto iscrivermi e frequentare la scuola in modo regolare, ma per motivi di famiglia non po-tevo certo lasciare il lavoro e mettermi a fare lo studente a tempo pieno, però per diverso tempo ho seguito i corsi a Basilea, andando ogni tanto per una settimana. Il resto poi me lo son costruito nel tempo, sul campo di battaglia, mantenendo sempre vivo lo spirito di curiosità e di ricerca. In che modo pensi sia corretto studiare la tecnica ed il repertorio di questi strumenti? Credo che innanzitutto sia fondamentale aver voglia di mettersi in discussione. Se questo punto è prioritario, tutto il resto viene di conseguenza. Il rapportarsi con uno strumento piuttosto che con un altro, con un repertorio piuttosto che con un altro, con la musica di un'epoca piuttosto che di un'altra, presuppone che chi lo fa si ponga il problema. Per la maggior parte degli "ottoni" che si formano seguendo i corsi tradizionali dei nostri Conservatori, questo è un mondo tutto da scoprire. E da esplorare con parametri diversi. La tecnica acquisita con gli studi tradizionali dello strumento moderno va bene, ma non è sufficiente, per quanto possa essere eccellente. Anzi a volte alcuni aspetti possono risultare impropri, per cui va integrata per sviluppare altre capacità intepretative. Un trombonista ha molto da imparare da chi suona il cornetto, il violino, la viola da gamba, e an-che da chi suona una cornamusa, una bombarda...e da chi canta! La tecnica sta fondamental-mente non nel suonare le note, ma nel suonare la musica, molto spesso sta nel trattare lo strumen-to come se fosse un altro, o come se fosse una voce. E poi viene il resto. Suonare un pezzo rispet-tando il testo scritto sotto, cercando di fraseggiarlo e articolarlo come una voce, o anche pen-sandoci un testo sotto anche se il pezzo è solo strumentale, è molto diverso dal suonare solo le note con i valori scritti, il piano e il forte, lo staccato e il legato. E' fondamentale. Le definizioni mo-derne di staccato - legato - staccato/legato non bastano. Bisogna lavorare sull'articolazione, un pò come nel jazz, per far un esempio facilmente comprensibile da chiunque. Tecnica e musica viaggiano assolutamente di pari passo, la tecnica deve servire a far musica secondo i canoni e-stetici del periodo o degli stili che si affrontano, altrimenti resta una specie di esercizio ginnico, magari da virtuosi, ma fine a se stesso. Pensi che sia conciliabile lo studio contemporaneo del trombone moderno e degli strumenti anti-chi? Si. Credo di si. Ovviamente non all'inizio. Ad un certo livello, con una buona dose di elasticità, i due possono convivere. Poi ovviamente ognuno sceglie se e cosa fare. La tecnica generale (lavoro sull'emissione, suono, respirazione, flessibilità ecc ecc) va benissimo quella studiata per il "moderno", ma poi il sacqueboute ha delle caratteristiche tutte sue, dovute sia alla fisica dello strumento che al repertorio, per cui c'è da fare un gran lavoro sull'intonazione dato che spesso si usano temperamenti diversi, e sul modo di suonare, sui fraseggi, sull'articolazione, sul modo di pensare e tradurre in musica quello che la notazione non può rendere evidente. Come dicevo, è un pò come passare dal classico al jazz, anche se ovviamente non con così gran divario: comun-que, per semplificare, nel classico lo strumentista suona quello che sta scritto: quattro crome si suonano tutte allo stesso modo, in Conservatorio si studia per anni per farle tutte uguali, tutte esat-tamente con la stessa pronuncia, la stessa quantità di suono ecc, l'una l'esatta replica dell'altra. Giusto, per carità, li va benissimo. Ed è funzionale a quanto uno strumentista moderno dovrà poi fare, in orchestra e non solo. Ma nella musica antica non è così, è piuttosto co-me nel jazz. Quattro crome nel jazz, pur essendo scritte alla stessa maniera, si suonano tutte in modo diverso, e in modi diversi a seconda degli stili!

13 Così con la musica antica, le note scritte sono solo una traccia grafica che va interpretata secon-do i canoni estetici del periodo, lavorando quindi sulle articolazioni, il rapporto con il testo ecc ecc. Bisogna cercare e crearsi un modo di suonare diverso. E' un lavoro che può quindi essere fatto anche da uno strumentista moderno, purchè sia elastico. E a mio avviso farebbe molto be-ne a uno strumentista moderno, fare un pò di prassi esecutiva sul repertorio antico. Così come suonare un pò di jazz, senza fare i solisti, va benissimo in big band, e questo è già più probabile che accada ad un trombonista moderno. Di certo non si può suonare Gabrieli, Schutz o Monte-verdi (per citare autori conosciuti da tutti, ma potremmo parlare di Riccio, Picchi, De Selma, Ca-stello e tanti altri completamente sconosciuti agli strumentisti moderni) come si suona Bozza, Frank Martin, Hindemit e così via, o come si suona Wagner o Mahler in orchestra!! Puoi parlarci brevemente dei tuoi strumenti? Ho un tenore Meinl modello Heinlein a 440, 430 e 415. Su questo strumento ho fatto costruire a Bosc 2 campane, una rinascimentale/barocca a 466 e 440, e una classica a 430 (anche 440 e 415). Poi ho un basso di Monke in FA a 440, 430 e 415, un contralto di Callegari in FA anche questo nei vari diapasono 440, 430, 415. Poi 2 trombe da tirarsi di Callegari, una in FA con storta in MIb e una in RE con storta in DO. Il serpentone è un Monk, con molti anni sulle spalle, 6 fori senza chiavi. Ho poi 2 nafir comperati in Marocco. Prima o poi vendo tutto, tranne i nafir, e sparisco definitiva-mente in un'isoletta in braghette corte... Cosa consiglieresti ad un giovane che volesse intraprendere lo studio della musica antica? Innanzitutto di essere motivato, curioso, disposto a mettersi in discussione se proviene da studi "tradizionali". Ripeto e ci tengo a non essere frainteso: gli studi tradizonali accademici vanno be-nissimo, i nostri Conservatori hanno molti insegnanti di sicuro livello e garantiscono un'ottima pre-parazione dei propri allievi. Ma questo è un altro mondo, che richiede di entrarci dentro. Non ba-sta solo comprarsi lo strumento. Se si cambia solo lo strumento ma si suona tutto allo stesso modo, le cose non funzionano, la musica non c'è più! E' fondamentale rapportarsi con questo strumento e tutto il repertorio che lo riguarda con uno spirito estremamente aperto, essendo disposti a cer-care un modo di suonare diverso rispetto a quello che si ha con lo strumento moderno. Cosa che non crea danni, ma tutt'altro, arricchisce anche chi poi continuerà solo la pratica dello strumento moderno, o alternerà i due! E' un'operazione di maturità, di conoscenza, fondamentalmente è culturale prima che tecnica. Per quanto riguarda le scuole, in Italia non esistono realtà specifiche come all'estero. Ma alcuni Conservatori hanno sviluppato da qualche anno dei dipartimenti di musica antica, e da un pò hanno attivato anche le classi di trombone, e di cornetto, ma...gli allie-vi dove sono? E ci sono alcuni ottimi trombonisti, in Italia, da anni e anni attivi nel settore musica antica, che hanno competenze specifiche e potrebbero essere dei validi docenti. Spesso come dicevo i trombonisti moderni si limitano a cambiare lo strumento, e/o poco più, senza desiderio di approfondire le proprie conoscenze e mettersi a studiare. Chi però vuole studiare questo strumen-to in Italia, potrebbe contattare alcuni di questi musicisti, o iscriversi laddove sono attivati o attiva-bili questi corsi. Non necessariamente dobbiamo essere sempre costretti ad andare all'estero, al-cuni dei nostri Conservatori stanno realizzando ottimi progetti nel settore della musica antica, così come in quello del jazz, settori fino a pochi anni fa esclusi dall'offerta formativa. Io consiglio co-munque un corso dentro una scuola piuttosto che delle lezioni private, perchè una scuola offre possibilità poi di poter suonare insieme, cosa fondamentale per conoscere il repertorio, gli stru-menti, le possibilità che ci sono e tutto il resto. Ma il punto fondamentale resta lo stesso: se si è mo-tivati, le possibilità ci sono anche in Italia, e sono percorribili. Oltre a queste ci sono centri impor-tanti fuori dal nostro Paese, in varie nazioni dell'Unione Europea, in cui la musica antica è studiata da decenni, e che hanno rappresentato delle pietre miliari in tutto il lavoro di riscoperta e ripropo-sizione del repertorio.

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Il nome del modenese Orazio Vecchi, appartenente alla generazione successiva a Leonardo, come è deplorevole prassi, è finito fra le perle dimenticate di un passato che noi musicisti dovremmo avere la voglia di e-splorare e riproporre, e che, invece, rimane beato appannaggio di pochi appas-sionati della musica rinascimentale. Vecchi era nato a Modena nel 1550, prese i voti giovanissimo, e, ordinato sacerdote, ricoprì im-portanti incarichi, fra i quali quello di Maestro di Cappella del “pavarottiano” Duomo di Modena, nonchè, assieme a Giovanni Gabrieli, la revisione del Graduale Romano, che poi venne pubbli-cato a Venezia alla fine del ‘500. Ristabilitosi a Modena sul finire del secolo, all’attività sacra che gli spettava, e gli toccava, dal suo ruolo sacerdotale, affiancò collaborazioni in ambienti più “mondani”, come la corte estense e la camerata fiorentina. Musicista “consapevole”, forse uno dei più lampanti esempi della coscienza rinascimentale, nel 1604 osò, nonostante fosse esplicitamente proibito dal “canone” ecclesiastico, impartire lezioni alle monache, e, per questo atto, venne sospeso dall’incarico presso la basilica emiliana. Il Vecchi non se ne ebbe a male, o, per lo meno, non la sua produzione artistica: in netto contra-sto con la sua professione di musicista “da chiesa”, oltre alle normali composizioni sacre, obiettiva-mente non di grande rilievo, scrisse numerose opere profane, tra cui vari libri di canzonette e ma-drigali, un libro intitolato Dialoghi, con brani a sette e otto voci, e le autentiche meraviglie della sua arte, la Selva di varia ricreazione (1590), il Convitto Musicale (1597) e Le veglie di Siena (1604), preziosissime raccolte di musiche eterogenee, dove un finissimo stile contrappuntistico si coniuga con sapienza con la caricatura e l’umorisimo. Il capolavoro di Orazio Vecchi è l’opera “Amfiparnaso”, composta nel 1597 ed eseguita nei fasti veneziani, definita dallo stesso autore “Comoedia Harmonica”. Si tratta di un autentico antenato del melodramma: utilizzando stili differenti nel corso dell’intera opera (madrigali, canzoni, balletto, villotta), Vecchi compone un’opera nello stile della Comme-dia dell’Arte. Il testo, probabilmente scritto di suo pugno, consta di un prologo e tre atti, e presenta la singolari-tà di utilizzare la lingua “colta” durante il cantato dei personaggi “seri”, mentre le maschere can-tano in dialetto. Anche nelle parti caricaturali il livello della polifonia mantiene sempre una qualità elevatissima. Rientrato nella città natale, vi terminerà i suoi giorni nel 1605. Le parole di Leonardo da Vinci, “come dopo una giornata di lavoro è bello riposare, dopo una vita intensa è dolce morire”, sotto-lineano precisamente la vita meravigliosa e libera di questo musicista, uno tra i tanti fiori musicali del nostro rinascimento, che spesso, inspiegabilmente, non arriviamo,se non in sporadici e “illuminati” casi, a riscoprire.

Enrico Crippa Di Orazio Vecchi pubblichiamo un madrigale a 4 voci, arrangiato per quattro tromboni e cortese-mente donato alla nostra rivista da Antonio Sicoli, primo trombone presso l’ORT–Orchestra della Toscana di Firenze e titolare della cattedra di trombone presso la Scuola di Musica di Fiesole (FI).

LO SPARTITO Orazio Vecchi Lo spirito libero

del Rinascimento

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CanzonettaOrazio Vecchi

© A. Sicoli 2005

adatt. A. Sicoli

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Il passo d’orchestra, tratto dall’ouverture del Guglielmo Tell di Gioa-chino Rossini, rappresenta sicuramente uno dei migliori esempi di passo “tecnico” nel repertorio delle audizioni sia per il trombone te-nore che basso. L’ipotesi che, al tempo della composizione dell’opera, l’uso del trombone a pistoni fosse pratica comune nelle orchestre italiane è tutt’altro che remota, e potrebbe avere influenzato la scrittura dei compositori di melodrammi, come Verdi, Puccini, Donizetti o lo stesso Rossini. Questa considerazione è a mio avviso fondamentale: Rossini avreb-be potuto intendere una scrittura per strumento a pistoni, ben con-scio del genere di risultato che ne sarebbe scaturito, sia dal punto di vista timbrico che per l’intonazione, considerata appunto la natura dello strumento, rispetto a suoni soggetti ad un’intonazione forzata-mente più approssimativa, come risulta (ahimè) dall’utilizzo del trombone a tiro. Passiamo ora all’analisi del passo. Per sei volte, una nota lunga (mi naturale e si naturale) si alterna ad una scala decisamente cro-matica per poi culminare in quattro passaggi cromatici discendenti. All’ingresso dei tromboni, l’orchestrazione è completa, al “tutti”, su un FF. Mentre i tromboni so-stengono le note lunghe per due battute ed un ottavo, i legni eseguono scale cromatiche di-scendenti che vanno appunto a riallacciarsi ai cromatismi dei tromboni. Stessa cosa avviene dal-la 25° battuta del passo sino alla 32°: tromboni e legni conducono alternatamene i cromatismi sino alla conclusione della “tempesta”. L’intonazione, il ritmo e la pulizia dell’articolazione, sono ovviamente aspetti che debbono carat-terizzare tutti i passi d’orchestra, ma è innegabile che questi tre elementi fondamentali, in questo passo, sono dominanti dall’inizio alla fine!

In alcune edizioni l’indicazione di tempo è 116, ma in generale definirei un buon ran-ge di esecuzione quello compreso tra 96 e 104. Tutte le note lunghe hanno un accento: di conseguenza è essenziale che il volume e la pronuncia iniziale di questi 6 suoni siano identici. In secondo luogo, anche se nes-sun diminuendo è indicato, proporrei di diminuire durante tutta la prima battuta di ogni nota lunga da FF a F e mantenere tale dinamica nella seconda. L’uso del vibrato sarebbe alquanto inappropriato.

IL TROMBONE IN ORCHESTRA: GUGLIELMO TELL

18 Per quello che riguarda le scale, è molto importante che tutti i suoni siano sullo stesso livello sonoro e di articolazione, evitando quindi che ci siano “spigoli” e note più forti di altre. Un’ulteriore diffi-coltà in questo passo sta nel frequente errore di porre un accento sulla nota dove c’è un cambio di posizione “importante”. Lo studio dei cromatismi piano, legato e lento deve accentuare la nostra attenzione proprio su questo aspetto: lo spostamento repentino della coulisse non deve comportare un accento! Il mio suggerimento per avere una visione più ampia possibile del passo è di studiare le scale mol-to lentamente, piano e legato, ossia all’opposto di quello che richiede la parte, proprio per rag-giungere un nuovo e differente punto di vista. E’ come scoprire l’altra faccia della moneta! Quindi se un buon tempo di esecuzione è 104, studiamo le scale a 52, o a 104 e in 4/4. Mantenendo, poi, un tempo sempre molto lento, passiamo a cambiare l’articolazione da legato a staccato legato, staccato, marcato e marcatissimo, sempre in dinamica “piano” ed assicuran-doci che la pronuncia di tutti i suoni sia identica. Dopodichè ripetiamo questo procedimento nel forte sino ad arrivare ad una dinamica estrema. Riposiamo 15 minuti e iniziamo a suonare il passo per intero in una dinamica comoda (classico mf) ad un tempo comodo (84). A questo punto la nostra attenzione, che abbiamo posto su singoli e ben determinati fattori tecni-ci, dovrebbe focalizzarsi sull’esecuzione, in quanto i problemi tecnici saranno stati assimilati sepa-ratamente uno ad uno. Ritengo che isolare ogni singolo fattore per poi focalizzarlo al 100% ci conduca ad incentrare tutta la nostra concentrazione solo ed esclusivamente sul risultato musicale e sul fraseggio, vero scopo dello studio!

Daniele Morandini

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"Zeitlos" costituisce il primo lavoro discografico del quartetto austriaco "Trombonica", la cui intervi-sta è stata pubblicata sul precedente numero di questa rivista. Sono presenti 20 tracce audio. La prima parte del cd è dedicata ad autori presenti stabilmente nel repertorio concertistico, quali Dvorak, Bach e Bizet, mentre la seconda parte è riservata ad

autori contemporanei e a composizioni originali per quartetto di tromboni. Credo di poter affermare tranquillamente che le qualità tecniche di questo quartetto siano indiscu-tibili: ottima qualità del suono in tutti i registri (da notare come il "forte" sia sempre contenuto, perso-nalmente apprezzo molto questa scelta), ampia estensione, ottima tecnica virtuosistica e soprattut-to una scelta del repertorio molto coraggiosa, indi-rizzata prevalentemente a compositori contempo-ranei e di musica originale per tromboni. Questa scelta può rendere il cd un po' pesante all'ascolto, specialmente ad orecchi non abituati alla musica contemporanea, però consente di conoscere ed apprezzare lavori sconosciuti alla gran parte del pubblico e di valore artistico assai elevato.

Personalmente ho apprezzato molto gli effetti sonori presenti in queste composizioni, seppur non sia un amante di questo tipo di scrittura musicale. Effetti sonori davvero interessanti e devo dire anche ben eseguiti e curati. La composizione che reputo sia il più interessante sotto questo punto di vista è "4 sketche" di Ro-bert Friedl, mentre i "3 chorale" di Werner Pirchner rappresentano una validissima alternativa ai tradizionali corali del sommo Bach. Il cd si conclude con un omaggio alla musica popolare austriaca, attraverso l'esecuzione di un Volkslied molto suggestivo, a cui segue un piccolo angolo umoristico che però non voglio svelare.

Mirko Dalle Mulle

TROMBONICA

Recensione CD “Zeitlos”

E' possibile acquistare il cd scrivendo a : Universität Mozarteum Christian Hofer Mirabellplatz 1 A-5020 Salzburg oppure all'indirizzo mail riportato sul sito dei Trombonica. Il cd costa 15 Euro piú le spese di spedizione.

oppure Musikhaus Lechner Christian Lechner Gaisbergsiedlung 7 A-5500 Bischofshofen

Titolo: Zeitlos Edizione: Mozarteum Records Sito web di riferimento: www.trombonica.com

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Incontro Marcello Rosa al Gregory’s di Roma e mi con-cede questa intervista prima del concerto con i Jazz Heritage di Bepi D’Amato. Avevo preparato una scaletta con una decina di domande pensando, visti i tempi stretti, di realizzarla in una mezz’ora. L’intervista invece si trasforma in un racconto di storie e, fra una pizza e una birra, Mar-cello si rivela, piacevolmente, come una enciclopedia vivente della storia del jazz e dei tromboni-sti che l’hanno scritta. Va avanti per oltre un’ora e Bepi D’Amato me lo strappa letteralmente dal-le mani per cominciare il concerto. Sarei rimasto ad ascoltarlo per tutta la serata. Mi lascia dan-domi la disponibilità a proseguire in altri momenti la chiacchierata e regalandomi il suo ultimo di-sco “A Child Is Born”. E’ un musicista carismatico, per niente presuntuoso anche se molto diretto e senza peli sulla lingua. Ecco le sue storie.

Ciao Marcello e grazie a nome di Trombone Italia Magazine per aver accettato questo invito. Grazie a voi 72 anni portati benissimo, da più di mezzo secolo ancora sulla scena del jazz italiano, e non solo italiano; trombonista, compositore, arrangiatore, conduttore di programmi televisi-vi. Come comincia questa lunga e prestigiosa carriera? Musicista con la m minuscola, poi, se qualcuno pensa di no, è meglio. Io ho cominciato a suonare il pianoforte all’età di 5 anni (mia madre era una buona pianista) è l’ho fatto ab-bastanza seriamente fino ai 12, quando ho avuto un rigetto per lo strumento perché quell’insegnamento non mi eccita-va. C’è stato quindi un periodo di interregno durante il quale

cominciai a vedere, nel 1946, i film americani con Tommy Dorsey, Glenn Miller e Xavier Cugat con la sua orchestra latina che mi piaceva molto, e così cominciai a riavvicinarmi alla musica perché, quello che sentivo e vedevo, mi dava delle sensazioni che non provavo con il genere studiato al pianoforte (che avrei apprezzato successivamente). Tra l’altro mia madre mi fece prendere an-che delle lezioni di chitarra da un insegnante che all’epoca era considerato il Segovia italiano, Giambattista Noceti, ma anche in quel caso provai un forte disinteresse fin quando ebbi in regalo un disco a 78 giri di Kid Ory che suonava su una delle due facciate Savoy Blues; quella musica mi fece impazzire e da quel brano (non sapevo come fosse un trombone) capii che quello era il mio suono. Su quel disco c’è un famoso solo di Ory, abbastanza elementare, pieno di glissati però en-tusiasmante e dissi così a mia madre di accompagnarmi in un negozio per vedere come era fatto un trombone. Dopo un po’ di tempo mio padre me lo comprò e cominciai a studiare con un grande musicista, Emilio Mazzini, artista prodigio all’epoca, che era stato prigioniero in Africa e aveva conosciuto Tommy Dorsey che faceva i dischi per le truppe e che mi impostò molto bene, feci tesoro di certe basi, anche se lui non voleva che andassi in giro a suonare sperando che di-ventassi un insegnante.

IL TROMBONE JAZZ INTERVISTA a Marcello Rosa

realizzata il 10 novembre 2007 al Gregory’s Jazz Club di Roma.

21 E come hai deciso di cominciare a suonare il jazz? Credo che la mia fortuna nel jazz dipenda dal fatto che ho avuto modo di ascoltare la storia del jazz nel giro di un anno fatta da tre autentici protagonisti del trombone. Il primo concerto che ho visto di un solista fu nel 1954, il Jazz At The Phylarmonic, il trombonisti era Bill Harrys, che a quell’epoca era il massimo del moderno (ancora non c’erano Jay & Kai). Dopo qualche mese vidi addirittura Trummy Young con Armstrong, per cui passai dal moderno al mainstream e, addi-rittura nel 1956-57 al Sistina di Roma venne Kid Ory che aveva 67 anni e mi chiedevo come faces-se a suonare a quell’età. Era elegantissimo con l’orchestra in smoking e rappresentava il jazz tradi-zionale. Quindi nel giro di pochissimi anni ho assimilato il linguaggio jazzistico e a distinguere l’oro dalla patacca in tre linguaggi che erano diversissimi tra loro. Da allora mi è piaciuto suonare il trombone con quelle inflessioni che fanno parte di un codice espressivo che è il linguaggio del jazz. E a prescindere dai risultati che sono riuscito ad ottenere, scarsi magari, sono stato apprezza-to dagli altri musicisti per la pertinenza del linguaggio tanto che, nella mia attività ho avuto modo di suonare sia con i vecchi esponenti che con i moderni come Slide Hampton, Bill Watrous, ecc. In sostanza si può essere grandi oratori o dire solo due parole, ma ciò che conta è come le dici. Ho suonato ciò che mi piaceva suonare, selezionando e andando ad ascoltare gli altri perché si im-para sia da chi può dirti qualcosa che da chi non ti dice niente, ma ti rendi conto delle differenze. Può sembrare lapalissiano ma purtroppo, soprattutto in Italia, non è così e si tende a mettere delle etichette. Hai parlato di grandi trombonisti. Come sono state que-ste esperienze con musicisti di un passato remoto ma anche più recente? Trummy Young non l’ho solo conosciuto ma c’è stata un’amicizia durata 25 anni. E con lui incisi nel ’59 un di-sco insieme a Peanuts Hucko e Billy Kyle. Dopo 25 anni venne Hucko con un suo gruppo al Festival Jazz di San-remo e mi invitarono a salire sul palco a suonare con loro When The Saints Go Marching In. Esiste anche una registrazione di quel concerto ma la RAI tagliò questa esibizione ufficialmente perché all’epoca conducevo un programma in RAI e quindi non sarei dovuto compa-rire. Se devo sintetizzare la mia attività, ho sempre detto “da Lionel Hampton a Slide Hampton”, perché nel ’67 andai in tournee con Lionel mentre Slide lo conobbi nel ’76 al Music Inn (dove lui aveva suonato con il suo quartetto di tromboni) e suonai Three Out che aveva scritto per me Pieranunzi. Slide mi ascoltò e mi fece suonare con lui per una settimana. Ero andato a sentirlo tutte le sere, la settima-na precedente, scrissi i pezzi e suonai con un quintetto di tromboni dove lui era guest star. Orga-nizzò le prove la domenica e dal lunedì al sabato suonammo. Con me c’era Dino Piana, Bocca-bella e Pellacani della RAI e Giancarlo Gazzani; l’unica condizione che Hampton impose fu quel-la di utilizzare la sua ritmica, facemmo le prove per l’intera domenica con il suo batterista non leg-geva la musica. Ci disse di non preoccuparci e l’indomani aveva imparato tutti i pezzi e la sera suonammo. Sempre al Music Inn e successivamente in altre occasioni suonai con Kai Winding che era il mio idolo fra i moderni perché rispetto a JJ Johnson sentivo molta più affinità per il suo modo di suonare, per un fatto di linguaggio e ancora oggi molte frasi mi accorgo di averle prese da Kai, ferma restando l’ammirazione per JJ.

22 Nonostante queste esperienze ho letto però che ami suonare di più il jazz tradizionale. No, questa è una cosa che risale a 46 anni fa quando suonavo con la Roman Dixieland Few Stars, ma poi ho suonato con Earl Hines, Bill Coleman, Lionel Hampton, Kai Winding, Slide Hampton, Bill Watrous, George Masso, Conte Candoli, possibile che il mio pedigree ancora oggi deve essere legato al Dixieland? Infatti, i “tradizionalisti” mi hanno sempre mal sopportato perché avevo idee moderne ed i “modernisti” anche, a causa di questa esperienza nel dixieland. C’è ancora oggi questa moda di porre etichette e collocare un musicista sotto questo o quel genere. Però devo dire che questa visione “totale” della musica mi ha permesso di suonare con tutti, dirigendo an-che l’orchestra della RAI, e comunque il Dixieland mi piace tantissimo con quell’impasto di trom-ba, trombone e clarinetto che consente delle espressività interessanti ma non deve ridursi ad un copiare ciò che ha suonato qualcun altro “altrimenti non è Dixie”. Suonare significa anche inven-tare qualcosa di proprio, dare la propria interpretazione Questi erano i tempi d’oro del jazz, in Italia, oggi com’è la situazione? Ricordo che nel ’63 dovetti impormi al Piper (dominato da Patty Pravo) per portare un’orchestra di 14 elementi nella quale c’erano i migliori musicisti. Gli anni ’60 sono stati un periodo terrificante per questa musica. Oggi forse è più facile creare gruppi musicali ed orchestre perché ci sono tan-ti giovani e si assiste ad un proliferare di scuole alternative che, riconosco, hanno avuto il grandis-simo pregio di dare ai giovani la possibilità di vivere la musica in una maniera molto più divertente (in inglese play è suonare ma anche giocare mentre i francesi dicono jouer), - quello che mi scoc-ciava da ragazzino era l’ambiente accademico che mi metteva una tristezza infinita - e vedo che questo fenomeno ha dato dei frutti eccezionali. Al Saint Louis dove insegno, ci sono 1500 al-lievi. E’ cambiata anche la mentalità e l’approccio a questo genere musicale, mentre prima era fatta soprattutto sulla spinta dell’entusiasmo della novità; oggi i Direttori di queste scuole sono at-tenti ai diversi generi e praticamente tutti sono inseriti nei programmi scolastici, aiutati anche dalla facilità nel reperire strumenti, spartiti e metodi (prima dovevi ascoltare il disco e trascrivere tutto). Il problema è: tanti allievi che sanno leggere musica e suonare in gruppo, ma il solista? A copiare possono essere bravi tutti, ma quanti sanno inventare o interpretare? Perché il jazz è soprattutto questo, a volte basta cambiare una nota o la pronuncia per ottenere un lavoro originale, altri-menti è una ripetizione pedissequa di ciò che hanno fatto già altri. Qui si innesta il discorso dell’improvvisazione e dell’interpretazione, si può insegnare o è una dote individuale? No, però puoi farlo capire, e ci vuole anche tanta passione per “insegnare” queste cose, in com-penso, rispetto a 40 anni fa, c’è tanto “materiale umano” su cui lavorare. E per quanto riguarda i trombonisti? Per anni il trombone è stato lo strumento peggio suonato, dal punto di vista jazzistico. Adesso con mio grave disappunto ci sono una serie di trombonisti italiani giovanissimi di buon livello. Ad esem-pio Petrella: l’ho conosciuto alcuni anni fa perché ero molto amico del padre che ha la mia età. Una volta andai a Bari ospite della Jazz Studio Orchestra di Paolo Lepore (direttore del conserva-torio di Taranto, dove insegnavo), formazione di buon livello professionale; la sezione era formata da quattro tromboni e fra questi c’era anche un ragazzino. Petrella mi disse che era il figlio e mi chiese se potevo fargli fare un solo, acconsentii e rimasi impressionato. Il motivo era che questo ragazzo aveva “mangiato” jazz dalla nascita. In seguito abbiamo suonato diverse volte insieme, per esempio al Trombone Poker di Villa Celimontana con Roberto Rossi (un genio assoluto), Luca Begonia e Petrella.

23 Poi fu “fagocitato” da Rava e con lui si è fatto un nome di rilievo nel panorama jazzistico anche se, secondo me, sta attraversando un momento di involuzione anche se continua ad avere delle potenzialità impressionanti. Roberto Rossi è uno strumentista incredibile. A Roma, di alto livello, c’è Mario Corvini (io suonavo con il padre) e Massimo Pirone che suona il trombone basso in ma-niera terrificante nella PMJO (Parco della Musica Jazz Orchestra), mi ha impressionato una volta in Svezia con me, Dino Piana, Rudy Migliardi e Pellacani. Migliardi è un altro grandissimo del trombo-ne con il quale dovrei fare una mini tournée prossimamente, è un didatta eccezionale e in una intervista su Musica Jazz disse una cosa che per me fu un grandissimo onore: “Marcello Rosa non è un solista però scrive molto bene”; infatti lui usava i miei arrangiamenti per insegnare a Siena Jazz perché conosco bene pregi e possibilità di questo strumento. Tra l’altro io non mi son mai messo a studiare sullo strumento, è una cosa che mi annoia; invece mi piace scrivere, immagina-re cose che, forse, nessuno suonerà mai. Prima si accennava al jazz in televisione. Ormai oggi è rarissimo vedere un concerto in TV salvo forse in orari impossibili qualche filmato d’epoca. Questo ha comportato anche nel tempo una perdita di interesse per questa musica soprattutto fra i giovani ed un “confinamento” solo in pochi locali specializzati. Come vedi questa situazione? E’ strano, forse oggi di jazz si parla anche troppo. Una volta si diceva, “il jazz non passerà mai di moda perché non è stato mai di moda” invece adesso è di moda e se ne parla dappertutto. In Italia ci sono più festival che in qualsiasi altro paese del mondo ad uso soltanto di una ristrettissima cerchia di “privilegiati” e mi riferisco ai musicisti e non al pubblico. Son sempre gli stessi e sono di-ventati dei prodotti che devono sottostare alle leggi del mercato e dei manager; ad esempio u-no come Bollani, da quando hanno inaugurato l’Auditorium del Parco della Musica, due anni fa, ci ha suonato sei volte, tanto che lui stesso ha detto in una intervista “in Italia per me il jazz va be-ne”. Adesso si suona il jazz dappertutto e ad altissimo livello. E’ vero che forse manca il personaggio trainante mentre prima, per circa un secolo, ogni dieci anni c’era una novità, una corrente, uno stile (se vogliamo tornare alle etichette). Adesso è un po’ tutto globalizzato anche se l’evoluzione ha portato ad un livello maggiore, sfruttiamo questo livello perché c’è la maturità per fare cose importanti. chi dovrebbe farlo? chi ha sensibilità e potere. Solo che chi ha potere non ha sensibilità e chi è sensibile non ha il po-tere. la domanda quindi è scontata, si può vivere di jazz oggi, o era più facile anni fa? Non sei pentito di non aver fatto l’architetto? no, non sono pentito e ho dimostrato, da quando ho cominciato, che si può fare. Tanto anni fa forse era più facile perché eravamo pochi anche se non avrei mai immaginato all’epoca che la musica sarebbe stata fonte di sostentamento. Però presi questa decisione consapevole del rischio e del fatto che chi sarebbe venuto ad ascoltarmi sarebbe stato altrettanto consapevole di ciò che suonavo. Non sono un professionista jazzi-sta ma un jazzista professionista, con tutti i limiti che posso avere.

24 dopo tanti anni e con tutte le esperienze fatte, perché continui a suonare? perché ancora mi entusiasmo, mi aggiorno, vado ad ascoltare gli altri, cose che spesso, se man-cano, sono uno dei limiti allo sviluppo del jazz italiano. E’ lo stesso ambiente che mette dei paletti al suo sviluppo quando continua a riproporre standard senza originalità e jam session (che riesco ad accettare solo da qualche americano che non ho avuto modo di ascoltare su altre cose). All’ottanta per cento è così. La vera improvvisazione nasce dalla routine, quando tutto è bene oliato, puoi avere il momento di genio, sembra un controsenso ma è la routine che ti dà la sicu-rezza e ti mette in condizioni di crearti quello spazio per fare qualcosa di originale…se ci riesci. ho visto una foto di qualche anno fa scattata al tuo sessantesimo compleanno. C’erano davanti a te sei candeline ognuna infilata in un bocchino da trombone capovolto, i bocchini ti erano stato regalati da Winding, Rosolino, Young, Johnson, Hampton. Ne sono arrivati altri negli ultimi dodici anni? E chi dovrebbe regalarteli? no, non ne sono arrivati altri e non c’è più nessuno di loro. Quelli che me li hanno regalati erano delle vere e proprie leggende, quando li ascoltavo cercavo di capire cosa facevano. Oggi inve-ce, quando ascolto qualcuno, al novanta per cento so già cosa farà con lo strumento. Ho acqui-sito tanta esperienza dal loro ascolto e dal suonare con loro. per concludere una domanda sullo strumento. Cosa ti senti di dire ad un giovane che vuole avvi-cinarsi al trombone? chi vuole cominciare deve per prima cosa “sentire” che quello è il suo strumento, deve provarlo e vedere quali sensazioni gli dà. Come raccontavo all’inizio, da bambino e fino a 12 anni, suonavo il pianoforte e la chitarra, ma ero insoddisfatto. Quando ho ascoltato la “voce” di un trombone su un vecchio disco me ne sono innamorato ed ho detto questo è il mio strumento pur non avendo-lo mai visto fisicamente. Sentire “intimamente” la musica che diventa parte della tua vita. Poi vie-ne tutto il resto, l’ascolto della musica, dei grandi interpreti, l’esperienza, il suonare con gli altri e il suonare ciò che ti piace, la musica che senti e che ti appartiene. Finisce qui questa intervista che somiglia più ad un racconto e che si snoda per oltre mezzo seco-lo nella evoluzione di quella “strana” musica chiamata jazz. Ringrazio Marcello Rosa per la sua disponibilità e cordialità e per le tante utili informazioni fornite (alcune da individuare fra le righe di quello che ha detto). Adesso vado a godermi il suo concerto e, spero, ad imparare qualcos’ altro sul trombone.

Vincenzo Ierace

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Marcello Rosa - A Child is Born (Philology 2007) L’ultima fatica discografica di Marcello Rosa ci propone 15 brani fra standard ed originali. E’ un disco che delinea il percorso artistico maturato in oltre 50 anni di jazz, dall’infanzia, testimoniata dalla sua foto di copertina attraverso l’adolescenza con la scoperta del jazz fino alla maturità; periodi felici e pieni di soddisfazioni, come scrive lo stesso Rosa nelle note del booklet che “alle soglie dell’immaturità” decide di rilassarsi e realizza questo bel CD. E’ il mainstream con influenze

ellingtoniane e collaborazioni importanti , da Gravish a Bosso a Cuscito. Se qualcuno ha mai avuto modo di chiacchierare con Rosa avrà capito che oltre ad essere una fonte inesauribile di storie legate a questo genere musicale, è anche persona ironica e dissa-crante ma, a dispetto dei suoi 72 anni, anco-ra molto creativa e con tanta voglia di suo-nare (si ascolti The Very Thought Of You do-ve Rosa suona le parti di 1°, 2°, 3°, 4° trombo-ne più la tromba) e, tali aspetti del suo ca-rattere, li ritroviamo nelle esecuzioni. Per ogni brano è riportato un suo commento che “tradisce” l’ispirazione o una storia nascosta dietro al titolo, e così vengono fuori i nomi di Allred e Gordon, Rosolino e Masso, Fontana e Whigham, Tony Scott al quale è dedicato un brano con Cuscito al sax tenore e Rosa al pianoforte. Ma non c’è solo il periodo “immaturo” in questo disco, dopo i primi 11 brani sono state inserite 4 “chicche” ripe-scate da “cose vecchie ma non invecchia-

te” tratte da dischi fuori commercio incisi fra il 1973 e il 1985 e nei quali troviamo Pieranunzi, Scop-pa, Urso (Alessio), Schiaffini, Munari e altri. Per uno di questi brani (Three Out), composto da Piera-nunzi per Rosa, è riportata nel booklet la trascrizione del solo. Buone incisioni, ascolto godibile e interessanti note nel fascicoletto allegato che oltre a quanto già descritto contiene anche un po’ di foto e le riproduzioni delle locandine di manifestazioni musicali alle quali Rosa ha partecipato con musicisti che hanno segnato la storia del jazz e del trombone in particolare e che risvegliano un po’ di nostalgia per il vecchio vinile ma, soprattutto, per quei concerti dove non era impossibi-le mettere insieme dieci trombonisti (e che trombonisti!). Buon ascolto.

Vincenzo Ierace

Marcello Rosa - Recensione CD “A Child is Born”

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Da questo numero, lo staff vuole offrire ai propri lettori, una panoramica sulla storia e i servizi offerti dai negozi musicali italiani che da decenni offrono le loro merci ai trombonisti e musicisti della nostra terra. Partiamo quindi con Grassi Strumenti Musicali, em-porio musicale con sede a Trento, un piccolo ne-gozio che contiene un pezzo di storia importante di quella regione. Tutto è nato dalla grande passione per la musica e in particolare per gli strumenti musicali del Sig. Grassi Renzo che da oltre 40 anni opera nel settore. Dal 1973 siamo al servizio della musica e dei musicisti con un negozio e un laboratorio specializza-to nelle riparazioni e nell'assistenza tecnica. Abbiamo scelto di specializzarci nel settore degli strumenti acustici e in particolare in tutta la gam-ma degli strumenti a fiato ( clarinetti, oboe, fagotti, flauti, saxofoni, ottoni ecc. ), degli strumenti ad arco, nelle percussioni d'orchestra e nello strumentario Orff per la didattica e la musicoterapia inoltre, abbiamo una sezione di libri e metodi per tutti gli strumenti oltre a una vasta gamma di accessori. Pensiamo che la specializzazione possa fornire maggiore comprensione a quindi maggiori risposte alle problematiche dello strumento e/o del musicista e da sempre il nostro obbiettivo è quello di fornire il giusto consiglio e la giusta assistenza a tutti i nostri clienti siano essi neofiti, studenti, gruppi bandistici o professionisti. La lunga esperienza ci permette di selezionare i migliori strumenti e le migliori marche che il mer-cato offre come: Buffet Crampon, Selmer, Yamaha, Besson, Bach, Holton, B&S, Keilwerth, Conn, Yanagisawa, Pearl, Gewa, Hofner, Vandoren, Otto Link, Rico, Roy Benson, Adams, Majestic, Studio 49 e tante altre ... ma con una particolare attenzione al prezzo che sia sempre alle migliori quota-

zioni di mercato. Esperienza, serietà, specializzazione, prezzi competiti-vi, assortimento, assistenza e ricerca costante delle novità sono il nostro valore aggiunto.

Morena Grassi Responsabile Grassi Strumenti Musicali

Via Matteotti 2 - 38100 Trento

NEGOZI DI MUSICA GRASSI RENZO Strumenti musicali - Trento

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1. SELEZIONI L’Orchestra Sinfonica di Savona bandisce le audizioni per i seguenti ruoli orchestrali: .... Primo trombone Secondo trombone con obbligo della fila Terzo trombone con obbligo del trombone basso Bassotuba

2. REQUISITI Requisiti per partecipare all’audizione sono: - età non inferiore ai 18 anni compiuti al momento della presentazione della domanda di ammis-sione; - godimento dei diritti civili e politici; - idoneità fisica all’impiego. Detti requisiti devono essere posseduti al momento della presentazione della domanda di ammis-sione. Sono altresì ammessi tutti i cittadini italiani e comunitari e gli stranieri in possesso di regolare per-messo di soggiorno. 3. DOMANDA DI AMMISSIONE La partecipazione all’audizione è subordinata all’invio della domanda di ammissione all’audizione (e del pagamento della quota di iscrizione di cui al § 3.3), in carta libera da far pervenire entro e non oltre l’1 febbraio 2008 (farà fede il timbro postale) Primo trombone - E. Bozza, Ballade op. 62 per trombone tenore e pianoforte; - C. Kopprasch, dagli Studi, Studio n. 57, seconda parte; - Prova di lettura a prima vista di un brano scelto dalla Commissione Giudicatrice. Secondo trombone con obbligo della fila - S. Sulek, Sonata “Vox Gabrieli”, per trombone e pianoforte; - C. Kopprasch, dagli Studi, Studio n. 55, seconda parte, Largo; - Prova di lettura a prima vista di un brano scelto dalla Commissione Giudicatrice. Terzo trombone con obbligo del trombone basso - P. Petit, Fantasie per trombone basso e pianoforte; - A. Lafosse, dagli Etudes pour trombone basse, Etude p. 280; - Prova di lettura a prima vista di un brano scelto dalla Commissione Giudicatrice. Bassotuba - Un Concerto a scelta del candidato; - Uno Studio a scelta del candidato; - Prova di lettura a prima vista di un brano scelto dalla Commissione Giudicatrice. IL calendario prove verra' fornito dalla segreteria!

Tutte le info scaricando il seguente documento: http://www.orchestrasavona.it/audizioni_2008.pdf

Concorsi ed audizioni

28 Audizioni per Orchestra Giovanile "Luigi Cherubini" AUDIZIONI 2008-2011 Le domande di ammissione debbono essere spedite entro il 15 febbraio 2008 a mezzo raccoman-data semplice. La Fondazione Orchestra Giovanile "Luigi Cherubini" indice le audizioni per la copertura di tutti i ruoli d'Orchestra La Fondazione Orchestra Giovanile "Luigi Cherubini", fondazione di diritto privato senza scopi di lucro, ha come obiettivo statutario la promozione e la realizzazione di un percorso di alta forma-zione lavorativa, quale momento di specializzazione, crescita e sperimentazione per giovani musi-cisti d'orchestra. Tale percorso di formazione avviene mediante l'esecuzione e la produzione di manifestazioni mu-sicali concertistiche e di opera lirica impegnando giovani musicisti all'uopo selezionati. La prepa-razione e l'esecuzione di tali programmi musicali avviene in massima parte sotto la guida del M° Riccardo Muti, direttore musicale dell'Orchestra e suo ispiratore. I candidati ammessi a far parte dell'Orchestra verranno impegnati in periodi alternati di formazio-ne e di lavoro e collaboreranno all'attività dell'Orchestra mediante contratti a progetto assogget-tati alla contribuzione previdenziale del settore. REQUISITI DEI CANDIDATI I requisiti per essere ammessi all'Audizione sono i seguenti: - età 18-27 anni Alla data di scadenza della domanda (15 febbraio 2008) i candidati dovranno essere di età non inferiore ai 18 anni e non superiore ai 27 anni - diploma strumento I candidati devono essere in possesso del diploma nello strumento per il quale si concorre conse-guito presso un Conservatorio di Stato o Istituto Musicale Pareggiato, o certificazione equivalente per i titoli conseguiti non in Italia - cittadini Unione Europea INFO Eventuali chiarimenti od informazioni potranno essere richieste alla sede della Fondazione preferi-bilmente tramite l'indirizzo mail [email protected] od anche al numero 0523 492254. Domanda di Ammissione: h t t p : / / w w w . o r c h e s t r a c h e r u b i n i . i t / b i n a r y / o r c h e s t r a _ c h e r u b i n i / a u d i z i o n i /domanda_di_ammissione.1199446303.doc Bando di Concorso: h t t p : / / w w w . o r c h e s t r a c h e r u b i n i . i t / b i n a r y / o r c h e s t r a _ c h e r u b i n i / a u d i z i o n i /Audizioni2008_2011.1198147784.pdf Passi d'orchestra (scaricabili in PDF) trombone e tuba http://www.orchestracherubini.it/binary/orchestra_cherubini/audizioni/trombone.1198069468.pdf http://www.orchestracherubini.it/binary/orchestra_cherubini/audizioni/Tuba.1200053119.pdf

29 Sostieni l'attività di "Trombone Italia Magazine"

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sto sito attraverso la segnalazione delle sue pagine (alcune pagine hanno il link "segnala ad un amico"),

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temi specifici • registrandoti al Forum, in modo da incrementare il numero di persone che possiamo

raggiungere con informazioni, notizie, attività (l'unione fa la forza). Questa forma di impegno e' importante perché é un fondamentale aiuto per costruire una so-cietà sostenibile. Il sito ti offre da subito gli strumenti per agire, ma se vuoi comunicarci la tua disponibilità, puoi scriverci. Vuoi aiutarci economicamente? Fai una donazione... Purtroppo anche il sito ha delle spese vive, come il rinnovo del dominio, lo spazio web, la ban-da utilizzata e molto altro! Per garantire un servizio ottimale, ho stipulato un contratto "ad hoc" i cui costi sono molto più alti di molti hosting che si trovano in rete, contratto che mi garantisce un servizio continuato con il supporto adeguato, anche se lo spazio web è limitato! Non ho ambizioni di guadagnarmi da vivere con questo sito, anche se mi piacerebbe poterlo fare. Lo gestisco per passione, non per denaro. Mi accontenterei comunque di ripagarmi almeno le spese vive. Come già segnalato altrove in questo sito, il servizio che viene svolto e' totalmente gratuito: schemi e forum sono a tua completa disposizione e non devi sentirti obbligato a ricambiare in alcun modo. E' un'attività che svolgo con passione, e che permette di avere un numero crescente di amici ed estimatori. Ma se vuoi dare un segno tangibile del tuo apprezza-mento, contribuendo alle spese vive di manutenzione del sito, ecco come puoi fare. • Tramite Ricarica Postepay o bonifico bancario • Tramite PAYPAL: Grazie a tutti di cuore per l'attenzione!! Lo Staff

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Hanno collaborato alla realizzazione di

questo numero:

Valerio Civano Enrico Crippa

Mirko Dalle Mulle Vincenzo Ierace

Andrea Lovo Daniele Morandini

Antonio Sicoli Sibelius

Fondazione Istituto Musicale della Valle d’AostaFondation Institut Musical de la Vallée d’Aoste

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Bibliotecacomunale di Hône

MASTERCLASS · CONCERTI · CONCORSOtromba & trombonela il

P.tta Gualzetti, 4 – 23100 Sondrio – 0342.211653www.animando.com - [email protected]

C O N C O R S O I N T E R N A Z I O N A L E P E R T R O M B O N E

15 febbraio ‘08 | ore 17.30

A O S T A

Sede dell’Isituto Musicale

Eliminatoria

≥ Esecuzione di passi d’orchestra a scelta della commissione

Passi d’ Orchestra scelti dalla commissione tra:Berlioz, Symphonie funèbre et triomphale; Hindemith, Concerto per ottoni e archi; Mahler, Sinfonia n.3; Milhaud, La Creation du

Monde; Ravel, Bolero; Schoenberg, Un sopravvissuto di Varsavia; Shostakovich, Suite “il naso”, Sinfonia n. 11; Strawinsky, Suite Pulcinella; Tomasi, Fanfares liturgiques.(Copia dei passi d’orchestra sarà fornita in seguito a richiesta da effettuarsi tramite e-mail o alla segreteria della scuola)

≥ Esecuzione di un movimento di un concerto

Un movimento di concerto o un brano della durata massima di min 10 (dieci).

16 febbraio ‘08| ore 21.00

A O S T A

Salone Ducale del Municipio

Finale

≥ Esecuzione di un concerto con il pianoforte

Esecuzione di uno o più concerti accompagnati da pianoforte della durata massima di minuti 20 (venti)

Roberta Menegottopianoforte

GiuriaAndrea Bandini, presidenteDaniele Morandini,Giuliano Rizzotto,Stefano Viola

≥ 1° premioborsa di studio di € 500 e buono acquisto Ed.musicali Animando

≥ 2° premio borsa di studio di € 300

≥ 3° premioborsa di studio di € 200

≥ L’ Istituto Musicale Pareggiato della Valle d’Aosta indice ed organizza il Primo Concorso Internazionale per Trombone ≥ Il concorso è riservato a tutti i giovani nati dopo il 01/01/1977≥ Alla domanda di partecipazione, in carta semplice, dovranno essere allegati un breve curriculum e la ricevuta di versamento di Euro 20 (venti) con vaglia postale alla Fondazione Istituto Musicale

della Valle d’Aosta via San Giocondo 8 11100 Aosta (causale Iscrizione Concorso Trombone).≥ La tassa di iscrizione non è rimborsabile, fatta eccezione per il mancato svolgimento del concorso.≥ La valutazione dei candidati sarà espressa in trentesimi attraverso la media dei voti assegnati da ciascun componente della giuria.Questo vale per entrambe le

prove eliminatoria e finale.≥ Le domande di iscrizione dovranno essere inviate con raccomandata entro e non oltre l’ 8/02/2008 (vale timbro postale) al seguente indirizzo: Fondazione Istituto Musicale della Valle d’Aosta via San Giocondo 8 11100 Aosta.≥ Al Presidente della Giuria è assegnato il compito di coordinare i lavori indicandoi criteri di valutazione; il giudizio della Giuria è inappellabile.

≥ Il Direttore Artistico assisterà, senza diritto di voto, ai lavori della Giuria.≥ Tutte le fasi del Concorso sono pubbliche. L’eventuale registrazione radiofonica e/o televisiva delle prove non comporterà agli interessati il riconoscimento di alcun diritto o compenso.≥ L’ iscrizione al Concorso sottintende l’accettazione completa ed incondizionata del presente regolamento.

nome ............................................................................ cognome ........................................................................

indirizzo ....................................................................... città ................................ tel ..........................................

studente presso ....................................................................................................................................................................

∙ iscrizione alla masterclass ∙ L. Fontana ∙ D. Morandini, M. Braito ∙ G. Grandi, G. Petrarulo ∙ V. Lepape

∙ workshop Lindberg

∙ iscrizione al concorso

I S C R I Z I O N I

Inviare la scheda di iscrizione a Istituto Musicale Pareggiato della Valle d’Aosta, via S. Giocondo, 8 - 11100 Aosta

tel 0165.43995 - 41450 fax. 0165. 236901 | coordinatore Stefano Viola cell. 349.3669986

oppure inviare e-mail all’indirizzo [email protected]

Costi degli stage: € 80 allievi effettivi, € 30 uditori, € 20 workshop con Lindberg

3·4·5 gennaio ‘08

D O N N A S | Sede Istituto Musicaleore 9.30 - 12.30 · 14.30 - 17.30

NUOVI IMPULSI PER OTTONI

Impostazione, warm-up, lavoro individuale e di gruppo nei diversi stili

Lito Fontanatrombone

16·17 febbraio ‘08

A O S T A | Sede Istituto Musicaleore 9.30 -12.30 · 14.00 - 18.00

LA TROMBA E IL TROMBONE IN ORCHESTRA

Analisi e studio del repertorio orchestrale e di gruppo per tromba e trombone nei diversi stili

Marco Braitoprima tromba Orchestra Sinfonica Nazionale Rai

Daniele Morandiniprimo trombone Israel Philarmonic di Tel Aviv

6·7·8 marzo ‘08

H Ô N E | Salone Comunale, sede della Filarmonica Alpinaore 9.30 - 12.30 · 14.30 - 17.30

IL TROMBONE BASSO

Respirazione, tecnica, passi d’orchestra e concerti per trombone basso

Giuseppe Granditrombone basso Teatro alla Scala di Milano

LA TECNICA MODERNA PER LA TROMBA

Respirazione, tecnica, studi

Gianluigi Petrarulotromba

19 aprile ‘08

B A R D ore 14.00 - 19.00| Forte di BardSalone “Archi Candidi”

WORKSHOP DI ANALISI ED ESECUZIONE DEL REPERTORIO

Analisi ed esecuzione del reper-torio solistico per trombone dal periodo barocco ai giorni nostri

Christian Lindbergtrombonista,solista internazionale

Allievi IMP del biennio AFAM di trombone

6·20 aprile ‘08

C H A M B A V E | Atelier di Cristian Boscore 9.30 - 12.30 · 14.00 - 18.00

STORIA E TECNOLOGIA DEGLI STRUMENTI AD OTTONE

Storia degli strumenti ad ottone, prove pratiche di riparazione, analisi dei problemi delle varie componenti.

Stefano Violadocente IMP

Cristian Bosc costruttore di strumenti ad ottone

10·11·12 maggio ‘08

S T . O Y E N

| Chateau Verdunore 9.30 - 12.30 · 14.00 - 18.00

PRASSI ESECUTIVAE REPERTORIO, MUSICA DA CAMERA PER OTTONI

Ivano Buatprima tromba Teatro Regio di Torino

Vincent Lepape primo tromboneTeatro Regio di Torino

5 gennaio ‘08

P . S T . M A R T I N

| Auditorium

Lito Fontana trombonista

ORCHESTRE D’HARMONIE DU VAL D’AOSTE Lino Blanchod direttore

7 marzo ’08

H Ô N E

| Salone Comunale, ore 21.00

Gianluigi Petrarulo trombone Giuseppe Grandi trombone basso

QUARTETTO DI AOSTA

16 febbraio ‘08

A O S T A

| Salone Ducale Municipio

Marco Braito tromba Daniele Morandini trombone Roberta Menegotto pianoforte

FINALISTI CONCORSO 10 maggio ’08

R O I S A N

| Chiesa parrocchiale

Ivano Buat, Davide Sanson trombaVincent Lepape, Stefano Viola, trombone

ALLIEVI MASTERCLASS

OFFRIRE UN PERCORSO DI STUDIO QUALIFICATO ANCHE ATTRAVERSO INCONTRI PERIODICI CON PROFESSIONISTI AFFERMATI

DIFFONDERE LA CONOSCENZA DEL REPERTORIO NEL TERRITORIO VALDOSTANO CON CONCERTI PUBBLICI DECENTRATI

VALORIZZARE I GIOVANI ESECUTORI E QUALIFICARE L’OFFERTA COMPLESSIVA MEDIANTE L’ORGANIZZAZIONE DI UN CONCORSO

PER TROMBONE BASATO SULL’ESECUZIONE DI CONCERTI E PASSI D’ORCHESTRA.

M A S T E R C L A S S

C O N C E R T I O R E 2 1 . 0 0

L ’ O F F E R T A M U S I C A L E

L’Istituto Musicale Pareggiato della Valle d’Aosta, fin dall’anno 2000, propone stage di musica d’insieme per ottoni tenuti da docenti esterni, su iniziativa di Stefano Viola. A partire dall’anno accademico 2006/2007 si sono organizzate masterclass per trombone che si sono svolte il 18, 19 marzo 2007 (docente ospite Edvar

Torsten, primo trombone Teatro alla Scala di Milano); il 20, 21, 22 aprile (docente ospite Andrea Bandini, primo trombone Orchestre de la Suisse Romande e docente al Conservatorio Superiore di Ginevra); il 5, 6 maggio (docente ospite Giuliano Rizzotto, primo trombone Orchestra Verdi di Milano); l’ 1, 2, 3 giugno (docente ospite Vincent

Lepape, primo trombone Teatro Regio di Torino) e una masterclass di musica di insieme per ottoni (docente ospite David Short) dal 17 al 21 giugno. Ogni stage ha visto aumentare il numero dei partecipanti, mediamente 15, in maggioranza allievi esterni provenienti da varie regioni italiane e dalla Francia. Durante le giornate di masterclass si

sono alternati momenti collettivi (tecnica, musica da camera) e momenti di lezioni individuali. Oltre ai docenti ospiti, ha partecipato il Quartetto di Aosta (Francesco Parini, Giuliano Rizzotto, Rémy Vayr Piova, Stefano Viola) che ha offerto supporto e tutoraggio agli allievi. Al termine di ogni stage si è tenuto un concerto.